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Scar Symmetry – The Singularity (Phase II – Xenotaph)

A quasi 10 anni di distanza dal precedente “Phase I – Neohumanity”, gli Scar Symmetry pubblicano “The Singularity (Phase II – Xenotaph)”, il secondo capitolo della trilogia inaugurata da Per Nilsson e soci. Il progetto, come facilmente deducibile sin dal suo annuncio, era di quelli ambiziosi e, dopo una pandemia ed i tantissimi progetti paralleli ed impegni del loro chitarrista e fondatore (capace di sostituire Fredrik Thordendal nei Meshuggah per numerosissime date), è decisamente elettrizzante trovarsi tra le mani il nuovo capitolo di “The Singularity”.

Come i fan della band svedese ricorderanno, “Neohumanity” ebbe un’accoglienza decisamente calorosa da parte di critica e pubblico, generando non poco hype per il prosieguo della trilogia. Sotto questo aspetto, quindi, viene naturale chiedersi se e quanto “Xenotaph” sia all’altezza del suo predecessore e, nelle righe che seguono, cercheremo di dare una risposta esaustiva al quesito.

“Chrononautilus” dà il via alle danze, con il piede saldamente ancorato sull’acceleratore; dopo un riff serratissimo, come di consueto, si arriva ad un’apertura melodica dove trova spazio la voce pulita di Lars Palmqvist. Siamo ai primi minuti di ascolto, ma già sono ravvisabili alcuni dei marchi di fabbrica del gruppo: aggressività, melodie, strutture intricate e, ovviamente, la chitarra solista di Nilsson, che da sfoggio di tutta la sua tecnica. Le summenzionate aperture risultano essere il perfetto intermezzo tra blast beat, growl e doppia cassa, con delle linee melodiche che, nel brano in questione, sembrano addirittura strizzare l’occhio all’AOR.

“Scorched Quadrant”, dopo un l’assalto in piena regola del pezzo precedente, presenta un incedere un po’ più lento e cadenzato, ma sfoggia tutte le caratteristiche tipiche del sound degli Scar Symmetry, con un ritornello melodico decisamente più malinconico ed un assolo molto morbido e melenso. Con “Overworld”, invece, la band si sposta in campi molto più vicini al progressive metal, vuoi per la prevalenza delle voci pulite su growl e scream quanto, soprattutto, per il chorus, che ricorda molto le atmosfere dei Symphony X che, insieme ai Nevermore, sono alcuni tra i riferimenti più evidenti del combo di Avesta. “Altergeist”, invece, ha il compito di tornare nuovamente a pestare il piede sull’acceleratore, ma senza però dimenticarci della più volte menzionata melodia, regalandoci degli assoli di chitarra di grandissima tecnica e classe.

Il riff sincopato di “Reichsfall” ci introduce ad uno dei brani più rocciosi del disco, che non manca di aprirsi in diversi punti. Ed a proposito di riff, quelli presenti nel pezzo in questione non risulteranno mai banali e scontati, così come risultano interessanti le tessiture di chitarra, capaci di essere quel valore aggiunto di cui l’ascoltatore è sempre alla ricerca. Dopo “Digiphrenia Dawn”, che scorre liscia come l’olio, “Hyperborean Plains” sfoggia uno dei migliori ritornelli dell’album, nonché l’alternanza più riuscita tra il growl di Roberth Karlsson e il cantato pulito di Lars Palmqvist. “Gridworm” è invece caratterizzata da un tappeto di doppia cassa praticamente incessante, nonché da cambi di tempo capaci di spezzarne la continuità e aprirsi a nuove soluzioni compositive.

Dopo la bella “A Voyage With Tailed Meteors” e l’assolo intricato di “Soulscanner”, ci pensa “Xenotaph” a chiudere il disco. Il brano conclusivo presenta un’intro più lenta e cupa rispetto a quanto ascoltato in precedenza, fino ad arrivare ad un riff sincopato che, a sua volta, ci conduce ad un momento molto più atmosferico, composto prevalentemente da tastiere e doppia cassa; ancora una volta, le melodie sembrano incastrarsi alla perfezione con i momenti più ruvidi e serrati del brano.

Alla fine della fiera, “The Singularity (Phase II – Xenotaph)” è un disco che si colloca come il naturale prosieguo del suo illustre predecessore. Dopo un’attesa durata poco meno di 10 anni, ritroviamo gli Scar Symmetry in perfetta forma, capaci di pubblicare un album che porta tutti i loro marchi di fabbrica che i fan hanno imparato ad apprezzare. Certo, magari alcune melodie funzioneranno meglio di altre, e forse un po’ più di varietà non avrebbe guastato, ma siamo di fronte ad un lavoro che merita tutta la vostra attenzione, soprattutto se amate il melodic death metal con venature power e progressive.

Tracklist

01. Chrononautilus
02. Scorched Quadrant
03. Overworld
04. Altergeist
05. Reichsfall
06. Digiphrenia Dawn
07. Hyperborean Plains
08. Gridworm
09. A Voyage With Tailed Meteors
10. Soulscanner
11. Xenotaph

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