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The Acacia Strain – Step Into The Light

Saranno sensazioni, ma orientando le orecchie verso il nuovo “Step Into The Light” un insolito brivido ha iniziato a solleticarci la spina dorsale, come se ci trovassimo alle porte di qualche evento catastrofico o, più semplicemente, dinanzi ad un disturbante presagio di repentini cambiamenti. Straniamento, timore, instabilità, qualcosa si muove al di sotto – o al di sopra – di noi, ma fatichiamo a captarlo. Vigila una finta quiete, mentre il vento scuote le frasche ed il cielo ricambia nervosamente i suoi colori.

Non che i The Acacia Strain siano mai stati portatori di felicità e sorrisoni, è solo che il newborn della band di Chicopee spinge il nichilismo di casa al piano superiore, complice un ingannevole artwork permeato da un’ apparente serenità, prontamente spazzata via dalla tempesta che romba minacciosa al suo interno.

Decimo full-length per la band del Massachusetts, una colata acida di deathcore e metalcore – ci perdonerà il frontman, siamo consci del suo odio per tali etichette, ma non possiamo esimerci dal toccarle per raccontare l’oscuro tunnel che inghiotte l’album: “Flourishing” ci trasporta sulle provate rotaie della giostra assemblata con amore dall’inarrendevole Vincent Bennett, con un mid tempo preparatorio ad anticipare la discesa nel vuoto di “Calf’s Blood”, scossa preventivamente da malati blast beat, rifinita oculatamente dal mascolino riffing alt-metal del ritornello (Jesus Piece, Vein.fm).

“Chain” – con l’aiuto di Jacob Lilly dei Chamber – riesuma, in poco più di un minuto, riflessi hardcore battezzati dal sapore plumbeo – e dal tachimetro scoppiato – del lato estremo del metal, coadiuvati dalla massacrante “Fresh Bones”, mirante molto più al lato death e alla corrosione sonora dello sludge ( “Is This Really Happening?”, “Teeth Of The Cursed Dog”). Scampoli di grindcore si innestano nel preponderante dominio del groove ( “None Of Us Asked To Be There”) e dell’hardcore à la Hatebreed sotto tripla dose di testosterone (“Open Wound”), fino a scomodare il sound bassistico di Nate Newton (Converge) per scolpire in entrata la massiccia ombra di “Sinkhole” – qui il supporto di Josef Alfonso dei Sunami è quantomeno rivedibile.

Un degno successore di “It Comes In Waves (2019) ed una garanzia di qualità che si rinnova da ormai vent’anni: “Step Into The Light” fotografa la band americana nel pieno delle forze, catturando, in dieci furenti diapositive, il succo più pregiato del metalcore odierno, di cui i The Acacia Strain possono considerarsi, indubbiamente, uno dei cantieri più redditizi, costanti e, soprattutto, “fedeli alla linea” in un panorama di copie carbone.

Tracklist

01. Flourishing
02. Calf’s Blood
03. Chain (feat. Jacob Lilly)
04. Fresh Bones
05. Teeth Of The Cursed Dog
06. Open Wound
07. Sinkhole (feat. Josef Alfonso)
08. Is This Really Happening?
09. Untented Graves
10. None Of Us Asked To Be Here

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