Elvenking (Aydan)
In occasione dell'uscita del nuovo album della band, "Red Silent Tides", abbiamo contattato il chitarrista Aydan per scoprire tutte le novità inerenti al mondo, sempre più romantico ed introspettivo, degli Elvenking. Buona lettura!
Articolo a cura di Fabio Petrella - Pubblicata in data: 11/11/10
Ciao Aydan e benvenuto su Spaziorock. Al sesto album gli Elvenking confermano di proseguire per la propria strada esorcizzando percorsi banali e ripetitivi. “Red Silent Tides” assicura questa “ideologia”. Hai voglia di introdurre l’album ai nostri lettori?

Grazie mille! “Red Silent Tides” rappresenta un'altro passo per noi e come sempre è un passo che porta con sé molte sorprese e la costante volontà di guardare avanti ed arricchire ancora la nostra musica. Penso sia il nostro album più sanguigno, così legato ai colori della copertina, romantico e passionale. Ci piace definirlo come un album per tutti coloro che hanno ancora la volontà di sognare, l’idea del sogno pervade tutto l’album lungo le sue melodie e di melodie possiamo parlare perché possiamo anche considerarlo probabilmente il nostro disco più melodico, pur mantenendo le nostre caratteristiche tra cui parecchie violenze sonore.

Il romanticismo “televisivo” dell’ultimo disco rimescola la terra alle radici del salice di “To Oak Woods Bestowed” che mai come oggi si allunga verso terreni inesplorati dalla band. Come mai questa svolta, se così possiamo definirla, più “comune”?


Più comune? Direi che questo è un aggettivo che proprio non calza. Piuttosto, il nuovo album esplora sonorità fresche e lo fa in maniera molto introspettiva e romantica. La cosa importante per noi è proporre musica di qualità portando emozioni agli ascoltatori. Di sicuro in questo album ci siamo spogliati di alcune caratteristiche che quando le proponevamo noi tredici anni fa (epoca del demo) erano ancora originali e interessanti. Oggigiorno su quella scia sono nate una serie di band che hanno preso determinati passaggi riproponendoli in maniera molto meno interessante. Per cui direi che il discorso è l’esatto contrario.

Dopo “Two Tragady Poets... And a Caravan of Weird Figures”, che a mio avviso svela il cuore pulsante del vostro progetto, l’essenza intima della band, non mi aspettavo un allontanamento dalla musicalità puramente folk del lavoro acustico. Perché “Red Silent Tides” cancella, in parte, il testamento degli Elvenking?


Non capisco cosa tu intenda. Mi fa un po’ sorridere quando la gente pensa di comprendere quali siano le nostre caratteristiche. E’ chiaro che tutti coloro che si lamentano del fatto che non c’è una determinata caratteristica in un nostro album hanno capito ben poco di questa band. Se una persona ha la volontà di ascoltare con attenzione la nostra discografia apparirà ben chiaro come questa sia una band in costante movimento e penso sia un delitto ed un grosso errore confinarla entro determinati confini; non siamo di sicuro un gruppo da chiudere in una scatola. Se qualcuno è interessato a band che propongono ogni volta la stessa canzone penso ce ne siano in abbondanza lì fuori tra le quali scegliere. Se qualcuno invece ha la volontà di scoprire una band più profonda, che non può concedersi limiti, allora deve essere di mente sufficientemente aperta per ascoltare gli Elvenking. La band che ha scritto e suonato “Two Tragedy Poets” è esattamente la stessa che ha prodotto “Red Silent Tides” e “The Scythe”. Ovviamente non tutti sono in grado di seguire certi passi. Purtroppo sappiamo che il pubblico metal spesso è veramente chiuso e mentalmente restio ai cambiamenti. Siamo comunque contentissimi che i moltissimi fan che abbiamo smentiscano questa affermazione. 

Come ho scritto in sede di recensione sono rimasto “deluso” dal disco. Non tanto per i contenuti, di buon livello come di consuetudine, ma per l’emotività “quotidiana” che traspare dall’opera. Gli Elvenking ci hanno sempre abituato a una musicalità e ad un songwriting  di stampo “sentimentale” ma il “misticismo naturale” non è mai venuto meno come in “Red Silent Tides”. Cosa vi turba?

