Queen
News Of The World

1977, Emi
Rock

"chi adorava i Queen per la costante ricerca di un sound sempre più personale vide in questo disco un passo indietro a differenza di chi, invece, più legato agli esordi poté gioire per idee meno elaborate e più dirette rispetto a quelle presenti negli ultimi due lavori"
Recensione di Federico Falcone - Pubblicata in data: 15/12/18

Pubblicato nel 1977, "News Of The World" è un album che, come pochi altri nella discografia Seventies dei Queen, è stato fortemente influenzato dalle correnti musicali del momento e, per questo, in grado di spaccare di netto i fan della primissima ora. Non solo loro, però, bensì anche quelli che vedevano in "A Night At The Opera" (1975) e "A Day At The Races (1976) la massima espressione artistica raggiunta da Mercury e soci fino a quel momento. Ecco perché dare un giudizio su questo disco è un po' più complesso di quello che potrebbe sembrare. I motivi sono molteplici e ognuno di essi pone delle argomentazioni valide e solide.

 

Abbiamo accennato alle correnti musicali che nel 1977 prendevano piede. Vale la pena partire da qui. I Queen, sempre molto attenti al mondo che ci li circondava, probabilmente non avevano fatto i conti con l'avvento del punk che, nella seconda metà degli anni '70 si andava affermando in Inghilterra. Nello stesso anno muovevano i primi passi due band che avrebbero segnato drasticamente la storia del genere: parliamo di Sex Pistols e The Clash rispettivamente autori di "Never Mind The Bollocks" e "The Clash". L'impatto che ebbero fu devastante e, nel bene o nel male, in quei mesi non si parlò d'altro. Venne, in qualche modo, anche messa in discussione l'egemonia di band storiche come Pink Floyd, The Who, Led Zeppelin e degli stessi Queen, sempre più lanciati verso un prestigio internazionale impossibile da limitare o scalfire. E' facile immaginare, dunque, come un nuovo trend musicale possa aver aver costretto la band britannica a rivedere le proprie strategie commerciali prima di dare alle stampe una nuova fatica discografica. Motivo, questo, che ha influenzato non poco il sound generale di "News Of The World", come avremo modo di trattare a breve.

 

Altro aspetto da non sottovalutare è legato a due figure simbolo del background artistico di Freddie Mercury: Elvis Presley e Maria Callas, entrambi scomparsi nel 1977 a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro. La loro dipartita non fu presa sottogamba da Mercury che, in cuor suo, iniziò ad abbandonarsi sempre di più all'idea di voler diventare anch'egli una leggenda vivente. Processo che, visto il carisma del soggetto in questione, aveva preso forma già da tempo. Ulteriore aspetto, forse quello che più di tutti può giustificare l'idea posta alla base del sesto album dei Queen, fu la volontà di tornare a una proposta meno sinfonica, con meno sovraincisioni e connotati operistici, più diretta e legata (in parte, beninteso) agli esordi. E, guarda un po', ecco in cosa ebbe un ruolo cruciale l'ondata punk. Cioè nel convincere gli autori di "Bohemian Rhapsody" a fare un passo indietro e accettare di scendere a compromessi con la moda del momento. Non scelsero di contrastarlo o combatterlo, scelsero di adattarsi a esso. Accettarono, quindi, di proporre un rock più canonico e omologato agli standard di quegli anni. Almeno in parte. Ecco perché "News Of The World" divise in due il pubblico: perché chi adorava i Queen per la costante ricerca di un sound sempre più personale vide in questo disco un passo indietro a differenza di chi, invece, più legato agli esordi, poté gioire per idee meno elaborate e più dirette rispetto a quelle presenti negli ultimi due lavori. Con alle spalle questo retaggio, il 28 ottobre del 1977 "News Of The World" prese vita.

 

Il processo di songwriting, durato meno di tre mesi, fu incredibilmente breve, a conferma dell'attitudine con la quale il gruppo entrò in studio. Novità stupefacente se consideriamo che per le sole parti di pianoforte scritte per "Bohemian Rhapsody", Mercury impiegò ben sei settimane. Aprono la tracklist due tra le hit più conosciute, amate, celebrate, coverizzate del gruppo: "We Will Rock You" e "We Are The Champions". Entrambe, fin dal primo momento, hanno svestito i pezzi di "grandi canzoni" per indossare quelle di "inni". E non potrebbe essere altrimenti. La prima, frutto di un'intuizione geniale di Roger Taylor, vanta il ritmo più usato, abusato e scopiazzato della storia della musica degli ultimi 40 anni grazie al battito all'unisono di mani, piedi e batteria sul quale la voce di Freddie giganteggia con la solita straripante personalità prima di lasciare spazio all'estro di Brian May alla chitarra. "We Are The Champions" è l'inno degli inni, inutile girarci attorno o considerarlo altrimenti. Chi di voi non ha mai sognato di alzare una coppa al cielo (dopo aver segnato un goal decisivo in finale, magari) per lasciarsi andare alla commozione e al tripudio mentre nel cielo riecheggiano le note e la melodia trionfale di questo brano anthemico? Dopo un'accoppiata di questo genere il disco, però, prende una direzione contrastante. Si alternano buone song ad altre meno ispirate ("All Dead, All Dead", "Fight From The Inside") comportando, quindi, una sorta d'instabilità nella qualità complessiva dell'album. "Spread Your Wings", scritta da John Deacon è, a tutti gli effetti, tra le hit dell'ellepì e, allo stesso tempo, tra i brani più sottovalutati in assoluto nella carriera della formazione inglese. Arrangiata in maniera egregia, presenta tutte le sfumature artistiche e personali di ognuno dei quattro componenti, riuscendo nel compito di palesare in maniera cristallina il grande affiatamento interno al gruppo. "Get Down, Make Love", "Sleeping On The Sidewalk", "Who Needs You", sono pezzi che, tutto sommato, non sfigurano assolutamente all'interno di "News Of The World". Chiudono la tracklist "It's Late" (il brano più lungo tra gli undici presenti) scritta da Brian May e la straordinaria "My Melancholy Blues", piccolo capolavoro confezionato dal "Mr Bad Guy" (come si farà chiamare otto più anni) che, per qualità, sensibilità artistica e tecnica compositiva è, probabilmente, il migliore dell'intero lavoro.

 


In termini di vendite "News Of The World" andò benissimo, arrivando a dar eco alla propria voce in tutto il mondo e rafforzando, quindi, lo status di celebrità della formazione britannica. Come detto in precedenza, pur se accolto da reazioni contrastanti, è innegabile che il sesto disco dei Queen possa ancora oggi, a distanza di quattro decadi, far discutere sul suo reale valore. Ma, che piaccia o meno, la qualità al suo interno c'è, e ne è tanta. Quindi, la conclusione migliore, quale altra potrebbe essere se non "No Time For Losers, ‘Cause We Are The Champions"?

 





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