Eluveitie
Origins

2014, Nuclear Blast
Folk metal

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 03/08/14

Fin dalle loro origini, nel non troppo lontano 2002, gli Eluveitie sono sempre stati considerati una di quelle band che o le ami o le odi, non vi sono vie di mezzo. Riuscire a fondere in modo uniforme due generi quali il folk ed il death metal non sempre è impresa facile a realizzarsi, e spesso si corre il rischio di scontentare i fan delle due correnti sbilanciandosi verso un estremo o l’altro. Anche con questo “Origins”, da pochi giorni in commercio, si ripeterà il solito teatrino delle lodi sperticate o delle stroncature senza scampo. Al di là dei giudizi estremi, gli Eluveitie, soprattutto per merito di Christian "Chrigel" Glanzmann, vera mente pensante dietro tutto il progetto, si confermano ancora una volta quali veri esploratori ed innovatori del folk metal, alla continua ricerca di quello sfuggente punto di congiunzione tra i due generi che permetta loro di creare la composizione perfetta. Il risultato non sempre è all’altezza delle aspettative, ma bisogna dare atto al combo elvetico di una indomabile volontà di rimettersi sempre in gioco.

“Origins”, prima ancora dei brani che propone, si segnala per la presenza di due nuovi acquisti in formazione, con Rafael Salzmann che va a sostituire Siméon “Sime” Koch alla chitarra e Nicole Ansperger che invece prende il posto di Meri Tadić al violino. Queste due sostituzioni, ai fini della riuscita dell’album, si sono rivelate alquanto vincenti: la dipartita di Meri Tadić ha fatto sì che Anna Murphy sia rimasta l’unica altra voce insieme a quella di Glanzmann ed i brani, soprattutto quelli dove le due tipologie di cantato si incontrano, ne hanno giovato notevolmente viste le notevoli doti canore della giovane strumentista. L’inserimento di Salzmann (già presente in formazione dall’estate del 2013, ma per la prima volta effettivamente attivo all’interno di un disco della band) ha sicuramente portato una ventata di novità, con un maggiore spazio e cura destinati alle chitarre. Mai come ora gli strumenti di Salzmann e di Ivo Henzi sono risultati così perfettamente integrati nel tessuto sonoro delle singole canzoni, così perfettamente definiti, merito anche del lavoro in fase di produzione di Tommy Vetterli (attivo anche come chitarrista con i Coroner ed in passato con i Kreator).

“Origins” si segnala anche sotto l’aspetto dei testi. L’album potrebbe quasi essere considerato un concept album visto che gli argomenti trattati in ogni singolo brano possono essere ricondotti all’aspetto eziologico della mitologia celtica, nello specifico quella gallica. Anche l’artwork di copertina si ricollega perfettamente a questa componente mitologica, mostrandoci l’alone/martello che attornia la testa del dio gallico Sucellus in una famosa statuetta proveniente dal Walters Art Museum di Baltimore (Maryland, USA).

Ma un album non è composto solo di testi o di immagini, ma anche (e soprattutto) di musica. “Origins” si apre con il brano omonimo, un’intro dal sapore folk che confluisce senza alcun taglio nella successiva “The Nameless”, perfetto connubio di violenza death e di grazia folk. I due brani sono il miglior esempio di cosa ci si debba aspettare dalle successive quattordici tracce: brani veloci, violenti blast-beat di batteria, articolati passaggi di chitarra e inserti folk ad arricchire il tessuto sonoro. Non sempre questa fusione dei due elementi contrastanti riesce a risultare ottimale. In alcuni casi troviamo che un brano sia sbilanciato più verso la componente metal, come per esempio in “Inception” o in “The Silver Sister” (ed in maniera minore anche in “Sucellos”). In altri casi invece il brano è sbilanciato verso l’estremo opposto, come accade per “The Call of the Mountains” e “Vianna”. Il primo, che può essere considerato a tutti gli effetti il diretto successore di “A Rose For Epona” presente nell’album “Helvetios”, è forse quello più estraneo alla produzione degli Eluveitie, assimilabile sotto certi aspetti ai lavori dei Within Temptation; il secondo, più in linea con l’operato classico della band elvetica, lascia troppo spazio alla componente folk, ed i pochi momenti nei quali è presente la voce di Glanzmann non riescono comunque a riportare il brano verso le giuste coordinate. “The Call of the Mountains” e “Vianna” si fanno però ricordare, a prescindere dalla loro giusta riuscita, per l’ottimo lavoro alla voce di Anna Murphy, vero elemento di pregio dell’album.

“Origins” non sarà il capolavoro definitivo all’interno della discografia degli Eluveitie, ma si rivela un ulteriore tassello di grande qualità, graziato da un lavoro di produzione veramente eccellente. Riuscire a catturare l’attenzione dell’ascoltatore per la durata di ben sedici tracce (anche se quattro di queste sono solo intermezzi o intro/outro) non è impresa da poco, ma la varietà in fase di scrittura delle singole composizioni aiuta molto in questo senso, e può anche dare uno scopo alla scelta di voler sbilanciarsi verso gli estremi per alcuni brani. La voglia di andare sempre un po’ oltre del combo elvetico non può che essere premiata, soprattutto quando il risultato ottenuto si attesta su livelli superiori alla media delle altre produzioni all’interno della scena musicale folk metal.




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