Mi dispiace tu sia rimasto deluso. A questo punto sono ben contento che la stragrande maggioranza della stampa stia invece lodando “Red Silent Tides” come mai era capitato per un altro album degli Elvenking. Ovviamente ognuno è libero di avere le proprie opinioni. Quello che non capisco è cosa tu intenda. Di sicuro questo è il nostro album più emozionale e romantico se vogliamo. In assoluto l’album in cui più in assoluto il fattore dell’emozione è messo in primo piano.

elvenking_intervista_2010_02Non volermene, ma non ho apprezzato particolarmente “The Cabal”. Secondo me è il vostro singolo più debole. Poi quel video mi ha fatto un po’ storcere il naso. Che il diavolo si porti MTV.

Anche qui non posso che ascoltare il tuo parare e dirti che da parte mia la trovo una delle nostre migliori canzoni. Per il resto i gusti sono gusti. MTV? Magari un po’ di metal potesse passare su MTV, sarebbe una cosa meravigliosa!

Per i miei gusti, appunto, “Runereader” è la migliore traccia del lotto. Un incrocio delizioso tra “Heathenreel” e “The Scythe”. In quale estratto dell’ultimo disco ti riconosci?

In ognuno di essi. Io scelgo la varietà e adoro passare da passaggi acustici a sfuriate elettriche, tra melodia e violenza, da sfumature malinconiche ad aperture gioiose. E’ splenidido il contrasto che si può creare in un album e penso che in questo senso "Red Silent Tides" sia ricchissimo e lo adoro per questo, per questo costante passare tra diverse atmosfere e colori.

Cosa rappresenta la marea nell’immaginario collettivo degli Elvenking. Il tratto cremisi e il profilo silenzioso della marea cosa nascondono? La cover diffonde un’aura “decadente”:  è un riflesso incondizionato della matrice oscura di “The Scythe” o una vocazione dell’artista?

Il tutto è strettamente legato ai contenuti lirici e musicali dell’album, come ho detto estremamente personali e introspettivi. Come sempre lavoriamo duramente sulle copertine e sulle rappresentazioni grafiche dei nostri album e assilliamo costantemente l’artista di turno fino alla rappresentazione esatta di quelle che sono le nostre idee. La copertina di “Red Silent Tides”, con questo senso di abbandono, di perdita, di incertezza, con un barlume di speranza, è esattamente quello che volevamo.

Gli Elvenking sono una delle poche band a non tradire e a non tradirsi. Ogni disco rappresenta la tappa di un percorso artistico incorruttibile e innovativo. Pensavo che con “Two Tragic Poets” il flusso creativo si fosse cristallizzato nel folk acustico  ma “Red Silent Tides” ha smentito e cancellato ogni mia presunzione di inquadrarvi una volta per tutte. Per questo mi chiedo: cos’altro possiamo aspettarci ora?

Non capisco, pensavo che ci considerassi alla stregua di traditori o qualcosa del genere! Questo discorso del tradimento è una peculiarità dell’universo metal. Lo comprendo benissimo perché quando avevo venti anni era lo stesso per me, quando gruppi tra i miei preferiti come Dark Tranquillity o In Flames cercavano qualche strada nuova. Ora vedo quelle sperimentazioni come il giusto bisogno di evolversi per un artista, il cercare sempre strade che possano dare degli stimoli e delle sfide. In quanto alla tua domanda su cosa aspettarsi è un qualcosa che riverso su me stesso e di cui non so darti risposta al momento. Ed è così interessante per questo.

Vi stuzzica l’idea di un disco acustico che contenga brani dei primi dischi come hanno fatto ultimante Helloween e Amorphis?

Direi che in piccola parte lo abbiamo fatto su “Two Tragdy Poets”, dove abbiamo proposto rifacimenti acustici di “The Winter Wake”, “The Wanderer” e “The Perpetual Knot” (sul singolo di “From Blood To Stone”). L’album fatto dagli Helloween secondo me è stupendo e i nuovi arrangiamenti delle songs sono veramente splendidi. Giusto per dimostrare e confermare discorsi fatti precedentemente, a moltissimi ha fatto schifo (ride, ndr)!

Caro Aydan, ho esaurito la mia curiosità e ti ringrazio per l’intervista. Lascio a te l’onore e l’onere di chiudere la nostra (spero interessante) chiacchierata.

Grazie mille a te. Come detto “Red Silent Tides” è un album per coloro che hanno ancora la volontà di sognare, e di vivere le proprie emozioni e i propri sogni. Per cui se siete tra questi, ascoltatelo.


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