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Jesus Piece – …So Unknown

Premettiamo una cosa: così ci piacciono i dischi metalcore. Rapidi, sanguinolenti, cinicamente destabilizzanti. In nemmeno mezz’ora di durata, i Jesus Piece condensano esaustivamente il succo rancido dell’hardcore più brutale, ed è più che sufficiente per i ragazzi di Philadelphia per musicare il convulso caos psicologico generatosi durante questi ultimi, durissimi, anni.

…So Unknown” parla già dal titolo, schiuma rabbia e incertezza da scostanti pattern sonori che tremano di oscurità, sferragliano quando cambiano passo, minacciano sotto l’incombente ombra di paurosi mid tempo: il sophomore del già godibile “Only Self” (2018) scende ancora più a fondo nelle acque nere della mente, perdendosi in un turbinio di sensazioni miste, dal timore del periodo pandemico, fino alla consapevolezza acquisita negli anni seguenti.

Insomma, un arco temporale decisamente travagliato, che si spalma in maniera nevrotica sui fendenti dell’ultimogenito della band capitanata da Aaron Heard che, abbandonato il progetto Nothing – con cui aveva dato alla luce l’ottimo “The Great Dismal” (2020) – decide di far convergere tutte le sue forze e attenzioni sul suo main project. E il risultato, ve lo anticipiamo, è di grande qualità.

Il frontman restituisce al nastro tutto il fervore e la violenza vocale della prestazione live: “…So Unknown” è massacrante, opprimente, velenoso come pochi, questo ce l’avevano anticipato i singoli – l’acido crescendo di “Gates of Horn”, lo schizoide stop & go della felina “An Offering To The Night” – e ce lo ha confermato il platter nella sua interezza.

L’opener mattatrice “In Constraints”, così come la seguente “Fear Of Failure”, proiettano lo schema letale appuntato dal quintetto di Philly, con le chitarre di David Updike e John Distefano a fiutare, come fidi cuccioli, le calcate orme di un chirurgico Luis Aponte, fabbricando le fondamenta di un sound che non cerca la melodia – quest’ultima quasi del tutto assente – ma che spinge interamente sul groove fatticcio, granitico (Code Orange, Kublai Khan TX, Vein.fm), con punte di alternative metal che scorrazzano qua e là (“Silver Lining”, “Stolen Life”) ed un frontman dal growl luciferino che trascina, come un magnete, nei lugubri bassifondi del cervello umano.

Discutere di metalcore, ad oggi, può risultare molto faticoso, tanti sono i detrattori e tante sono, ahimè, le band che danno modo al genere di finire in pasto a questi. Ma i Jesus Piece prendono il suffisso -core e se lo marchiano a fuoco sulle nocche, tramutandone l’essenza in qualcosa che arde vivamente usando come miccia lo sfregare dei nervi tesi; il tutto fatto con schiettezza, in ventotto minuti, ricordandoci che suonare un determinato tipo di musica è ancora possibile: “… So Unknown” certifica ciò nella sua efficacia istantanea, senza troppi giri di parole. Non una medicina a lento rilascio, ma una siringa di adrenalina dritta al cuore.

Tracklist

01. In Constraints
02. Fear Of Failure
03. Tunnel Vision
04. FTBS
05. Silver Lining
06. Gates Of Horn
07. Profane
08. An Offering To The Night
09. Stolen Life
10. The Bond

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