Kasabian (Sergio Pizzorno)
Da vent'anni a questa parte c'è una cosa di cui i Kasabian non hanno mai peccato: l'entusiasmo. E di entusiasmo in "For Crying Out Loud" ce n'è a bizzeffe. A raccontarci il sesto lavoro in studio è Sergio Pizzorno, chitarrista dalla mente ballerina, con la passione per il calcio e il profondo amore per l'Italia dove la band tornerà presto in tour. Li aspettiamo per la data del 22 luglio all'Arena Live - ex Foro Boario (Padova).
Articolo a cura di Cristina Cannata - Pubblicata in data: 20/06/17

Ciao Sergio! Ben ritrovato sulle pagine di SpazioRock!

Ciao! Grazie a te! (In italiano, ndr.)

Come va?

Va incredibilmente bene, sto vivendo davvero un bel periodo!

Ogni volta che una band pubblica un nuovo lavoro si sente la frase: "Sai, credo che sia il migliore album che abbiamo mai fatto". E questa è stata esattamente la frase che ci hai detto tre anni fa quando uscì "48:13". Mi chiedo se, dopo ben sei album alle spalle, diresti di nuovo questa frase anche per "For Crying Out Loud"...

(Ride, ndr.) Ti senti sempre super entusiasta quando esci con un nuovo album. Sai... lo hai fatto e quindi è una cosa di cui vai davvero fiero e orgoglioso. Penso che questo sia un altro importante capitolo della storia, un passo che abbiamo appena fatto. Un capitolo che sarà seguito da un altro capitolo e poi un altro. La cosa importante è volere fare il prossimo passo, essere interessati a farlo. E' il migliore album? Non lo so. Spetta agli altri dirlo. Io sono contento di quello che abbiamo fatto.

 

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Penso che questo album sia completamente diverso dagli altri vostri lavori principalmente per una ragione: è il primo album in cui i Kasabian si mostrano come uomini, parlano di loro stessi, mostrano le proprie passioni, emozioni e incertezze. Qual è stata la spinta dietro questa decisione?

Penso che non si possa domare l'ispirazione quando arriva. E' stata questa che ci ha guidati. E' arrivata e ho provato a metterla giù davvero in poco tempo. Abbiamo iniziato a scrivere gettando fuori tutto quello che sentivamo. Pensa, in circa sei settimane abbiamo fatto tutto. D'altronde è abbastanza semplice quando le emozioni ti parlano e tu devi solamente dar loro una forma, in qualche modo. Hai poco da ragionare o provare a spiegare...

Dall'altro lato, parlando del sound, si notano delle differenze importanti. Ad esempio diversamente dal vostro precedente lavoro, che virava più sull'elettronica, questo album è un insieme abbastanza massiccio di canzoni rock pop. A partire dal primo "Kasabian" avete sperimentato tanti cambiamenti nel vostro sound, testimonianza della vostra crescita. Adesso Tom ha detto che questo album vuole essere un "ritorno alle origini". Pensi che siete sulla strada giusta?

Direi di sì, stranamente sì (ride, ndr.). Tornare alle origini è sempre molto, molto interessante. Mostra il passato, ciò da cui siamo nati, le basi che ci hanno spinto e sulle quali siamo cresciuti. Come riprendere in mano la bacchetta magica e tornare indietro. E' stata semplicemente una reazione, sì... onestamente non è stata una cosa intenzionale, non l'abbiamo cercata in nessun modo. Semplicemente è successo. E penso che questa sia una cosa molto bella. Niente che tu non possa sentire dall'album... è questo, ed è una cosa fantastica di questo lavoro.

E invece che mi dici del titolo dell'album? Da dove viene?

E' una frase tipicamente inglese, conosciuta e abbastanza datata, più che altro un'esclamazione. Ho pensato che la frase "For Crying Out Loud" fosse perfetta. E' un album che parla molto di pace. Una pace condivisa e speranza. Gridare forte è possibile, e penso sia una cosa davvero bella.

Ho riso un sacco quando ho scoperto che il vecchio uomo sulla copertina è il realtà il vostro tecnico delle chitarre. Come vi è saltato in mente? E' stato felice del suo momento di celebrità?

Si, assolutamente! Ha apprezzato davvero questa ondata di attenzione nei suoi confronti. Sai è con noi da tantissimo tempo, è stato un modo carino per coinvolgerlo.

Mi hai detto che avete registrato questo album in circa sei settimane. E ricordo che tu, in una vecchia intervista, dicesti che "Eez-eh" era stata scritta in 5 minuti. Vi basta davvero così poco tempo per creare grandi lavori?


