Elvenking (Aydan)
Ancora elettrizzati dal successo dello SpazioRock.it Festival abbiamo intervistato Aydan, membro fondatore e storico chitarrista degli Elvenking. A seguire qualche aneddoto della sua seconda esperienza a Wacken, il suo punto di vista sulla prima edizione del nostro Festival e soprattutto una bella chiacchierata sugli Elvenking di ieri, oggi e domani!
Articolo a cura di Costanza Colombo - Pubblicata in data: 04/10/16
Ciao Aydan e bentornato su SpazioRock.it! Ebbene, come ci si sente a essere reduci da un concerto da protagonisti in quel di Wacken?
 

Grazie mille Costanza! È un piacere! Beh è una bellissima sensazione, senza dubbio.
Più che altro, come sai, noi siamo una band che ha sempre cercato di ottenere ciò che ha avuto con le proprie forze e cercando di basarsi solo sulla qualità del prodotto proposto. Non abbiamo grandi finanziamenti alle spalle, grandi manager, o persone che lavorano per noi. Quello che abbiamo fatto ce lo siamo sempre guadagnati con le nostre forze. Magari ci sono voluti tanti e tanti anni in più rispetto ad altre band, ma siamo fieri di essere arrivati dove siamo oggi soltanto con le nostre risorse.

 

Gli spettatori del Wacken sono stati all'altezza delle vostre aspettative?

 

Assolutamente sopra le aspettative. Nonostante non fossimo in uno dei palchi principali, e in contemporanea suonassero altre band ben più note di noi, io non riuscivo a vedere dal palco la fine della massa di gente. Quindi direi che l'accoglienza è stata assolutamente fantastica, sia in termine di presenze, ma soprattutto di reazione al nostro show.

 

Ti va di raccontarci se c'è stato qualche incontro celebre e magari un aneddoto che vi porterete dietro per sempre dopo questa esperienza?

 

Abbiamo incontrato moltissimi artisti nel backstage e in hotel, per esempio i ragazzi dei Symphony X e dei Dragonforce. Poi ognuno ha parlato e incontrato i propri personali miti. Nel mio caso ho scambiato qualche parola con Snowy Shaw che è da sempre un mio mito personale, pochi minuti prima del suo show, che poi mi sono goduto alla grande come spettatore.

 

Ormai è già passata una settimana dallo SpazioRock.it Festival, un evento al 100% power metal come non si verificava in Italia da tantissimi anni. Che mi dici della line-up?

 

È stato un esempio pratico di come la musica e gli eventi di qualità non siano condizionati dalle mode e da ciò che risulta essere "cool" nei vari momenti storici. Avevo sentito più di qualche dubbio sulla riuscita del Festival, alla luce del fatto che fosse completamente basato su un genere dato se non per morto, per lo meno come "old fashioned" e molte delle band presenti erano band che avevano avuto il loro momento di massima luce negli anni '90. Invece credo che il risultato visto da tutti metterà a tacere immediatamente queste voci. È stato grandioso vedere alcune band con cui avevamo già condiviso i palchi così in forma. Per esempio abbiamo suonato con i Domine tantissimi anni fa e rivederli così sul palco è stato fantastico.

 

elvenking_spaziorock_festival2016_21 

 

 

Avete da poco festeggiato i 10 anni di uno dei vostri lavori più amati: "The Winter Wake". Sorge quindi spontanea la curiosità di domandarvi se la band attuale rispecchi la proiezione che avevate di voi un decennio fa.

 

Credo che il modo in cui stiamo riapprocciando la nostra musica, e il concetto di band, sia esattamente quello che avevamo più di 15 anni fa. Il nostro ultimo album "The Pagan Manifesto" è stato scritto proprio con questa idea in mente. Come sai, nel corso della nostra carriera abbiamo voluto sperimentare molto, e dimostrare a noi stessi, come musicisti e songwriter, di essere in grado di affrontare il nostro modo di fare musica in modo ampio e completo. Ma quando ci siamo fermati alcuni anni fa a chiederci quale fosse l'essenza vera degli Elvenking, e cosa volessimo realmente fare nel futuro con la nostra musica, è stato per tutti immediatamente naturale voler tornare ad essere ciò che era la band nella momento della sua nascita. Probabilmente abbiamo ora anche un'età tale per cui non abbiamo la necessità di dimostrare niente a nessuno e ciò che facciamo lo facciamo per la nostra soddisfazione personale. Siamo nati come una band in grado di mescolare alcune tipologie di musica, che tutt'oggi amiamo tantissimo, con concetti lirici di un certo tipo e credo che porteremo avanti questo concetto fino alla fine della band.

