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Facciamo sempre la gara a chi è più modesto e umile, ma ammettiamolo: ogni tanto, è bello sentirsi migliori degli altri. Se non migliori, ecco, almeno diversi, speciali. E attenzione, qui non bisogna fraintendere: soprattutto quando si parla di arte, le élites inevitabilmente esistono, ma questo non giustifica l’elitarismo, mai. Stabilito questo confine, possiamo dire: quant’è bello andare a un concerto sapendo che non è uno di quelli a cui andrebbero tutti? Sapersi parte di qualcosa di esclusivo, sì alla portata di tutti, ma voluto da pochi. Beh, probabilmente sono situazioni più uniche che rare, e infatti lunedì sera non è stata una di queste.

Le aspettative di andare al concerto dei Calibro 35 e di ritrovarci tra pochi eletti c’erano, ma così non è stato. Certo, non eravamo un numero da capogiro, però l’Alcatraz – in versione ridotta – era decisamente pieno. Basandoci sulle apparenze, il pubblico era sì composto da coloro che si sentono parte di un’élite nostalgica – veri intenditori o semplici snob? – ma c’erano anche dei giovani curiosi, delle ragazze che ballavano e, su questo ci si può scommettere, tanti, tantissimi cinefili. Perché è impossibile ascoltare l’ensemble meneghino senza pensare a Morricone, ai soprabiti scuri e ai cappelli immersi nel fumo, a donne dal corpo formoso e dai capelli voluminosi. Insomma, agli anni ’70.

Mentre il locale è ancora relativamente vuoto – manca più di un’ora all’esibizione degli headliners – i primi arrivati vengono intrattenuti da un altro gruppo di Milano, molto più giovane ma con un ridente futuro davanti a sé: gli Studio Murena. Sul loro profilo Spotify si definiscono “MILANO JAZZCORE 3023”. Noi che li abbiamo visti li definiremmo “CHE CAZZO DI FIGATA”. Però anche jazzcore può andare. Questo sestetto prende le lezioni del conservatorio e le corrompe con suoni aggressivi, contaminazioni elettroniche e versi profondi, pronunciati dal rapper Carma. Non stupisce sapere che dopo soli 5 anni di attività abbiano già all’attivo collaborazioni di alto livello (Ghemon, Dardust, Enrico Gabrielli degli stessi Calibro), e tre album in studio (di cui l’ultimo prodotto da Tommaso Colliva) e non poteva esserci band migliore di questa per aprire l’ultima data del Nouvelles Aventures On Tour.

I Calibro sono bravi e fanno musica raffinata, un po’ da radical chic probabilmente, ma si comportano anche un po’ da rockstar, facendoci aspettare parecchi minuti prima di salire sul palco, accompagnati da una registrazione riguardante “Uccellacci e uccellini” (film di Pier Paolo Pasolini con Totò). L’apertura del loro set è misteriosa, un po’ orientale: non a caso il brano è proprio “Mompracem”, ovvero l’isola di Sandokan, la tigre della Malesia. Ma le atmosfere, le sensazioni, il mood della serata sono esattamente come i componenti di questa band, imprevedibili, versatili.

La creatura diretta da Colliva è come un camaleonte dopato di stupefacenti, striscia e riesce a confondersi con tutti i tipi di vegetazione: progressive, jazz, funk, soul, psichedelia, rock, elettronica, pop, musica leggera. È un animale capace di tutto. Fabio Rondanini è un metronomo vivente, che con la resistenza di un macchinario mantiene il ritmo per tutti i 90 minuti di performance e non cala mai di precisione. Il chitarrista Massimo Martellotta si diletta sia in parti ritmiche (consolidate dal turnista Roberto Dragonetti al basso) sia soliste, ma è al sintetizzatore che incanta la folla, creando onde sonore sinuose e ipnotiche. E che dire di Enrico Gabrielli? Guardarlo suonare fa venire in mente una sola domanda: “Ma se avesse una mano in più, cosa farebbe? La userebbe per togliersi la sigaretta dalla bocca o suonerebbe un’altra tastiera ancora?”. E oltre alle tastiere ci suona pure, di tanto in tanto, il sax (“Fail It Till You Make It”), il flauto traverso (“Bouchet Funk”) e perfino canta (“Apnea”).

Per festeggiare la chiusura del tour nazionale il quartetto ha pensato anche di invitare alcuni amici ad aggiungere un po’ di voci in un set prevalentemente strumentale: Roberto Dell’Era (compagno di Rondanini negli Afterhours) interpreta la dolcissima versione dei Calibro de “L’appuntamento”, canzone resa celebre da Ornella Vanoni nel 1970; la giovane Arya Delgado ci intrattiene nella bondiana “When the world is feeling blind”, tratta dalla colonna sonora della serie tv “Blanca”; e infine Venerus, che si accompagna alla tastiera nella sua “Sei acqua”, insieme ovviamente al gruppo di Colliva.

Di particolare impatto è il travestimento da ladri in “Trafelato”, in cui i musicisti sembrano prendere a pugni i propri strumenti; ma ancora più impressionante – e divertente – la seconda interruzione del set, subito dopo “Milan au 30èeme siècle”: i musicisti scendono dal palco e parte il famoso estratto della telecronaca dell’allunaggio di Tito Stagno (senza però il famigerato battibecco con Ruggero Orlando). Sul finire della registrazione i quattro risalgono vestiti da astronauti argentati (che agli over 40 avranno ricordato sicuramente i Rockets) e riprendono a suonare con “CLBR35”.

Per chi voglia fare un viaggio di 50 anni nel passato, attraverso i sensi, un concerto dei Calibro è quello che ci vuole.

Tracklist

Mompracem
Stainless Steel
You, Filthy Bastards!
L’appuntamento
Stan Lee
Fail It Till You Make It
Death of Storytelling
Trafelato
When the world is feeling blind
Dinamometro
Eteretaco
Apnea
Ottofante
Bouchet Funk
Milan au 30ème siècle
CLBR35
Universe of 10 dimensions
Gun Powder
Sei acqua
Extraordinaire
Notte in Bovisa
Giulia Mon Amour

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