Primal Fear (Ralf Scheepers)

Alla vigilia dell'uscita del nuovissimo "16.6" abbiamo avuto il piacere di intervistare lo storico cantante della band tedesca, Ralf Scheepers. Buona Lettura.

Articolo a cura di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 22/05/09

Ciao Ralf, è un onore poterti ospitare sulla pagine di Spaziorock. Nel ringraziarti direi di iniziare subito con le domande.

“16.6” è un album che onestamente mi ha spiazzato: dopo un disco ricco di personalità come “New Religion” il vostro nuovo lavoro rappresenta senza dubbio un ritorno alle vostre sonorità del passato che mi ricorda, ad esempio, “Nuclear Fire”. Da dove nasce questa scelta?


Si tratta di una naturale evoluzione. Con l’ingresso di Magnus (Karlsson, ndm) abbiamo intrapreso il tour del decennale e poi abbiamo iniziato a lavorare sul nuovo materiale, sull’onda emotiva di questa esperienza. Dopo un disco come “New Religion” ci siamo trovati davanti ad una scelta: addentrarci ulteriormente nel mondo del metal sinfonico, oppure percorrere la strada che ritenevamo più giusta in questo momento, ovvero quella del metal più classico. Il tutto, come sempre accade, è stato condiviso all’interno della band e siamo giunti ad una decisione comune. Questa è la vera fortuna dei Primal Fear, al mio fianco posso contare su quattro grandi musicisti con i quali c’è vera sintonia anche al di fuori degli aspetti più strettamente lavorativi ed il risultato è stato semplice: più chitarre e meno pomposità! I  Primal Fear non faranno mai due album uguali e chi ci ha visto dal vivo sa quanto siamo heavy nello spirito.


L’album è ricco di canzoni molto potenti come  “Ride The Eagle”, “Under The Radar”, “Killbound” e “Six Time Death”. Se devo essere sincero con l’ingresso nella band di Magnus Karlsson mi sarei atteso un suono meno pesante e più orientato alle melodie tipiche dell’AOR. Qual è stato il suo contributo in fase compositiva?


E’ sempre un problema quando le persone si creano delle aspettative conoscendo solamente la carriera musicale di un artista, ma non l’aspetto personale. Magnus è sempre stato un grande fan dei Primal Fear e l’ingresso nella band ha rappresentato per lui la realizzazione di un sogno. Tu pensa che nonostante Mat (Sinner, ndm) sia il supervisore di tutto quanto facciamo, le fondamenta di “16.6” sono state tutte poste da Magnus nel suo studio in Svezia dove poi è stato raggiunto da Mat e Henny per la stesura finale dei pezzi. Questo ti può confermare come nonostante Magnus sia l’ultimo arrivato si è immediatamente inserito nella band e ha dato sfogo alla sua ispirazione, libero da ogni etichetta. Per quanto mi riguarda ho ricevuto il lavoro quasi completo e ho aggiunto le mie parti e adattato alcuni testi.  Con questo grande lavoro in sede di pre-produzione è stato poi facile andare agli “House of Music studio”  con il nostro ingegnere Dennis Ward e con Mat in veste di produttore per ultimare il tutto.


Vi ho sempre apprezzati per la vostra coerenza musicale, ma non credi che tale aspetto possa essere un limite per il vostro successo?


Sicuramente è una cosa che non mi spaventa in quanto sono convinto che se fai della buona musica come quella dei Primal Fear il successo arriva. Nel realizzare “16.6” il nostro unico obbiettivo era quello di creare una sorta di ponte che potesse collegare il suono dei nostri primi album a quelli che sono e che saranno i Primal Fear del futuro. Siamo musicisti molto ambiziosi e siamo sempre alla ricerca di nuove sfumature per rendere la nostra musica interessante. Avere dei nuovi orizzonti è importante come stimolo, ma non bisogna mai dimenticare il proprio background anche per rispetto dei fan che ci hanno sempre supportati

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Com’è nata “Soar”?  E’ una canzone molto moderna e decisamente diversa dalla vostra concezione di heavy metal.


Henny (Wolter, ndm) ha proposto il riff e l’idea di base della canzone che ci è parsa immediatamente interessante: un mix equilibrato tra metal classico e linee melodiche moderne.


Come mai la scelta di concludere un album così potente e veloce con un ballad come “Hands Of Time”?


Abbiamo cercato di mettere in chiusura di album un qualcosa di nuovo: una semi ballad con quattro voci non è certo una cosa comune. Personalmente è un brano che amo molto e che mostra ai nostri fan i Primal Fear sotto una nuova veste atmosferica.


Quali sono stati i motivi che hanno spinto Stefan Leibing a lasciare la band?


Stefan è un ingegnere molto apprezzato e decisamente ben retribuito e ora che si è sposato e ha messo al mondo due bambini non poteva più dedicarsi alla band. Quindi è stata una sua semplice scelta personale e non determinata da attriti con gli altri membri. Siamo tutt’oggi ottimi amici e la conferma c’è stata nel tour del decennale quando si è unito a noi sul palco per alcuni pezzi.


Esiste un musicista che vorresti a tutti i costi nei Primal Fear?


Rob Halford! (ride, ndm). Comunque parlando seriamente se hai qualche consiglio da darmi lo accetto volentieri, però in tutta onesta non posso chiedere di meglio: sono circondato da grandissimi musicisti e non potrei sognare una line up migliore.


Quali sono i vostri programmi per l’imminente futuro? Ricordati che non vediamo l’ora di poter assistere ad un vostro live in Italia.


Ti posso già annunciare che suoneremo a Milano il 28 Ottobre, ma potremmo poi aggiungere qualche ulteriore  data italiana una volta iniziato il tour, mentre per quanto riguarda l’estate non abbiamo programmato nessun festival.


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Oggi il mondo del metal sembra essere mosso più da leggi economiche di mercato che dalla qualità. Quali sono le principali differenze rispetto all’epoca d’oro degli anni ottanta?


Beh all’epoca non esisteva il problema del download illegale e i ragazzi erano orgogliosi di avere la propria copia originale. Oggi tutti i fan stanno uccidendo con le proprie mani il mondo musicale che tanto amano diventando dei criminali attraverso il download illegale. Come potremo continuare a fare musica con il massimo della qualità un domani,  se non riusciamo almeno a guadagnarci da vivere?


Bene Ralf, per me è tutto. Ti ringrazio per il tempo concessomi e ti invito a salutare tutti i tuoi fan italiani.


L’Italia mi ha lasciato dei ricordi incredibili grazie a tanti fan completamente pazzi. Vi amo ragazzi, ci vediamo presto!




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