Uriah Heep: figli di un dio minore
Storia ed eredità di una delle band padri dell'hard rock


Articolo a cura di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 28/02/17

La storia di una delle band più sottovalutate di sempre non poteva che iniziare nella scoppiettante Londra degli anni '60; Mick Box era un ragazzo poco più che maggiorenne desideroso come tanti altri di staccare un biglietto di sola andata per la gloria. I suoi Spice animavano il circuito londinese e avevano la caratteristica di non proporre cover (noi oggi ci lamentiamo delle tribute band, ma all'epoca proporre brani altrui era la regola), impegnandosi piuttosto a creare qualcosa di veramente originale e oscuro, qualcosa che, aggiungiamo noi, avrebbe preso forme inimmaginabili da lì a poco.


"Ci sforzavamo di fare qualcosa di originale, e se all'inizio questo ci ha creato qualche problema nell'ottenere date, alla lunga ci ha permesso di costruirci un seguito fedele".
[Mick Box]


uheepartwork275.A dare manforte al chitarrista c'era un certo David Garrick, che presto cambierà il cognome in Byron, il cui ingresso nel gruppo era avvenuto in modo curioso attraverso una improvvisazione ad alta gradazione alcoolica alla fine di una loro esibizione. Gli Spice arrivarono ad esibirsi al mitico Marquee di Londra dove vennero notati da un certo Gerry Bron, un produttore piuttosto conosciuto nell'underground cittadino, che in due mosse porterà la band sul trampolino di lancio: prima la proposta di un ingaggio, poi il cambio di monicker. Uriah Heep, personaggio ipocrita e ambiguo del David Copperfield di Charles Dickens, venne scelto esattamente nel centenario della scomparsa dello scrittore, e fu notando in metropolitana un manifesto celebrativo che Bron ebbe l'intuizione. Nessun significato nascosto, era una bella parola e suonava bene; nel pieno delle registrazioni di "Very 'eavy Very 'umble" Bron ne inventa un'altra delle sue e propone l'inserimento in formazione di un tastierista, un certo Ken Hensley, che accetterà incuriosito dalla proposta originale della band. Liquidati come i Deep Purple dei poveri, Gli Heep erano in verità influenzati dai Vanilla Fudge e dal vibrato dell'Hammond tipico delle superband americane, uniti alla rabbia degli Who opportunamente rivisitata con melodie epiche.

 

uheepspeciale1.Il debutto raccoglie tutte le esperienze dei primi anni e riuscirà a vincere la prova del tempo, sospinto dal superclassico "Gipsy". Ken Hensley, Mick Box e David Byron divennero presto la spina dorsale della band, anche se il tastierista non mise la firma su nessuno dei brani presenti, essendosi unito a registrazioni in corso. Pur non essendo un virtuoso, aveva dalla sua una grande capacità di comporre solide armonie e particolare non secondario, una voce perfettamente intercambiabile con quella di David Byron. Tutti questi elementi facevano degli Uriah Heep una vera e propria team band: nessuno dei singoli membri preso da solo poteva definirsi un musicista eccezionale, ma messi insieme avevano una forza d'urto devastante. Non erano i classici belli gli Uriah Heep, e nessuno di loro aveva la carica sexy di Ian Gillan o Robert Plant. Furono sempre considerati figli di un Dio Minore da parte della critica, ma l'influenza sulle generazioni di band a venire non è stata di poco conto. David Byron aveva voce, carisma, presenza scenica, ma non certo l'appeal dei frontmen in voga a quell'epoca. Mick Box era distante dal prototipo del guitar hero alla Ritchie Blackmore ma non mancava di energia e sense of humour, e anche se in giro c'erano decine di chitarristi migliori, ma nessuno come lui era perfetto per gli Uriah Heep. Le velleità sperimentali confluirono nel lavoro di squadra del successivo "Salisbury", in cui la band mostra tutta le sua ambizione come nei quindici minuti della title track e in un sound variegato che va dal rock di "Bird Of Prey" alle atmosfere rarefatte di "The Park". "Lady In Black", semplice e immediata nella sua veste acustica divenne un anthem nel Vecchio Continente: sembra che poche famiglie tedesche dell'epoca non avessero almeno una copia del disco in questione in casa. Il successivo "Look At Yourself" è il perfetto mix di heavy e prog, la band mette a referto un altro anthem come "July Morning" che si accoda alla tradizione dei classici di ampio respiro come "Child In Time" e "Stairway To Heaven" grazie alle progressioni dell'Hammond di Hensley, ormai insostituibile all'interno del gruppo. E' con il successivo "Demons And Wizards" che prendono forma gli Uriah Heep come li conosciamo. Con l'arrivo di Gary Thain e Lee Kerslake siamo al cospetto di una formazione fra le più concrete di sempre, con un sound sempre più compatto e che non necessita di virtuosismi per essere grande. Il risultato sono due evergreen come "Easy Livin'" e "The Wizard", e una sequenza di brani orecchiabili e potenti che non si dimentica facilmente. Il momento è magico e il successivo "The Magician's Birthday" cerca di catturare e consolidare le atmosfere del predecessore, riuscendoci su tutta la linea. Impossibile non citare la stupefacente titletrack da cui i Queen avrebbero attinto a piene mani pochi anni dopo. Pari e patta, il disco è la dimostrazione più vivida dell'approccio "multistep", con armonie vocali a farla da padrone. Qualcuno lì definì i Beach Boys dell'heavy metal che, ci piace pensare, avevano finalmente trovato il loro "Pet Sounds". "Sweet Freedom" ha l'arduo compito di succedere a due autentici giganti mentre il terreno intorno alla band inizia pericolosamente a traballare: cambio di etichetta, molte pressioni e poco tempo a disposizione, ma a dispetto delle premesse il risultato è ancora una volta notevole. Ken Hensley conduce il gruppo su livelli altissimi mentre "Stealin' " scala le classifiche e diventa un evergreen in sede live. E' qui che emerge in tutta la sua grandezza il talento del bassista Gary Thain, forse il musicista maggiormente dotato fra i membri della band, l'unico capace di suonare davvero di tutto partendo da sublimi linee melodiche di basso. "Wonderworld" è il disco in cui la band inizia a perdere il focus sui propri obbiettivi, una battuta d'arresto significativa in cui le crepe affiorano in maniera evidente: il cambiamento del songwriting, i primi segni di cedimento, e una certa indisciplina che prende il sopravvento ("mi presentavo in studio alle 20 e nessuno arrivava prima di mezzanotte" ricorda Mick Box), mentre David Byron scivola pericolosamente nel tunnel dell'alcoolismo. Hensley somatizzerà tutte queste tensioni nell'eloquente "So Tired" e il primo a farne le spese sarà il povero Gary Thain, alla maniera di tante persone fragili schiacciate dal successo. Quello che vi verificò a Dallas in quel tour fu una sorta di presagio.

