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Intitolare un tour come “Lockdown Hurricane” richiama alla mente immagini molto forti e potenti. La pandemia del triennio 2020-22 ha frenato, tra le tante cose, l’intera industria musicale dal vivo, impedendo a molti artisti di poter promuovere i propri lavori. Tuttavia, alcuni hanno deciso di non rimanere fermi in attesa, e di approfittare del tempo di confinamento per produrre nuova musica. Tra questi vi sono gli Eels, che non hanno sfornato un solo lavoro, ma ben due (“Earth to Dora” del 2020 e l’ultimo “Extreme Witchcraft” del 2022) e sono tornati in Italia per promuoverli, recuperando le date che erano previste per aprile dello scorso anno.

La richiesta per la band californiana è molto alta, tant’è che il concerto inizialmente previsto al Live Club di Trezzo sull’Adda (MI) viene riprogrammato per il ben più spazioso Alcatraz. La fanbase di “E“(pseudonimo di Mark Oliver Everett, frontman e leader del gruppo) e soci è molto fedele, attende il loro ritorno da 4 anni e nulla vuole sentire se non loro.

Tant’è che l’Alcatraz inizia a riempirsi a set già iniziato dell’artista in apertura, Billie Marten. L’indie folk della giovanissima inglese, che si esibisce sul palco da sola, accompagnata unicamente dalla sua chitarra, non scalda troppo la platea, nonostante risulti godibile: peccato per lei, speriamo di rivederla in un contesto più accogliente.

L’Alcatraz (per questa serata in versione ridotta) si è ormai riempito quando dalle casse riecheggia “Così parlò Zarathustra”. Terminata la celebre opera di Strauss, la band sale sul palco ed è subito musica. L’aspetto scenico sembrerebbe essere minimale: le luci non eseguono nulla di straordinario, il telo dietro la band mostra unicamente un mappamondo disegnato.

I primi 5 pezzi, suonati uno in fila all’altro, sono all’insegna del blues rock, tra pezzi dell’ultimo lavoro in studio e cover. La prima interruzione fa intendere subito il perché del poco curato aspetto visivo: “E” ama intrattenere il suo pubblico e trasforma i suoi concerti in spettacoli di cabaret, alternando momenti di pura musica e intermezzi umoristici, anche brevissimi. Dal più volte ripetuto “It’s-a me, Mario!” fino a monologhi ben preparati, come lo sketch del telefono (in cui i membri del gruppo a turno rassicurano al telefono il figlio del batterista sullo stato del padre).

Il set continua dondolando quasi quanto il frontman, tra momenti all’insegna dell’indie rock (“Anything for Boo”, “Jeannie’s Diary”) e momenti più distorti (“Peach Blossom”). Subito dopo questa, “E” introduce il membro più recente del gruppo, il batterista Little-Joe (Joe Mengis), premiandolo per aver “raggiunto l’obiettivo giornaliero” (gag che ripeterà in seguito anche per il bassista Allen Hunter aka Big Al, il suo storico chitarrista Jeff Lyster aka The Chet, e per se stesso, alla fine).

Il punto forte del live rimane sempre “E”, un frontman che ama tenersi sempre impegnato: canta, suona la chitarra, il tamburello, la maraca, in più momenti balla, tutto sempre in completo elegante, coi suoi caratteristici occhiali scuri e a piedi scalzi. Nonostante il protagonismo, è un musicista che sa non prendersi troppo sul serio (sui primi accordi di “All the Beautiful Things”, al boato dei presenti scherza sul fatto che loro non possono essere sicuri di quale canzone si tratti, essendo simile a troppe altre) e che sa anche farsi da parte per mettere in risalto gli altri (ad esempio in “Drummer Man”, cantata da The Chet e seguita da un assolo di batteria).

Giunti apparentemente verso la fine, “E” ricorda scherzosamente il concerto all’Alcatraz di 10 anni esatti prima e ne promette un altro per il 18 aprile 2033. Il set sembrerebbe chiudersi in modo sentito con “Baby Let’s Make it Real”.

Invece, dopo una lunga attesa, la band ci regala due encore (uno attaccato all’altro), dove ci travolge ancora con i suoi ritmi indie (“Friendly Ghost”, “Wonderful Glorious”) e chiude infine suonando a profusione il celebre ritornello degli Argent, “God Gave Rock and Roll to You”.

Da quanto si può capire, “E” e gli Eels sono una serata da consigliare a chiunque voglia divertirsi davvero, tra ottimi ascolti e vere e proprie risate. Speriamo che non ci tocchi aspettare fino al 2033.

Setlist

BILLIE MARTEN

God Above
Willow
La Lune
Vanilla Baby
Arrows
Mice
Blue Sea, Red Sea
Acid Tooth
I Can’t Get My Head Around You

EELS

Steam Engine
Amateur Hour
Me and the Boys
What’cha Gonna Do About it
Good Night on Earth
Anything for Boo
Jeannie’s Diary
3 Speed
The Gentle Souls
Peach Blossom
Who You Say You Are
I Need Some Sleep
It’s a Motherfucker
The Deconstruction
All the Beautiful Things
Dog Faced Boy
Drummer Man
Novocaine for the Soul
I Like Birds
Are We Alright Again
Baby Let’s Make it Real
Friendly Ghost
Last Stop: This Town
Earth to Dora
Wonderful, Glorious
God Gave Rock and Roll to You

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