Marillion (Pete Trewavas)
Prima che un grande musicista, Pete Trewavas è un vero signore, forte di una capacità di raccontarsi davvero fuori dal comune. SpazioRock ne ha approfittato raggiungendo il bassista inglese nei camerini dell'Alcatraz, a poche ore dalla prima data milanese dei Marillion in questo tour 2013, per una intervista ricca di contenuti interessanti. Buona lettura!
Articolo a cura di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 06/03/13
Ciao Pete, quando siete arrivati…?

Ieri mattina…ho lavorato tutto il giorno su un po’ di materiale solista e mi sono rilassato un po’ leggendo i miei libri! Capisci, avendo un sacco di tempo libero…
 
E a Parigi com’è andata?
 
A Parigi? Grandioso! Ci siamo divertiti un mondo! Abbiamo anche visto Parigi in una veste piuttosto strana, la città era tutta innevata! A ripensarci però non è stata esattamente un’esperienza entusiasmante, poiché quando nevica a Parigi i taxi sono tutti fuori uso! A parte questa nota di colore, i concerti sono stati un successo.
 
A Milano siamo più fortunati, il tempo è clemente ed è quello giusto per un evento speciale come questo. Due date, una sorta di Marillion Weekend ma in piccolo…
 
Il Marillion Weekend è qualcosa di diverso, ma alla fine dei conti fare due concerti ci è parsa alla fine la cosa più sensata: abbiamo un sacco di materiale e in questo modo possiamo suonare qualche canzone in più, sai la gente spesso ci chiede perché non avete suonato questo, perché avete suonato quello etc. in questo modo dovremmo accontentare un po’ tutti.
 
C’è una parte del vostro repertorio che prediligi suonare dal vivo?
 
Di solito preferisco suonare il materiale più recente; ogni tanto suoniamo pezzi come “Warm Wet Circles” e va bene, ma credo che da “Afraid Of Sunlight” in poi le canzoni siano meglio costruite…anche ”Brave” è un grande disco, ma riascoltandolo col senno di poi, avrei apportato qualche modifica…in particolare da “Marbles” in poi tutte le nostre canzoni, provo a spiegarmi…è come se prendessero una forma che apprezzo di più rispetto al passato, più vicina ai miei gusti.
 
In passato avete fatto qualcosa di simile, vedi “Less Is More” o “Tales From The Engine Room”. Se tu potessi cambiare qualcos’altro del vostro repertorio, cosa cambieresti?
 
Credo che remixerei “Radiation”. Quel disco aveva un approccio interessante, la band a quel tempo sentiva la necessità di rompere certi schemi compositivi, crescere e fare qualcosa di differente. In generale credo che ci siamo riusciti ma per quel che riguarda i suoni, avrebbe potuto essere molto migliore.
 
Forse è l’ultimo album davvero guitar oriented. Come se i dischi successivi avessero un approccio più “orchestrale”…
 
Mmhh, In un certo senso sì (ci pensa, provando a convincersi della mia tesi, ndr) capisco quello che dici tu…ma anche “Somewhere Else” ha molte parti di chitarra, o no?
 
Sì, ma “Somewhere Else” è più focalizzato sul clean, “Radiation” è forse l’ultimo disco “crunchy” dei Marillion…
 
Vedi, abbiamo fatto talmente tante cose in carriera, passato così tante fasi, che ogni volta preferiamo guardare avanti e cimentarci in qualcosa di nuovo, piuttosto che guardare al passato. Condivido quello che dici riguardo l’approccio “orchestrale”, voglio dire, è il valore aggiunto del nuovo  corso dei Marillion.
 
petetrewavaspeteUna curiosità sul nuovo disco, per cui fra l’altro ti faccio i complimenti …
 
Sì, lasciamelo dire, è un disco che suona davvero molto bene, anzi ti dirò di più, è il mio preferito per quello che riguarda la qualità dei suoni. Michael Hunter è un ottimo produttore ed è a tutti gli effetti il sesto membro della band, se non avessimo avuto lui probabilmente non avremmo mai terminato il disco. Credo che con "Sounds That Can't Be Made" ci siamo proiettati parecchio in avanti negli arrangiamenti e nello sviluppo delle nostre abilità compositive. E’ un sound discreto e molto artigianale, tutto quello che senti su disco proviene direttamente da noi.
 