"Ciò che accadde al Moody Coliseum di Dallas nel '74 fu l'inizio della fine per Gary. Immaginate di venire scaraventati da una scarica elettrica dell'amplificatore...boom! Tre metri in aria e poi a faccia in giù in mezzo al palco." [Ken Hensley]

 

return_to_fantasy275.Appena un anno dopo Thain venne trovato esanime nel bagno del suo appartamento a Norwood Green, stroncato da un'overdose di eroina. Solo pochi mesi prima era stato messo alla porta con la scusa di salvare gli Uriah Heep, ma era apparso chiaro a tutti che non avrebbe potuto sopravvivere senza la musica, una storia uguale a quella di tanti, troppi musicisti. John Wetton, sostituto di lusso proveniente dai King Crimson, entra più come paracadute che come effettivo sostituto di Gary, che pur con tutti i suoi problemi restava insostituibile. Il bassista non incide e toglie il disturbo prima del disastro: a partire da "Return To Fantasy" i dischi successivi furono, per parole dello stesso Gerry Bron, la pallida riproduzione di quei fantastici capolavori della prima ora. Problemi col management, problemi di natura finanziaria, problemi di tenuta interna: la band era ormai sull'orlo del baratro e l'implosione era solo questione di tempo. La vita da rockstar ha il suo prezzo e inizia a presentare pericolosamente il conto: durante un concerto a Philadelphia David Byron, probabilmente ubriaco, incespica sulla base del proprio microfono, suscitando l'ilarità del pubblico. Ne nacque un violento alterco che per poco non sfociò in guerriglia. In questo marasma, Gerry Bron fu individuato come agnello sacrificale, colpevole di aver voluto concentrare le attività promozionali solo (o troppo) in UK, la band lo defenestra decide di fare tutto da sé: "High And Mighty" è a tutti gli effetti un disco di Ken Hensley che mette la firma su tutti i brani. Tutti rimanevano malinconicamente aggrappati a un'idea di musica che tanto aveva dato; ancora una volta Hensley pone l'aut-aut stavolta nei confronti di Byron, e ancora una volta il finale della storia sarà tragico. Passeranno alcuni anni caratterizzati da insuccessi, dipendenze e un malinconico oblio che avanzava, prima che Byron si trasformasse in una rockstar decaduta: un'esistenza travagliata cui pose fine un attacco epilettico nel febbraio del 1985. Nessuno degli ex compagni prese parte alla veglia funebre, con l'eccezione di John Wetton che pur in breve tempo aveva coltivato una forte amicizia con il singer.

