Motörhead (Phil Campbell)
A quasi due anni dalla scomparsa di Lemmy Kilmister, i Motörhead tornano oggi nei nostri stereo (come se li avessero mai lasciati) con "Under Cöver" ovvero una raccolta di alcuni dei brani preferiti della band riarrangiati per il divertimento loro e nostro.
Articolo a cura di Pamela Piccolo - Pubblicata in data: 01/09/17
Ciao Phil, benvenuto su SpazioRock! È un vero piacere e un onore parlare con te. Come va?

Grazie, in questo periodo sono decisamente molto impegnato... ma sto bene.

Partiamo da “Under Cöver”, un'entusiasmante collezione di cover. Sex Pistols, Judas Priest, Dio e Metallica, solo per citarne alcuni, sono stati sottoposti al trattamento che avete definito "motörheading". Siamo tutti abbastanza curiosi di capire meglio come avete selezionato le canzoni...

Di tanto in tanto ci è sempre piaciuto suonare qualche cover. In pratica, a tutti noi era permesso scegliere qualche canzone, quindi la provavamo insieme. Talvolta le abbiamo persino suonate durante i sound-check dei nostri show. La scelta quindi si è basata sui brani (di altri artisti, ndr.) che preferivamo e sulla voglia di divertirsi insieme, non c'è stata nessun'altra ragione particolare dietro a questa operazione. 

Avete fornito un eccellente sound, in vecchio stile Motörhead, a tutte le 11 tracce dell'album. Ho come l'impressione che il vostro tradizionale processo creativo sia rimasto invariato e sia stato impiegato anche questa volta. Qual è il vostro segreto?

Non sono sicuro che esista un vero segreto in realtà... Soprattutto per i brani in questione si è semplicemente trattato di suonare canzoni che ci piacevano. Avevamo già fatto delle cover nel 1992, per puro divertimento. L’unica differenza rispetto all'approccio già sperimentato è quella di “Heroes”. Non l’abbiamo provata infatti, siamo semplicemente entrati in studio e siamo andati dritti a suonarla e registrarla.


motorheadundercover
 

Mentre ascoltavo “Under Cöver” sentivo un genuino entusiasmo scorrermi tra le vene. Vi siete divertiti registrandolo, non è vero? Vi è un aneddoto speciale che vorresti condividere con noi? 

Sì, è esatto, tutto ruota intorno al divertimento. Un giorno ci siamo detti che ciascuno di noi avrebbe potuto scegliere tre canzoni e, a qualunque costo, le avremmo provate. Io scelsi “Living On A Prayer” di Bon Jovi perchè volevo vedere Lemmy tirare la voce al massimo. Il risultato è stato talmente insolito e divertente che non abbiamo potuto fare a meno di ridere.
 

Sono sicura che i vostri fan in tutto il mondo apprezzeranno questo album, un vero regalo per loro. Accresce decisamente l’eredità dei Motörhead. Che cosa vi ha portati a rilasciare “Under Cöver” due anni dopo la morte di Lemmy?
 

E' qualcosa che abbiamo sempre avuto in mente ma, tra il solito ritmo di pubblicazione di un nuovo album dei Motörhead ogni due anni e l'impegno del tour, non c'era mai troppo tempo. Ci è rimasto in testa e ne abbiamo parlato e riparlato. Dopo avere registrato “Heroes” - che allora era inedita - abbiamo pensato che sarebbe giunto il momento che questo progetto vedesse finalmente la luce. Non subito dopo la morte di Lem... ma neanche troppo tempo dopo. Abbiamo quindi sentito che il momento giusto fosse adesso.
 

Ho letto da qualche parte che “Heroes” è stata l’ultima canzone, o una delle ultime, che avete registrato in studio con Lemmy. È vero?

Sì, è così. 

Come ti sei sentito quanto David Bowie è venuto a mancare a soli 13 giorni dalla scomparsa del tuo amico e compagno di band di lunga data? “Heroes” ha acquisito un significato differente per te da quel momento?

