Korpiklaani (Jonne Järvelä)
Jonne Järvelä, leader della storica band finnica ci accompagna lungo la strada del vagabondo, e ci introduce nelle atmosfere della nuova release "Kulkija", in una interessante chiaccherata sulla nascita dell'ambum, sulla band e su molte altre curiosità..
Articolo a cura di Fabio Polesinanti - Pubblicata in data: 10/09/18

Traduzione a cura di Camilla Mazzitelli


Ciao ragazzi, prima di tutto bentornati a SpazioRock.it

 

Grazie, è un piacere.

 

Avete appena pubblicato il decimo album della vostra carriera, un traguardo importantissimo per una band. Vi aspettavate di arrivare a questo punto e di rimanere al top per così tanti anni?

 

Per qualche motivo ho sempre creduto che ce l'avremmo fatta. È un grande sollievo, perché non ho mai avuto e non ho mai piani B. E' qualcosa che non è arrivato facilmente o rapidamente. Il nostro cammino è stato lungo e tortuoso.

 

La definizione di "Kulkija" è vagabondo. Potresti spiegarci l'idea dietro l'album? Magari vi sentite un po' vagabondi anche voi essendo dei musicisti famosi, che vagano e viaggiano in tour in giro per il mondo.

 

Esattamente. Molti di noi hanno una personalità vagabonda. L'unica cosa che ho detto al nostro paroliere Tuomas Keskimäki era di scrivere d'altro oltre alla mitologia finnica o Kalevala, o storie epiche nazionali. Volevo qualcosa di più semplice, qualcosa in cui le persone si potessero facilmente identificare. Sono convito che chiunque vorrebbe essere libero, come un vagabondo, ad un certo punto della propria vita. Ma nel nostro caso abbiamo intuito e capito tardi che l'dea del vagabondo è un vero e proprio filo conduttore in questo album. Non a caso, non è per niente un tema tipico per un nostro disco.

 

Ero molto affascinato da questa idea. Ci sono canzoni nell'album che celebrano essere un vagabondo in modo positivo, mentre in altre sento un senso di nostalgia e malinconia, come in "Aallon alla" o nella bellissima ballad "Harmaja". Qual è l'aspetto principale della vita e dell'anima di un vagabondo secondo voi?


Questo album vuole descrivere l'esperienza di questa figura. Il vagabondo di cui raccontiamo nei nostri testi cerca una ragazza, la conquista ma ha difficoltà a capire come tenerla accanto a sé. In un'altra canzone, la sua ragazza muore e si crea un sentimento di mancanza e di nostalgia tra entrambi, dove il limite netto è la linea della morte, dove da un lato stanno i vivi, e dall'altro solo le anime degli spiriti. In un'altra canzone lui vuole togliersi la vita ma in altre lui celebra la vita stessa con brindisi e buona compagnia. Lui affronta tutte le sfide della vita, ma celebra le sue delizie, come facciamo tutti noi.

 

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Tu sei stato sempre fortemente legato alla storia della tua terra e della mitologia finnica. Molte canzoni di questo album come "Korppikalliota" o "Sillanrakentaja" parlano appunto di questo. Quanto è importante per te includere questi elementi culturali e storici nelle vostre canzoni?

 

"Sillanrakentaja" è una storia importante per Tuomas cha ha scritto il testo. È una leggenda antica del suo villaggio: narra di un gigante che voleva costruire un ponte sul lago di Eura. Durante la costruzione, una donna anziana che passava di lì cominciò a ridere e a prenderlo in giro per gli abiti sporchi e vecchi e logori che indossava. Questi si arrabbiò e scaraventò un'enorme pietra su di lui. La pietra volò in aria e atterrò sul confine di due villaggi, Kauttua e Säkylä. La pietra si trova lì ancora oggi.


L'album è composto da 14 canzoni ed è anche il vostro disco più lungo. Era una scelta dettata da una ragione in particolare, ad esempio perché dovevate esprimere tante idee?

 

Avevamo tantissimo materiale da usare. Avevamo un forte limite, ovvero che non avremmo tenuto alcuna canzone per il prossimo album, perché probabilmente non avrebbe trattato più di vagabondi. Abbiamo capito durante le lavorazioni che l'album sarebbe diventato molto lungo, ma non riuscivamo a rimuovere nessuna canzone. Ogni canzone ha il suo posto e il suo ruolo. E poi suoneremo tutte le canzoni dal vivo ai concerti.

 

C'è stato un cambiamento importante nel vostro team quando avete deciso di lavorare con un nuovo produttore. Come siete arrivati a prendere questa decisione?

