Kamelot
Ghost Opera - The Second Coming

2008, SPV
Power Metal

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 05/04/09

E se fosse stato il loro miglior disco, fin dove si sarebbe spinta la SPV?

E’ trascorso soltanto un anno, l’essenza e l’atmosfera di cui vi parlai all’interno della recensione di "Ghost Opera" si sono leggermente attenuate, un po’ inaridite, a noi rimane il retrogusto di un album che i Kamelot stanno per esportare anche sul suolo italico, a Milano tanto per cambiare, nella seconda parte di un tour che sembra essere figlio di quel mezzo capolavoro dal vivo intitolato "One Cold Winter's Night" più che dell’ultimo LP. Ricapitolando: c’è da spingere la seconda metà del Ghost Opera Tour, c’è da confermare l’egemonia di un super-gruppo che on-stage difficilmente sbaglia, c’è da rafforzare la posizione di un disco che non ha convinto come fece "The Black Halo", o come fece "Karma", e che all’interno della discografia dei Kamelot beh… arranca e non riesce a svettare sugli altri.

Qualcuno ha pensato bene di rimescolare le carte in tavola e di giocare il jolly, una nuova edizione di "Ghost Opera", "Ghost Opera - The Second Coming", che comprende l’intero full length e un disco bonus apparentemente succulento: ci occuperemo proprio di quest’ultimo.

Dieci tracce provenienti dal recente Live In Belgrado, registrate molto bene ma che nemmeno sfiorano l’eccellenza di "One Cold Winter’s Night", e quattro brani da studio: uno perfettamente inutile, la versione remixata di "Rule The World", uno quasi inutile, "Pendulous Fall", che già compariva sulla precedente edizione limitata di "Ghost Opera", e due pezzi provenienti dalle versioni orientali di "Ghost Opera" e di "The Black Halo", rispettivamente "Epilogue" e "Season’s End". Niente di eccezionale a dire il vero.

Il piatto forte è proprio lo show serbo, e i Kamelot mettono insieme, uno di fila all’altro, quattro tre estratti da "Ghost Opera" più l’intro: "Solitarie", la title track, "The Human Stain" e "Mourning Star". Manca qualcosa: dov’è "Rule The World"? Le new entry perdono molta della loro atmosfera gotica ma guadagnano in potenza, era già successo con "The Black Halo", album che aiuta a far decollare il disco con la forza di "When The Lights Are Down" e la dolcezza di "Abandoned", una delle migliori ballate mai scritte dai Kamelot. Il pubblico risponde bene, e i cinque rincarano la dose con "The Haunting", andando a completare l’opera con "March Of Mephisto", altra perla che è diventata ormai un punto fermo da esibire non appena se ne presenta l’occasione.

Veniamo alla domanda che vi tortura da qualche minuto: vale la pena comperare "Ghost Opera - The Second Coming"? Chi ha la prima versione può tranquillamente tenersi quella senza sborsare altro denaro, a maggior ragione chi è in possesso anche del live “One Cold Winter’s Night”. Non avrebbe alcun senso. I veri destinatari sono coloro che, a suo tempo, non si lasciarono tentare da "Ghost Opera" e che oggi possono riparare acquistando una versione che, a i punti, vale poco più della precedente. Resta l’odore nauseante di un’operazione commerciale e il valore intrinseco di un album riuscito soltanto a metà. Resta immutato il parere espresso nella recensione precedente.




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