 

Sembra ieri che infiammavate gli animi con "The Scythe" e, ripercorrendo l'evoluzione del vostro stile, vorrei chiederti quanto quel disco ha influenzato il vostro percorso.

 

Sicuramente quello è stato un album che ha in parte spaccato la nostra carriera. Dopo i primi 3 album in cui avevamo proposto un nostro sound legato a determinate coordinate, con "The Scythe" abbiamo proposto qualcosa di diverso, sia in termini musicali che lirici. Credo che l'album non sia mai stato compreso a pieno, soprattutto su quello che era il concept lirico di base e cosa veniva espresso dai testi dell'album, e di conseguenza influenzando anche tutto il tessuto musicale dell'album. Oggigiorno riceviamo un sacco di commenti da persone che ci dicono quanto avevano odiato l'album nel momento della sua uscita e quanto invece lo abbiano rivalutato nel corso degli anni. Sicuramente contiene alcune delle nostra canzoni più famose, come "The Divided Heart".

 

E riguardo invece al futuro della band... state già pianificando il seguito di "The Pagan Manifesto"?

 

In realtà sì. Dopo un periodo di pausa necessario abbiamo cominciato a lavorare su del nuovo materiale. Siamo ancora in una fase molto embrionale ma le idee abbozzate sembrano decisamente interessanti. Sicuramente sarà molto complesso capire che passo fare dopo un album fondamentale come è stato "The Pagan Manifesto". Il suo successore non sarà un album facile da affrontare; ma di sicuro il nostro obiettivo è quello di mantenere per lo meno lo stesso livello qualitativo. L'unica cosa che posso dire è che sarà un album molto legato agli anni '90.

 

Credo che in molti abbiano considerato "The Pagan Manifesto" una sorta di ritorno alle origini, ai tempi d'oro di "Pagan Purity" per intenderci. Trascorsi due anni dalla sua uscita, in base al feedback di critica e pubblico, quanto ha funzionato questa operazione?

 

In realtà non si è trattato di nessuna operazione. Nulla è stato pensato a tavolino o organizzato in questo senso. Semplicemente è stato chiaro anche in noi stessi come la nostra band avesse creato un sound personale e unico all'epoca, quando non esistevano band che proponessero esattamente un genere simile, quando non esisteva ancora una scena "Folk metal". Come dicevo prima, nel momento in cui ci siamo chiesti quale fosse la nostra reale identità, è stato tutto molto chiaro, e abbiamo scritto ciò che volevamo rappresentasse completamente il nostro nome e la nostra band.

 

Ricordo che una volta mi dicesti che "Nightfall in Middle Earth" era a tuo parere uno dei migliori concept metal di sempre. Avete mai preso in seria considerazione il progetto di scrivere un vero concept album altrettanto articolato e basato su un romanzo o un'idea che per voi ha una certa rilevanza?

 

Ho detto così sul serio (sorride ndr). Strano perché non sono uno appartenente alla frangia "Nightfall = capolavoro dei Blind Guardian". A mio avviso gli album migliori sono e rimangono "Imaginations From The Other Side" e "Somewhere Far Beyond". Ritengo invece "Nightfall In Middle Earth" un primo passo verso le sonorità che hanno poi portato a " A Night at the Opera" e gli album successivi. Inoltre il concept è basato su uno delle opere letterarie più complesse e difficili da seguire in assoluto. In ogni caso parliamo di un album grandissimo! Per quanto ci riguarda abbiamo pensato e provato più volte ad affrontare un'idea che si basasse su un concept così completo, ma senza successo. Abbiamo abbandonato più volte l'idea, anche a metà strada. Anche il fatto di non avere nella band un solo compositore lirico, ma due, crea inevitabilmente una certa difficoltà nel gestire un lavoro del genere.

 

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Ti ringraziamo per l'intervista e per il vostro contributo allo SpazioRock.it Festival: ti salutiamo chiedendoti lasciare un messaggio ai nostri lettori, in particolare a chi era presente al festival a e i fan degli Elvenking!

 

Grazie a tutti coloro che ci hanno supportato durante lo SpazioRock Festival. E' stato fantastico nonostante il breve tempo a disposizione. Non abbiamo detto una parola per cercare di suonare quanto più possibile, ma vogliamo ora ringraziare tutti coloro che hanno organizzato il Festival e soprattutto tutto il pubblico presente che ha reso l'evento una dimostrazione che si può ancora suonare certi generi anche in Italia!

 




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