Korpiklaani
Noita

2015, Nuclear Blast
Folk Metal

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 01/05/15

I Korpiklaani sono tornati! Considerati i ritmi d’uscita estremamente serrati ai quali ci avevano abituati, i tre anni intercorsi tra il precedente “Manala” e questo “Noita” sembrano quasi un’eternità. Questa lunga pausa di riflessione ha portato ben poche modifiche al tipico stile del combo finlandese, ma d’altra parte, dopo 22 anni di carriera e 11 album all’attivo, pretendere di vedere variazioni ad uno stile ormai acquisito sarebbe pura follia, soprattutto quando si parla di una band che della fedeltà al proprio sound ne ha fatto quasi un vanto, anche a scapito di aprirsi al grande pubblico.

Nonostante una certa staticità di intenti e di scrittura sia ben presente in questo nuovo album, qualche minimo cambiamento lo si può comunque avvertire. Nulla che faccia gridare al miracolo o che dia una nuova direzione a quanto proposto fin qui da Jonne Järvelä e soci, ma è pur sempre un piacevole diversivo rispetto alla solita minestra. Sarà stato l’innesto di un nuovo violinista (Tuomas Rounakari) e di un nuovo fisarmonicista (Sami Perttula), ma gli strumenti folk non sono mai stati così in primo piano come ora, destreggiandosi sia nelle melodie che in alcuni assoli estremamente interessanti. Se l’aspetto folk è ben evidente, quello metal non viene comunque tralasciato, riuscendo così a raggiungere forse il miglior compromesso tra pesantezza e tradizione che i Korpiklaani abbiano espresso durante la loro carriera. Un’altra nota piacevole è il proseguimento lungo la linea più cupa già ravvisabile in “Manala”. La stessa copertina dell’album, dove la mascotte della band, il Noita del titolo, lo sciamano, questa volta accompagna nella notte un corteo, forse una cerimonia funebre, ha una valenza meno gioiosa e giocosa del solito, più legata alla sfera notturna/introspettiva. Anche due brani (“Lempo” e “Minä Näin Vedessä Neidon”) ci mostrano il lato più lunare della band, risultando così due piacevoli diversivi rispetto ai canonici inni dedicati alle bevande alcoliche ed alla sfrenata baraonda.

Ma i Korpiklaani sono principalmente brani veloci, ballabili, ed anche questa volta non si sono trattenuti in questo ambito. Tra i momenti più particolari dell’album si segnala sicuramente “Jouni Jouni”, rifacimento estremamente personale del classico del 1968 “Mony Mony” di Tommy James And The Shondells, anche se il grande pubblico lo ricorderà più facilmente nella versione di Billy Idol del 1981. Cantato in finlandese, infarcito di folk e di chitarroni, benedetto dallo spirito delle foreste finlandesi, il brano è il momento che più si ricorderà dell’intero album. Purtroppo questo non è affatto un complimento per quanto realizzato dai Korpiklanni in “Noita”. Il problema di fondo di questo album è che, prese singolarmente, le canzoni risultano divertenti, veloci, gioiose, fanno dimenticare i problemi ed immancabilmente ci si ritrova a dimenarsi sulla propria sedia o a mettersi direttamente a ballare, ma arrivati alla conclusione dell’album ben poco rimarrà nella mente dell’ascoltatore. Il grosso punto dolente è la mancanza di personalità. I singoli brani, che otterranno sicuramente l’effetto voluto durante i concerti del prossimo tour, ovvero quello di far ballare come indemoniati gli spettatori, si ritrovano nonostante tutto ingabbiati nella classica ossatura che caratterizza da 22 anni a questa parte la produzione musicale della band.

Nel bene e nel male i Korpiklaani sono questo, non vogliono modificarsi, e se da un lato il divertimento è comunque assicurato, l’interesse da parte del grande pubblico continuerà a latitare per colpa di una produzione musicale immobile. I piccoli accorgimenti qui impiegati sono un efficace palliativo, rinfrescano in parte una formula ormai datata, ma quello che manca sono brani veramente memorabili, che rimangano in testa a lungo dopo aver concluso l’ascolto dell’album. I fan della band non rimarranno delusi da questo nuovo album, anche perché nell’ottica dei Korpiklaani il risultato ottenuto è quello voluto. Poche band riescono a dividere così nettamente il pubblico così come riesce facilmente al combo finlandese. “Noita” è l’ulteriore tappa, non imprescindibile ma gustosa, del lungo viaggio di divertimento dei sei musicisti. Nessuno è obbligato a prendere parte alle danze, ma chi parteciperà alle loro sfrenate feste sa già che tipo di divertimento aspettarsi.




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