Sono le ore 20:45 e sul palco spicca già Floor Jansen nel succinto abito rosso indossato per la copertina del suo ultimo album “Wild Card”. Diversamente dal programma, spetta infatti ai ReVamp accendere la miccia della serata a causa dell'improvvisa defezione del primo gruppo spalla. Proprio il giorno precedente, i norvegesi Tellus Requiem sono stati costretti ad abbandonare il tour a tre date dalla fine a causa di circostanze impreviste. Nonostante qualche problema acustico, che ha reso difficoltoso distinguere il cantato della Jansen, il pubblico non è parso farsene particolare cruccio e anzi si è lasciato accendere con estrema facilità dagli incitamenti e dalla performance della cantante olandese su cui era calamitata l'attenzione di tutti. Che si trattasse di brani del primo e omonimo album ("ReVamp") o del secondo ("Wild Card") i moltissimi fan presenti hanno cantato all'unisono con la loro vulcanica beniamina, perfettamente riuscita nell'intento di riscaldare la temperatura del teatro, a suon di headbanging e pose studiate, seppur lungi dall'essere tecnicamente ineccepibile.
Dopo un tutt'altro che celere cambio-palco, uno per volta, entrano in campo i membri della band fondata nel '91 dal chitarrista Thomas Youngblood. E' un ingresso trionfale, scandito dalle grida del pubblico impaziente di essere travolto dall'epicità del repertorio della band americana. Ad un anno e otto giorni dall'ultima data italiana in quel di Bologna, i Kamelot sono tornati a esaltare il pubblico nostrano con un concerto dal pathos degno dei bei vecchi tempi andati, quelli di Roy Khan per intenderci. Sebbene in “Silverthorn”, ovvero il primo disco che lo vede protagonista, il talentuoso Tommy Karevik non avesse convinto del tutto, dopo aver assistito alla performance friulana, c'è da ammettere che il cantante svedese è riuscito a non far sentire, troppo, la mancanza del precedessore. Karevik ha infatti dimostrato carattere e capacità vocali tali sia da onorare il repertorio tradizionale che valorizzare le canzoni di cui è coautore. I brani più amati del passato e gli ultimi, cronologicamente parlando, si sono alternati in una scaletta varia e ben equilibrata tale da accontentare tutti senza correre il rischio di forzare troppo la mano con i nuovi pezzi. Come ha avuto piacere di sottolineare Karevik, in uno dei rari momenti in cui si è fermato a riprender fiato, i cinque brani estratti dall'ultimo album sono stati cantati da molti dei presenti, dimostrando come anche il concept dedicato a Jolee abbia fatto breccia tra i fans. In particolare, il pubblico ha esibito un buon coinvolgimento sia per “Veritas” che “My Confession”, ultimo singolo pubblicato. Nonostante la buona volontà di entrambe le parti, su e giù dal palco, niente ha potuto ovviamente competere con le ondate d'adrenalina scatenate dai cavalli di battaglia quali: “Center Of The Universe”, prima ad infiammare gli animi, “When The Lights Are Down”, “Forever”, “Karma” e la chiusura con “March Of Mephisto”. Per ricordare che i Kamelot non sono soltanto cavalcate power ma anche splendide ballad, sono state scelte le più struggenti “Song for Jolee” e “Don't You Cry”, quest'ultima cantata in buona parte al pubblico.
Merita d'essere citata l'ottima performance, sia in pulito che in growl, della cantante canadese Alissa White-Gluz (The Agonist) cui sono state affidate tutte le parti vocali femminili della setlist tranne “The Haunting”, scelta discutibile considerando la riuscita deludente del duetto Karevik-Jansen.
Tornando alla band: Karevik promosso a pieni voti, sia che canti col cuore in mano, ad un palmo dal pubblico, oppure che inneggi su di un piedistallo opportunamente sollevatosi per “March Of Mephisto”, Sean Tibbets scatenato e i restanti leggermente affaticati. Lo spettacolo offerto è stato comunque all'altezza delle aspettative, a riprova di come, nonostante tutto, i Kamelot abbiano ancora una maledetta voglia di scatenare quel grandioso pandemonio acustico che, anche solo per una notte, mette addosso quell'irrefrenabile sentimento di poter conquistare il mondo.
Setlist
Torn
Ghost Opera
The Great Pandemonium
Veritas
Center Of The Universe
Soul Society
Song For Jolee
Rule The World
Assolo Casey Grillo (batteria)
When The Lights Are Down
Sacrimony (Angel Of Afterlife)
Human Stain
My Confession
Don't You Cry
Assolo Oliver Palotai (tastiera)
Forever
Assolo Sean Tibbetts (basso)
The Haunting (Somewhere In Time)
Karma
March Of Mephisto
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Articolo a cura di Costanza Colombo
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