Nile
Vile Nilotic Rites

2019, Nuclear Blast
Death Metal

"Vile Nilotic Rites" è puro e onesto death metal senza compromessi
Recensione di Icilio Bellanima - Pubblicata in data: 02/11/19

Quattro anni non sono pochi nel mercato discografico, nemmeno in quello più estremo, sempre più affollato da nuove realtà e vecchie glorie saldamente ancorate alla propria carriera. Ma ai Nile frega ben poco: si sono presi il tempo necessario per rimarginare la ferita lasciata dall'abbandono di Dallas Toler-Wade, presenza fissa per 20 anni nel combo di Greenville, e trovare un nuovo assetto con le new entry, Brad Parris e Brian Kingsland, perfettamente a loro agio tanto sul palco (come abbiamo avuto modo di testare allo Slaughter Club a settembre) quanto in studio, dove hanno avuto modo di collaborare alla stesura di "Vile Nilotic Rites", in arrivo il 1 novembre sotto Nuclear Blast, in un processo di scrittura quanto mai “democratico”. Ce lo ha detto lo stesso mastermind, Karl Sanders, durante un'intervista (che troverete su queste pagine), un bisogno assolutamente sensato dopo più di venticinque anni di carriera e death metal senza compromessi, e che ha certamente portato i suoi benefici.

 

Niente stravolgimenti, comunque: questo nuovo lavoro è quanto di più “Nile” si possa sperare. Come sempre è dannatamente veloce (e con un mostro come George Kollias dietro le pelli è inevitabile), potentissimo, condito dalla mitologia egiziana nei testi e nell'immaginario, e da qualche suggestione mai invasiva, ma sempre ben ponderata, come nella title-track, introdotta da pochi effetti mirati quanto basta per dare all'ascoltatore l'idea di trovarsi al cospetto di un faraone non-morto e dei suoi discepoli, o la successiva "Seven Horns Of War", con una intro apocalittica che lascia poi il campo a un assalto sonoro (ma non prima di aver lasciato sbizzarrire Kollias con qualche rullata tellurica). C'è spazio comunque per sfogare tutta la passione per quelle atmosfere in un singolo brano, "Thus Sayeth The Parasites Of The Mind", nient'altro che un modo per riprendere il fiato prima della devastante "Where Is The Wrathful Sky", e non mancano nemmeno sezioni più lente e inserti melodici sulfurei ("That Which Is Forbidden" ne è un ottimo esempio). A impreziosire il tutto ci pensa una produzione veramente spettacolare, pulita ma non per questo plasticosa o perfettina, che lascia respirare i riff e le soluzioni più melodiche, e al contempo enfatizza i momenti più brutali lasciando all'ascoltatore il piacere di distinguere ogni singolo elemento che compone il caos generato da quest'album.

 

Il campionario è sempre quello, nel bene e nel male, e di novità eclatanti ce ne sono ben poche, ma funziona tutto talmente bene che viene davvero chiedersi se abbia realmente senso aspettarsi qualcosa di diverso da Sanders e soci. "Vile Nilotic Rites" è puro e onesto death metal senza compromessi, a qualche spanna dal punto di vista qualitativo degli ultimi lavori, e non solo per merito di una produzione finalmente all'altezza. La nuova linfa vitale ha fatto bene ai Nile, questo è poco ma sicuro.





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