 

Avevamo solamente capito che era ora di cambiare produttore. Non c'era nulla che non andava in quello precedente, ma eravamo curiosi di vedere cosa sarebbe successo con qualcun altro. Avevo pensato a Janne Saksa e quando l'ho chiamato mi ha confessato che era da tanto che voleva lavorare con noi. Era diverso lavorare con lui piuttosto che con Aksu Hanttu. Ma è stata una scelta giusta anche perché Aksu era molto impegnato con la sua band al tempo. Janne ha portato un ambiente rilassato nello studio e quindi è andato tutto bene. Abbiamo registrato l'album in una fattoria al Petrax Studio. Sta in mezzo al nulla, in campagna, dove ti puoi davvero concentrare a registrare. Ci sono solo campi, foreste e silenzio. La differenza più significativa è stata che non abbiamo ri-registrato spesso in questa occasione e abbiamo usato meno basi musicali.

 

Ascoltando il vostro album, si riesce a percepire l'approccio "live" verso i vostri pezzi. È stato grazie a questo cambiamento che siete riuscite a creare questo effetto?


E' bello che tu l'abbia notato! Questo album è molto organico in diversi modi. Nella scena metal di oggi, le percussioni vengono replicate digitalmente anche se registrate in uno studio. Altre band di oggi usano 50 basi di chitarra e 200 basi synth, o che ne so. Noi abbiamo fatto l'opposto. Abbiamo percussioni organiche, registrate alla vecchia maniera insieme a tutti gli altri strumenti. C'è una certa magia nell'ascoltarle nell'album, specialmente con i violini e le parti vocali.


Durante i primi anni della vostra carriera avete rilasciato un album all'anno. Da "Manala" in poi, sono passati circa tre anni. Qual è il motivo di questa scelta? Possiamo dire che di tanti fattori forse c'è quello del tempo necessario a sviluppare le vostre idee, arrangiamenti e produzione?

 

Non mi è servito più tempo del solito. Le canzoni sono state composte molto rapidamente. Dopo Manala ho fatto anche due album da "solista". Anche se ho coinvolto altre persone, come Korpiklaani. Ho fatto questa scelta poichè c'erano delle canzoni che volevo fare uscire nonostante non fossero propriamente in stile Korpiklaani. L'unico modo era di metterle in un album. E quindi questo ha richiesto tempo. Ho fatto anche del lavoro di produzione e di mixing per altre band. È una cosa che amo fare soprattutto ora che ho il mio studio. Ma con i tour di mezzo ci vuole tempo. Ma ovviamente il mio impegno rimane principalmente su Korpiklaani.

 

Quanto è complicato per te di mixare gli elementi folk e gli strumenti tipici della tua terra con il metal tradizionale?

 

Non è affatto difficile. Ho lavorato con questo mix dalla fine degli anni 90 quindi mi viene naturale. Quando ascolto altri gruppi, che hanno un classico sound rock , come ad esempio i Ramones, riesco a prendere le cose migliori e le melodie nella mia mente  e trovo  il modo di riempirle con i suoni di fisarmonica e violino.

 

Siete riconosciuti universalmente come una delle band migliori live. Vi viene naturale o cercate di migliorare questo aspetto ogni qualvolta ne avete l'occasione per essere più scatenati?

 

Siamo già abbastanza scatenati al momento. Ogni tanto ci chiediamo e ci chiedono dove prendiamo tutta questa energia perché magari un'ora prima dello spettacolo siamo morti. Ci sdraiamo sul divano o per terra, sudando come dei trichechi, con la saliva che ci esce dalla bocca. Poi quando mettiamo un po' di musica Finnica e stappiamo qualche bottiglia e ci mettiamo gli abiti di scena, sembriamo persone completamente diverse. Questo è come dei Finnici dal culo pesante diventano Korpiklanni, star del folk metal. Come se diventassimo l'ottava meraviglia del mondo.

 

Dei tanti a cui avete partecipato, c'è un festival in particolare che vi ha lasciato un ricordo speciale? Perché? C'è niente che vorreste fare per un concerto speciale, magari in una location circondati dalla natura, nelle foreste, con laghi e montagne?

 

Non abbiamo dei ricordi speciali, ma da quel che ricordo abbiamo già suonato in mezzo alla natura, circondati da foreste, laghi, montagne, villaggi e grandi città. Ma abbiamo sempre voglia di suonare e di incontrare gente, per cui siamo pronti per il prossimo giro!

 

Grazie per la chiacchierata ragazzi, è stato un piacere. Volete lasciare un messaggio ai nostri lettori e a tutti i vostri fan italiani?


Grazie mille a te Fabio e a tutti i lettori. Ci vediamo ai concerti e divertitevi!





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