Il 2012 è un anno senz'altro speciale per Tori Amos: è stata da poco pubblicata "Gold Dust" - la raccolta di vent'anni di canzoni riarrangiate dal suo collaboratore storico John Philip Shenale, registrate con un'orchestra - ed è da poco partito il breve tour con l'orchestra - che sfortunatamente non prevede date in Italia; non potevo dunque perdere l'occasione di vederla con un'orchestra e poter sentire le sue canzoni con nuovi arrangiamenti diversi.
La Royal Albert Hall è piena quando le luci sono tutte puntate sull'orchestra olandese, il suo direttore e il Bösendorfer di Tori, e Tori stessa, che sale sul palco per ultima. Reputo piuttosto noioso fare un track by track della setlist, ma non posso non raccontarvi l'inizio di questa performance, dato che Tori si è brillantemente incasinata su "Flying Dutchman", costringendo l'orchestra a ricominciare daccapo. Quello che è stato positivo e divertente è che la cantautrice ha riso del suo errore, senza soccombere alla pressione che un evento del genere può farle sentire. Una volta pronta, ricomincia di nuovo, prendendoci tutti per mano e conducendoci in un viaggio musicale, dove ogni canzone è una storia, una storia raccontata dalla voce di Tori, le cui illustrazioni sono disegnate e colorate dal suo pianoforte e dall'orchestra. E questo è proprio il fine di avere un'orchestra al suo fianco: per aggiungere più colore alle sue canzoni, che così hanno un nuovo fascino, ed ogni canzone possiede una piccola introduzione fatta dall'orchestra, spingendo l'ascoltatore ad indovinare la canzone in arrivo. "Under The Pink" è stato rappresentato dalla maestosa "Yes, Anastasia", dalla malinconica "Baker Baker" e dall'intensa "Cloud On My Tongue", mentre da "Little Earthquakes" sono state estratte la sempreverde "Winter", "Precious Things" e "Silent All These Years". Quest'ultima presenta un bridge incredibile per intensità su "Baby don't look up / the sky is falling", rendendola senza dubbio una delle migliori della serata. "Hey Jupiter" è stata la canzone che ha avuto l'arrangiamento più diverso, rispetto alla versione in studio, diventando così la vera sorpresa del concerto. Un momento toccante è stato quando Tori ha suonato "Snow Cherries From France" - dedicata a suo marito - e "Ribbons Undone" per la figlia dodicenne Tash, presente al concerto con qualche amico ed amica. Si poteva vedere la felicità sul volto della musicista nel suonare ed essere sul palco, circondata dai suoi cari e dai suoi fedeli fan. Le canzoni più recenti sono state piuttosto interessanti da ascoltare, "Programmable Soda" rimane un divertissement piacevole e in "Girl Disappearing" è stata accentuata la drammaticità della canzone, grazie al supporto dell'intera orchestra. Inoltre, "Star Of Wonder", tratta dall'album "Midwinter Graces", presentava un raffinato arrangiamento arabeggiante, che non ha fatto ballare solamente Tori mentre suonava, ma anche i presenti.
Il concerto si conclude con "Our New Year", sempre tratto da "Midwinter Graces"; Tori lascia il palco giubilante, con il suo modo strambo e divertente di camminare sui tacchi, agitando le mani e ringraziando la Metropole Orkest - e John Philip Shenale, con il quale abbiamo occasione di scambiare qualche parola piacevole dopo il concerto - per il fantastico lavoro svolto. Di certo, non ho parole a sufficienza per ringraziare Tori Amos per questo magico ed unico concerto che ricorderò per gli anni a venire.