Dicevo, qual è il significato del titolo? Chi l’ha coniato? E’ così poetico...
 
Suona affascinante, vero? Lo puoi intendere in vari modi, è qualcosa che riguarda la comunicazione, in particolare quella fra le persone, fra due persone in particolare, è un titolo che parla di relazioni…
 
Mentre preparavo l’intervista ieri mi sono focalizzato proprio su questo concetto: “Happiness” è il disco personale di Steve, mentre “Sounds” è il disco dell’apertura , della relazione appunto…
 
Nel modo più assoluto. La title track parla della capacità di evocare qualcosa in qualcuno senza comunicarlo, e di doverlo fare comunque in qualche modo, per dargli un senso. Capisci perché ci abbiamo impiegato tanto a registrare il disco (ride) anche l’artwork, per esempio, è riferito alle onde sonore… è davvero un gran lavoro, sotto tutti i punti di vista.
 
A proposito di relazioni interpersonali, il rapporto con i vostri fans…
 
E’ speciale, quanto di meglio possa esserci! Qualcosa di indescrivibile, ci sentiamo fortunati a essere parte integrante di un rapporto di questo tipo, avere questo grado di comunicabilità con i fans.
 
E’ questo il motivo per cui pubblicate un sacco di registrazioni dei vostri concerti, anche via download?
 
Penso che il download sia una cosa positiva, perché molta gente vorrebbe rivivere l’atmosfera dei nostri concerti, cui magari non è riuscita a presenziare…personalmente ti dico, se avessi potuto vedere i Beatles ai tempi…adoro anche i Genesis, ma i Beatles sono nel mio cuore, la mia band preferita di sempre. Non ho mai potuto assistere a un loro concerto ma se ne avessi avuto la possibilità, o se qualcuno mi avesse dato l’opportunità di scaricare i loro concerti, non me lo sarei fatto dire due volte. Tutta questa attività dietro i live è qualcosa che non faremmo senza il volere di chi ci ascolta. Non è una scelta dettata dalla necessità di fare cassa, è più dettata dal desiderio che molte persone hanno di ascoltare quel materiale. Certi fans farebbero qualsiasi cosa per quei concerti, riceviamo un sacco di richieste affinché li rendiamo disponibili in qualche modo. Quella che abbiamo con i nostri fans è una relazione speciale, del tutto sincera, e ci sentiamo fortunati per questo.
 
I Beatles sono la tua band preferita. Qual è invece il bassista che ti ha influenzato in modo decisivo?
 
La mia ispirazione principale è stato Paul McCartney, mentre il mio preferito in assoluto è Chris Squire; ho iniziato a suonare la chitarra, poi sono passato al basso quando ho scoperto il rock progressivo. Rimasi letteralmente folgorato da Chris Squire e dal suo particolarissimo stile, un suono che svettava letteralmente nella musica degli Yes, in molto diverso ad esempio dai Genesis, che erano molto più orchestrali.
 
In effetti le linee di basso nei Genesis erano, in un certo senso, più incastrate nel pezzo…
 
Mi piaceva il modo in cui le linee di basso di Mike Rutherford si fondevano con le tastiere di Tony Banks, che era uno degli elementi guida all’interno del gruppo; fra le mie influenze maggiori ho dimenticato di citare Richard Sinclair dei Caravan…
 
Che ne pensi di Geddy Lee?
 
Mi piace molto come suona, ma pur essendo eccellente bassista ma non mi ha mai influenzato in modo particolare, anche se ha scritto alcune cose davvero notevoli, vedi “Tom Sawyer” e simili…
 
Che opinione hai del nuovo progressive rock, o del progressive metal?
 
Mi piace eccome! Molti metal fans si sono avvicinati al prog ascoltando i Dream Theater e da lì hanno scoperto il loro background, che era fatto di un sacco di altre bands…queste sonorità mi sono piuttosto familiari grazie anche alla collaborazione con Mike Portnoy e i Transatlantic…il progressive metal in un certo senso ha preparato il pubblico ad ascoltare nuove e diverse tipologie di progressive, se non di pop music…
 
Nei credits di “Anoraknophobia” avete rappresentato quello che sembra il vostro fan medio come uno cui non piace il neo prog rock…
 
Ho scritto davvero così ???
 