Beh dai, direi che questo è uno scenario assolutamente ideale, purtroppo non è la norma, accade qualcosa tipo due o tre volte nella vita (ride, ndr.). In realtà scrivere canzoni può essere parecchio frustrante, può passare davvero tanto tempo prima di trovare la giusta ispirazione per scrivere quello che vuoi. Però a volte accade che per qualche strana ragione una melodia ti appaia e flutti nella tua testa, e allora, un giorno, prendi la chitarra, inizi a suonare. E' quello che mi accade da più di 20 anni, a volte non puoi smettere di canticchiare una melodia e pensi "Ok devo farlo adesso, è il momento". Questa è la ragione che mi spinge ogni mattina ad alzarmi dal letto e fare musica. Poi c'è quel giorno in cui dici "Ok, ci siamo, è la volta buona" e inizi a scrivere una serie di canzoni.

 

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E cosa invece ti porta a dire "Ok, questa canzone va bene, posso metterla su un album"?


Lo senti. Penso che sia solo una questione di sensazioni. Uhm...sì, esattamente. Si parla di sensazioni. Non puoi "deciderlo".

Tre anni fa vi chiedemmo quali fossero i vostri piani per il futuro e voi rispondeste con qualcosa del tipo: "Vogliamo salvare il rock and roll!". Pensi che ce l'abbiate fatta o ci state ancora provando?


No (Ride, ndr.). Qual è il punto? Il punto è che la domanda di musica che ci troviamo di fronte oggi è davvero sconfinata. La musica pop va bene, ma è diffusa in una maniera confusa. Ad esempio, i ragazzi più giovani non sempre ne capiscono il significato. Penso che il rock sia invece un sistema più interessante, una catena più complicata del pop "manifatturiero" dominato dalle grandi case discografiche che impongono le proprie decisioni. Il calore, la passione della musica rock è davvero una cosa importante e ispira le giovani generazioni, non soltanto nella musica, ma anche politica, nel modo di pensare, nella moda. E' massivo. Quindi l'obiettivo è quello di spalancare le porte della musica rock e far sì che sempre più persone possano beneficiare di questa passione.

Pensi che al giorno d'oggi esista qualche vera rock star?

Beh, la sto ancora aspettando. Sto aspettando di vederne qualcuna. Spero che si trovi dietro l'angolo...

Hai detto che questo album per te è gioia pura. Cos'è per te la gioia pura?


Facile: per me la gioia pura è andare in studio. C'è un mondo lì dentro...

Tornando all'album, qui si sentono davvero molto le chitarre: nuance di rock classico si combinano ad un insieme di elementi diversi tra cui ritmi dance, qualche sprazzo di disco, qualche suono post punk. D'altronde un suono che mette insieme elementi molto diversi, talvolta contrastanti, è una vostra caratteristica distintiva. C'è qualche artista che vi ha ispirati particolarmente o questa propensione viene naturalmente da voi?

Penso che questo provenga decisamente dalla "macchina Kasabian". Ovviamente, sia nel corso della nostra carriera come band che prima, siamo stati in balìa di ondate di ispirazione forti e molto diverse tra loro; questo ha sicuramente influenzato la "macchina". Eppure siamo noi, sono le nostre menti, la nostra creatività a produrre certi risultati.

E se ti dicessi "Il Re"? (riferimento alla prima traccia dell'album "Ill Ray")

E' il modo in cui mi chiama mio padre! (ride, ndr.) E sì, il nome della canzone è fatto apposta per essere pronunciato in italiano. Pronuncia che ovviamente e sfortunatamente viene persa in inglese e tendenzialmente non viene compresa. Sotto quel titolo c'è un senso... mio padre mi ha ispirato molto nella mia carriera.

 

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Senti ma, detto tra noi, se potessi scegliere, faresti la rockstar o il calciatore del Leicester?

(Ride, ndr.). No dai, facciamo la rockstar!

Tornetete a breve in Italia, a luglio, per alcune date nel nostro paese, tra cui quella di Padova. Tutti voi, e in particolare tu, avete una forte relazione con il pubblico italiano. Che cosa ti aspetti?

Quando suoniamo in Italia ci troviamo sempre a vivere degli show davvero indimenticabili. Tra gli show fatti nel vostro paese, ci sono quelli più indimenticabili della mia vita, oserei dire. Sento sempre una profondissima connessione, c'è una forte sintonia. Stiamo letteralmente morendo dalla voglia di ritornare!

Sergio, grazie per la tua disponibilità e per questa chiacchierata! Vuoi lasciare un messaggio ai tuoi fan e ai nostri lettori?

Grazie a te (in italiano, ndr.). Ciao Italia, ci vediamo presto. Siete le migliori, le più cool e le più belle persone del mondo!




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