NUOVE USCITERECENSIONI

Razor – Cycle Of Contempt

Parte dei Big Five dello speed/thrash canadese con Annihilator, Anvil, Exciter e Sacrifice, i Razor non hanno goduto della medesima fortuna dei connazionali, nonostante una salva di sette  LP composti tra il 1985 e il 1991 magari non raffinatissimi, eppure in grado di far scapocciare alla grande un’intera generazione di appassionati. Dopo il floscio “Decibel” (1997), tentativo poco convincente di adeguarsi ai tempi, il silenzio assoluto, oggi rotto dall’uscita del nono album in studio “Cycle Of Contempt”, un lavoro di cui si vociferava da inizio millennio e che sembrava ormai riposto per sempre nel cassetto.

Ampio merito di questa resurrezione, che potremmo definire prodigiosa qualora non riguardasse degli essere umani, va sicuramente ascritto alla tenacia del leader e chitarrista Dave Carlo, ancora sulla breccia a dispetto di vicende personali e familiari di estrema gravità. Richiamati il vecchio compagno Mike Campagnolo al basso, il singer Bob Reid, presente dai solchi di “Shotgun Justice” (1990) e il drummer Ryder Johnson, in line-up dal 2014, il mastermind è riuscito nell’intento di coronare il sogno del come back di un gruppo capace di influenzare, nel corso dei lustri, una pletora di formazioni, dai Muncipal Waste agli Evil Invaders.

Il nuovo disco riparte dallo stile rudimentale da sempre caratteristico della band dell’Ontario, a esclusione dell’ultimo full-length prima dello stop: l’approccio hardcore punk, riffing e assoli chirurgici, assoli melodie orecchiabili, ritmi costantemente elevati e testi incentrati sul sociale restano, infatti, il libro sacro al quale i musicisti si attengono con scrupolo, confezionando quarantatre minuti energici e d’assalto. Appare però altrettanto vero che i nordamericani, per struttura e dinamica delle canzoni, restano fermi alla fine degli Eighties, impassibili di fronte alle trasformazioni occorse al genere e lesi da una produzione plasticosa e in perenne squilibrio, tale da far rimpiangere il suono ovattato dei vecchi platter.

E dunque, se la violenza senza compromessi di “Flames Of Hatred”, “First Rate Hate” e “Cycle Of Contempt”, le scanalature death di “Darkness Falls” e il nostalgico crossover di “Setup” costituiscono i momenti salienti del lotto per incisività e non certo per fantasia, “Jabroni”, “Off My Meds” e “King Shit” rappresentano il frutto stantio di una scrittura involuta e sin troppo lineare, intrisa più di opaco riciclo che di brillante autocelebrazione. Una ripetitività deleteria, che rende quasi del tutto superflue ospitate vocali di grido (Danko Jones e Rob Urbanati in “Crossed”) e vuote roboanti frecciate old school (“A Better Pill”, “Punch Your Face In”, “All Forst Fighting”).

“Cycle Of Contempt” mostra dei Razor sicuramente arcigni e vigorosi, ma con un bagaglio di soluzioni compositive così logore da suscitare dubbi circa l’opportunità di un ritorno in una scena molto diversa rispetto a quella abbandonata un quarto di secolo fa. La sopravvivenza necessita di aggiornamenti, in caso contrario forse meglio smettere, lasciando immacolato un passato pressoché privo di magagne.

Tracklist

01. Flames Of Hatred
02. Jabroni
03. Off My Meds
04. A Bitter Pill
05. Crossed
06. First Rate Hate
07. Cycle Of Contempt
08. Setup
09. Punch Your Face In
10. All Fist Fighting
11. Darkness Falls
12. King Shit

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