Rhapsody Of Fire
Into The Legend

2016, AFM Records
Power Metal

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 12/01/16

Tre anni fa, con “Dark Wings Of Steel”, primo album per i Rhapsody Of Fire dopo la separazione da Luca Turilli, la band triestina era riuscita a spaccare in due il proprio pubblico di affezionati. Se da una parte in molti lodavano l’aspetto meno hollywoodiano dell’album, più fresco (tra questi il vostro scrivente), altrettanti si ritenevano defraudati dalla piega presa dalla band. Sono bastati tre anni, sette mesi di produzione e l’ascolto della title track uscita in anteprima per fugare qualsiasi dubbio sulla qualità e sulla direzione musicale perseguita dal nuovo parto di Staropoli e soci.

Into The Legend” è Rhapsody Of Fire fino al midollo (e gli echi da “Emerald Sword” presenti in “Distant Sky” sono un’ulteriore riprova del desiderio di guardare al passato). Cori epici, strumenti folk, visione cinematografica, voci liriche, brani che trasudano potenza epica: tutto ciò che i fan si aspettavano è compreso nei 66 minuti del nuovo disco. Sprazzi prog, cambi di tempo più diffusi, assoli di chitarra che sperimentano: gli asfittici limiti del power metal, ormai indagati da anni dal combo triestino, vengono ampliati. Il Track By Track pubblicato ad inizio dicembre riesce a dare una perfetta visione di come Staropoli e Lione abbiano voluto costruire i nuovi brani, quindi per evitare ripetizioni inutili è meglio focalizzare l’attenzione su altri aspetti. Uno su tutti, la produzione. Se “Dark Wings Of Steel” si presentava con un non perfetto equilibrio degli strumenti musicali (la chitarra spesso sommersa da orchestrazioni e tastiere, con queste quasi sempre in primo piano anche rispetto agli altri strumenti; la batteria un po’ troppo lontana dal tipico suono power metal), “Into The Legend” si presenta invece in una veste scintillante. Ogni strumento ha il proprio spazio, non rischia di essere coperto da altri, ogni suono è perfettamente udibile. A guadagnarci è sicuramente la chitarra di De Micheli, che diviene l’elemento portante delle nuove composizioni, seguita a ruota dalle tastiere di Staropoli. Il miglioramento, in fatto di riuscita dei brani, è altissimo. Basta ascoltare il riff ipnotico della conclusiva “The Kiss Of Life” o quello immediatamente coinvolgente di “Winter’s Rain” per rendersi conto della bravura di De Micheli (se ce ne fosse stato ancora bisogno) e di come la verve creativa di Staropoli abbia raggiunto un ulteriore livello.

Se i brani di “Dark Wings Of Steel” necessitavano diversi ascolti per essere pienamente metabolizzati, quelli di “Into The Legend” risultano nettamente più immediati e coinvolgenti (“The Kiss Of Life”, con il suo procedere ipnotico e circolare è il miglior esempio). Lo sguardo di Staropoli è verso la storia passata della band a cui aggiungere alcune divagazioni che non ne snaturano lo stile ma permettono agli ascoltatori di godersi della musica che non sappia di già sentito. La formazione, nonostante il cambio di bassista, risulta compatta e ben amalgamata. La sezione ritmica, orfana di uno dei due fratelli Holzwarth, mantiene la propria dirompente carica e Alessandro Sala (Sinestesia) non sfigura affatto, producendosi in diversi ottimi passaggi di basso. A proposito di De Micheli se n’è già parlato, ma vale nuovamente la pena segnalare come il chitarrista, invece di inutili richiami a Turilli, cerchi di mostrarsi quanto più possibile con un proprio stile ed i brani presenti su “Into The Legend” sono una vetrina più che ottima, con assoli e riff che cercano di portare nuove soluzioni, riuscendoci appieno. A chiudere questa carrellata, la mente (e le mani) geniale di Staropoli, che si ritaglia momenti dove dare libero sfogo alle sue tastiere, ma che non vanno, fortunatamente, a discapito di altri collegi di formazione. Se gli strumenti soddisfano completamente, le voci eccellono. Che sia quella di Lione, sempre e comunque in grandissima forma, o quella della soprano Manuela Kriscak, il risultato non cambia. La gamma di emozioni e di stili che percorrono le dieci tracce di “Into The Legend” riescono a tenere sempre viva l’attenzione dell’ascoltatore.

Con un occhio al passato ed uno al presente, i Rhapsody Of Fire tornano più combattivi che mai. “Into The Legend” dovrebbe riuscire a mettere d’accordo tutti i fan, più di quanto avesse fatto “Dark Wings Of Steel” all’epoca della sua uscita, ma il ritorno ad uno stile più old school non deve essere affatto visto come un semplice ripiegare su posizioni più sicure ed economicamente producenti, bensì come un amore per determinate forme musicali sulle quali innestare quanto maturato grazie all’esperienza.



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