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Deströyer 666 – Never Surrender

Formatisi a Melbourne nel lontano 1994, ma sempre piuttosto parchi in termini di uscite, i Deströyer 666 non hanno davvero mai fallito un colpo discografico, proponendo, dall’esordio “Unchain The Wolves” sino all’ultimo “Wildfire” (2016), lavori omogenei per qualità e ingegno. Di stanza dal 2001 in Europa, prima nei Paesi Bassi, poi a Londra, il gruppo, la cui line-up, oggetto di un continuo turnover, vede oggi rappresentati addirittura tre continenti, non arretra di un millimetro quando occorre seppellire gli ascoltatori sotto un muro extreme che conosce pochi eguali per carnet di soluzioni. Affiancato dal bassista cileno Felipe Plaza Kubach e dai nuovi ingressi in formazione, il drummer francese Kev Desecrator e il secondo chitarrista, l’albionico Bez, qui soltanto in veste di sessionman, K.K. Warslut, ascia cantante e fondatore della band, ordisce, per questo “Never Surrender”, una trama sonora che si nutre a fondo di heavy anni ‘80, spogliandolo delle stratificazioni che permeavano lo scorso lavoro.

Dietro la sporcizia e la crudezza che il disco ostenta, infatti, si cela un songwriting attento a bilanciare le varie anime stilistiche caratterizzanti l’identità del progetto dell’ex Bestial Warlust. I brani beneficiano di una strumentazione snella in pieno spirito punk, suonando sì diretti ed essenziali, eppure inflessibili quando occorre assestare le classiche mazzate blackened thrash di vecchia ascendenza svizzero/tedesca, capaci di ridestare dalle catacombe legioni di guerrieri votati al saccheggio e allo sterminio. L’energica e orecchiabile title track e la tagliente “Rather Death” rappresentano, invero, gli unici episodi del lotto sparati a velocità folle per l’intera loro durata, che una produzione da live album riesce a esaltare al massimo grado.

Per il resto, tra le sfumature speed/NWOBHM di “Andraste”, “Guillotine” e “Grave Raiders”, le schegge nere di “Pitch Black Night” e le sottigliezze priestiane di “Mirror’s Edge”, il ritmo china spesso verso il mid-tempo dal passo marziale, contando su arrangiamenti così sofisticati da rendere l’ascolto meno scontato di quanto si possa immaginare. Nel finale, la doppietta costituita da “Savage Rights” e “Batavia’s Graveyard” ci proietta entro atmosfere suggestive memori soprattutto dei Bathory del periodo viking: epicness allo stato puro, che si respira comunque in ogni pertugio dell’opera, nonostante qualche banale refrain a corredo.

Eredi, senza l’anello al naso, di un metal figlio di un’epoca nella quale i generi estremi navigavano in un brodo primordiale carico di infinite risorse, i Deströyer 666 licenziano un buonissimo “Never Surrender”, il cui titolo sembra uno sprone rivolto principalmente a sé stessi, a non mollare l’osso malgrado una carriera ormai quasi trentennale. Lunga vita ai lupi.

Tracklist

01. Never Surrender
02. Andraste
03. Guillotine
04. Pitch Black Night
05. Mirror’s Edge
06. Grave Raiders
07. Savage Rights
08. Rather Death
09. Batavia’s Graveyard

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