Ho pensato che se ne fosse andato un altro grande artista. Si è decisamente trattato di un'enorme perdita, sono sempre stato un fan di Bowie. Eravamo ancora in un lutto pesante per Lemmy e un altro ci ha lasciato. Comunque no, la canzone non ha un significato diverso, semplicemente coincide anche con la scomparsa di Bowie. Lem e Bowie, due grandi eroi, se ne sono andati. E' un pensiero così triste… 
 

lemmyphil
 
Tornando ad “Under Cöver”, tra le varie canzoni che avete scelto c'è “Rockaway Beach” dei Ramones. Il punk fu una grande rivoluzione. Come l’hai vissuta? Possiamo dire che il sound dei Motörhead gli è almeno un po’ debitore…

Il punk era più o meno figlio di Lemmy, ma anche a me piace. E Lemmy, come sanno tutti, è sempre stato un grande fan dei Ramones. Mi piace molto, è energia pura, veloce ma su un livello differente rispetto a quello dei Motörhead.

Lars Ulrich è sempre stato molto chiaro sul fatto che i Motörhead siano stati fondamentali per la nascita dei Metallica. Inoltre, “Murder One” è un tributo a Lemmy e alla sua indole autentica. Lemmy è diventato una delle icone più rappresentative del Rock, così come i Motörhead sono  una delle band più classiche di sempre, scelta come modello dalle nuove generazioni di musicisti. Cosa ti senti a tal riguardo?

Amiamo i Metallica e i Metallica amano noi, c'è questo sentimento reciproco molto forte a legarci. Ci siamo incontrati in molte occasioni e i Metallica hanno sempre dimostrato grande passione per la nostra musica. Credo sia un onore che abbiano scelto di ricordare Lemmy in quella maniera, scrivendo “Murder One” intendo. È fantastico ed è un gesto che abbiamo apprezzato tantissimo.

Che tipo di potere pensi abbia ancora la musica rock?

Penso che senza la musica rock il mondo sarebbe solitario e noioso. Il rock è l’essenza del tutto e sono sicuro sopravvivrà più a lungo di qualunque altro genere musicale.

Se dovessi descrivere la tua carriera con i Motörhead in una parola, quale sarebbe?

Una parola non è sufficiente: sono stati la mia vita, divertimento, amore, fratellanza, amicizia, grande musica e l’esperienza di tutta una vita.

So che sei stato estremamente impegnato fin dall’inizio dell’anno: hai pubblicato l’EP "Live At Solothurn" a giugno coi Bastard Sons e stai già lavorando al tuo primo full-length con loro. Per non parlare del tuo libro, per il quale stai raccogliendo aneddoti e fatti divertenti, sebbene sappiamo che non sarà un'autobiografia. Per non parlare del tour, al quale abbiamo presenziato con piacere sabato scorso a Bergamo.  Come riesci a fare tutto? Riesci a trovare del tempo libero per te stesso alla fine della giornata?

E' vero, al momento sono troppo impegnato: sono in tour ma sto anche registrando il nuovo album in studio come dicevi tu. Ho ben poco tempo per altro di questi tempi in effetti. A dirla tutta non avevo nemmeno il tempo per una intervista telefonica (ride, ndr.)!

A maggior ragione ti ringraziamo per il tempo che hai trovato per noi, Phil. Vorresti lasciare un messaggio ai tuoi fan in Italia e ai lettori di SpazioRock?

Grazie per il vostro supporto durante tutti questi anni. Grazie per avere trasmesso l'amore che avevate per i Motörhead in me e nei Bastard Sons. Significa molto. Gli italiani sono sempre stati un pubblico fantastico e accogliente. Non dimentico mai il vostro bel paese, il vino e l'ottimo cibo, le belle donne e soprattuto i nostri meravigliosi fan.



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