Non tu, è nei credits …
 
Non sono così radicale, di solito seleziono e scelgo i pezzi che mi piacciono di più…ho molto rispetto per i cosiddetti “new listeners”…un tempo compravi un disco e ti piaceva per intero oppure finivi per odiarlo…oggigiorno con iTunes puoi scaricare il pezzo che ti piace, oltre ad ascoltare qualunque cosa ti passi per la mente…anche io scarico e ascolto un sacco di cose nuove…fra cui tanto prog e prog metal!
 
pete_trewavas_600 Negli anni vi siete allontanati parecchio dal classico progressive rock, eppure ogni qualvolta vi cimentate in pezzi di lunga durata, date prova di essere ancora in grande forma.
 
Corsi e ricorsi! Il nostro è un approccio che definirei episodico e cinematico, nel senso che ogni tanto ci fissiamo come obbiettivo quello di dare la musica giusta ai testi, una sorta di incrocio di musica e parole. E’ abbastanza naturale cambiare la tua musica ogni tanto, lavorando su arrangiamenti elaborati e sensazioni differenti…in tutta onestà devo dirti che è molto più difficile provare a scrivere una canzone di breve durata, sono sicuro che ogni musicista in vita sua, sin dall’adolescenza, ha provato almeno una volta a scrivere la canzone perfetta.
 
Peraltro, siete altrettanto ispirati nello scrivere canzoni immediate…
 
“Pour My Love” è un bell’esempio di short song…
 
Potrei citare anche “You’re Gone” o “Power”…
 
“Power” è una canzone dalla forte tensione emotiva. Personalmente la adoro e in sede live cresce di parecchio rispetto al disco. All'inizio avevamo una base musicale molto diversa che poi si è evoluta nel riff di chitarra che puoi sentire all'inizio del pezzo. Il testo è molto profondo. E’ una canzone sulla consapevolezza di non avere il potere sufficiente a condizionare l’altra persona, in una relazione. Una relazione d’amore? In un certo senso…perché, capisci, c’è sempre una persona che ama di più dell'altra in una relazione…
 
Cosa farete dopo la fine del tour?
 
Cosa faremo? Rientreremo in studio e faremo un bel po’ di prove per le conventions, faremo tre conventions di tre giorni l’una a partire dalla dalla fine di febbraio.
 
Mi piacerebbe molto partecipare! Vedete di non smettere mai che prima o poi verrò, promesso!
 
E’ molto divertente, si svolge di solito in una grande location che affittiamo per l’occasione...la prima in assoluto fu in Inghilterra, affittammo un Holiday Camp, una sorta di grande hotel…
 
…come quello che si vede all’inizio di “Tommy”?
 
Qualcosa del genere, ma un po’ meglio (ride, ndr). Volevamo un posto dove si potessero unire il concetto di "show" e quello di “weekend”. Ci sono molti nostri fans che non hanno la possibilità di seguirci perché magari hanno famiglia, figli, lavoro o preferiscono rilassarsi. In quest’occasione possono immergersi nei Marillion durante il weekend senza tralasciare il resto, perché tutto convive nello stesso posto. E’ un grande evento e ci divertiamo un sacco, ci sono persone che vengono da ogni parte del mondo che amano i Marillion ma non solo. In Olanda abbiamo trovato questo Centre Parcs che sembra davvero essere il luogo perfetto per questo tipo di eventi. Ogni weekend avrà tre spettacoli completamente diversi, ci saranno i fans, le famiglie e la band, e tutti condivideranno gli stessi spazi. E’ un evento con un gran lavoro di organizzazione alle spalle. Facciamo molte prove perché abbiamo tre ore di shows per sera, inoltre ci sono parties, giochi e attività cui partecipa anche la band. Dovremmo farne uno da qualche altra parte nel mondo … ci piacerebbe portarlo in America, ma è troppo complicato! Saremo in Olanda fine febbraio, a metà marzo faremo Montreal, poi torneremo in Inghilterra per uno show ancora più grande. Sarà un evento davvero speciale!



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