 

E' da questo momento che gli Uriah Heep diventano qualcosa di diverso da quelli che tutti conoscevano. Spetta a John Lawton l'oneroso compito di sostituire il vocalist. Il suo nome fu suggerito da Roger Glover che lo aveva avuto con sé ai tempi di "The Butterfly Ball" e le condizioni per proiettare la band verso una nuova dimensione artistica c'erano tutte: aveva una voce sensazionale e uno stile più elegante e pop, influenzato dal blues di Muddy Waters e John Lee Hooker. Fu un errore. Sapeva cantare semplici canzoni melodiche ma quando hai nella band un elemento caratterizzante come Byron, non ne esci facilmente.

 

uheepspeciale2."Firefly" non era male, e anche nei dischi successivi non mancarono i guizzi di classe, ma gli Heep erano un'altra cosa. Nel 1980 con l'abbandono di Ken Hensley finiscono un decennio e un'era. Lee Kerslake viene contattato da Sharon Osbourne per il rilancio di Ozzy appena uscito dai Black Sabbath; assieme a musicisti del calibro di Rhandy Rhoads, Bob Daisley e Don Airey firma il capolavoro "Blizzard Of Ozz" e porta a casa un bel mucchio di dollaroni. Un'offerta cui non si poteva dire no, e fa niente che la stessa Sharon vent'anni dopo si sia ripresa tutto quanto con un'operazione discografica che porterà a ri-registrare il disco con musicisti diversi, a seguito della battaglia legale intrapresa da Daisley e Kerslake per i diritti di autore. Persino il bassista Trevor Bolder preferì imbarcarsi con gli Wishbone Ash, band di tutto rispetto, ma non certo di primo pelo e in linea con le tendenze del momento. Nessuno ci pensò due volte ad abbandonare la nave mentre stava affondando, fatta eccezione per capitan Mick Box. Ben venti membri si avvicendarono in formazione, "Heap Of Heep" fu il commento sarcastico di Melody Maker e di certa stampa che non aspettava altro di vedere passare il cadavere di questi Deep Purple di serie B. Incassato il clamoroso no di Byron (che come detto, non se la passava bene) a una reunion, tocca a Mick Box il difficile compito di transitare la band negli anni '80. Viene ingaggiato il vocalist Peter Goalby alla voce, torna Kerslake e si porta appresso Bob Daisley. "Abominog" è a tutti gli effetti il disco spartiacque nella carriera della band, che chiude definitivamente i ponti con il decennio precedente per lanciare gli Heep verso il futuro. Con il favore della critica, la band entra nel circuito di MTV e riesce finalmente a farsi un nome anche negli States. I due lavori successivi non hanno lo stesso livello di ispirazione ma la band tiene botta e sperimenta nuovi mercati (Giappone, Nuova Zelanda, Sud Est Asiatico).

 

bernie_shaw275L'ago della bilancia nella storia degli Uriah Heep si chiama però Bernie Shaw: Mick Box lo incontra fuori dal Marquee, dopo che il singer canadese aveva concluso l'esperienza con gli Stratus di Clive Burr. Aveva trascorsi importanti, con i Praying Mantis per esempio, ma soprattutto con il tastierista Phil Lanzon, che da pochi mesi si era unito agli Uriah Heep. Corsi e ricorsi della storia: Shaw cantava i brani di David Byron a inizio carriera, e il sodalizio con il tastierista costituirà l'architrave del successo della band fino ai giorni nostri. Il debutto discografico dei due è quelli da ricordare, perché "Live In Moscow" è il resoconto dei dieci concerti che gli Uriah Heep tennero allo stadio Olimpico di Mosca sul finire del 1987. Box e soci furono infatti la prima rock band a suonare in Unione Sovietica ai tempi della guerra fredda, spianando la strada ai vari Scorpions, Bon Jovi che vennero subito dopo. La formazione di quel disco durerà per oltre un ventennio nel quale il nome degli Uriah Heep tornerà allo status che si merita, grazie a dischi di assoluto valore come il granitico "Sea Of Light" del 1995 (prodotto da Kalle Trapp) e il successivo "Sonic Origami". In mezzo, una sequenza ininterrotta di concerti e varie operazioni, dai concerti acustici, persino special show di reunion come i "Magician's Birthday Party", nei primi anni 2000. Gli Uriah Heep restano una delle rock band più prolifiche, ventuno dischi in studio in quasi cinquant'anni di una carriera che prosegue, nonostante le dolorose defezioni (la recente scomparsa di Travor Bolder, ad appena 62 anni). Bands come Gamma Ray, W.A.S.P. e Blind Guardian hanno tributato il genio degli Uriah Heep e ne portano vistosamente le influenze. Gli Heep non saranno ricordati certo per i trofei in bacheca, basta scorrere la loro discografia per vedere che i dischi d'oro e di platino si contano sulle dita di una mano, per non parlare dei singoli. Mick Box e soci la loro partita l'hanno vinta a modo loro: figli di un dio minore, ma destinati a durare. Non male, per essere "i cugini poveri dei Deep Purple".




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