L’inverno profondo è il miglior fertilizzante per le suggestioni oscure del metal estremo.

Deathcult – Of Soil Unearthed (Invictus Productions)

Malgrado siano trascorsi quasi sei primavere dal loro debutto sulla lunga distanza e dodici dalla formazione, i Deathcult non hanno mai modificato davvero il proprio songwriting, un amalgama di intransigenza e variazioni lontano tanto dal becero quanto dall’eccessivamente articolato. I principi del death metal di scuola finnico/svedese e di quella nordamericana convivono con curvature thrash di teutonica memoria anche nel nuovo “Of Soil Unearthed”, un album che, se da un lato appare forgiato, come l’esordio “Beasts Of Faith”, tra la fine degli anni ’80 e i primi del ’90, dall’altro mostra chiari connessioni con quella tendenza tutta moderna di infarcire i brani di atmosfere tenebrose e allucinate, quando non addirittura di matrice occulta. Autopsy, Death, Dismember e Sodom, ma altresì Kaamos e Verminous compaiono nell’ampio ventaglio stilistico degli zurighesi, a dimostrazione che la Svizzera, nella rielaborazione dell’estremo, continui a percorrere, con successo, una strada piacevolmente eterodossa.

Tracce consigliate: “Doxology And Putrescence”, “Trepanation Rites”, “Swine Of Oblivion”

Druid Lord – Relics Of The Dead (Hells Headbangers Records)

Per gli amanti del metallo della morte la Florida non è certo la terra delle Everglades, di Mickey Mouse e degli Universal Studios, bensì la terra natale dei Death e di una scena dall’incredibile tasso qualitativo, che ha visto Deicide, Massacre, Morbid Angel e Obituary segnare indelebilmente la storia del genere. Non sembra casuale, dunque, che i Druid Lord, oltre a provenire dal medesimo Stato a stelle strisce delle band succitate – precisamente da Orlando – si dedichino da dodici anni a un death metal profondamente vecchia scuola, immerso sino all’ultima nota nel doom più putrido e nauseabondo. Una formula che, già di buona fattura in lavori come “Hymns For The Wicked” (2010) e “Grotesque Offerings” (2018), trova, all’interno del nuovo “Relics Of The Dead” la sua migliore estrinsecazione, tra gemiti funebri, riff incrostati di fango e muschio, esplosioni di brutale velocità, un pizzico di Black Sabbath e un’atmosfera generale da horror a basso costo riscontrabile anche nel suggestivo artwork. Per dei famelici morti viventi pronti all’assalto, la colonna sonora perfetta.

Tracce consigliate: “Mangled As The Hideous Feed”, “Immolated Into Ashes”, “Festering Tombs”

Ravenous Death – Visions From The Netherworld (Memento Mori)

Riflettendo sugli spiriti torturatori che dimorano l’oltretomba più lurido e fiammeggiante che si possa immaginare, il quartetto dei Ravenous Death torna con un secondo disco, “Visions From The Netherworld”, così morboso ed eccessivo nei suoi sessanta e oltre minuti di durata da far sembrare il debutto del 2019 “Chapters Of An Evil Transition” un pudico giochino da collegiali. Formata da membri, tra gli altri, di Demonic Manifestations, In Obscurity Revealed e Remains, il gruppo messicano di stanza a Guadalajara ha avuto sin dal 2016, anno della sua fondazione, l’obiettivo di incrociare il death metal old school di provenienza soprattutto europea con quello post anni Duemila, seguendo un po’ l’esempio dei primi Vomitory e dei Sinister di “Afterburner” (2006). Un approccio molto interessante, che profuma di revisionismo senza per questo regredire nel nostalgico, efficacissimo quando si tratta di bastonare e pompare groove, ancora in fieri quando bisogna bilanciare le tante sfumature diverse affioranti qua e là dai pezzi. Una bestia comunque singolare e da tenere attentamente sott’occhio per il prossimo futuro.

Tracce consigliate: “Caverns Of Freezing Torture”, “Gore Vault Dismemberment”, “The Ascending Chasm”

Vicious Knights – Alteration Through Possession (Dying Victims Productions)

A osservare con attenzione l’artwork del debut album dei Vicious Knights, tutto fantasmi e case infestate, si viene colpiti immediatamente da quel misto di artigianato e cinematografia fantasy/horror e in grado di proiettare l’ascoltatore nei gloriosi anni ’80 e ‘90, l’epoca d’oro dell’heavy metal e catino natio dei sottogeneri a esso legati. Una copertina à la King Diamond, dunque, per “Alteration Through Possession”, esordio del terzetto di Salonicco che fa poco o nulla per nascondere la propria missione derivativa; i greci, infatti, prendono a manciate dal teutonic thrash Kreator e primi Sodom, lo mescolano al death primordiale dei Sepultura di “Schizophrenia” e ne intrappolano l’essenza entro una cortina fangosa degna dei cari Celtic Frost. La produzione analogica conferisce all’insieme l’appropriato marchio vintage, per una serie di brani onesti e spassosi, a cavallo tra il mid-tempo e la sassata, capaci di coinvolgere e aizzare, nonostante – o forse in virtù – della loro natura di sostanza riciclata. Dito medio ed headbanging senza vergogna, con il vecchio Fenriz che approverebbe a scatola chiusa.

Tracce consigliate: “The Boneghoul King (The Miserly)”, “They Cast No Shadow”, “Swing For The Grave”

The Mist From The Mountains – Monumental – The Temple Of Twilight (Primitive Reaction)

Fondati nel 2020 in una vaga zona della Terra dei mille laghi, i The Mist From The Mountains emanano, già dal proprio monicker, una forte sensazione di gelo, foschia e malinconia, incarnata da un black metal melodico dalle intriganti sfumature neofolk. Ascoltandone l’esordio in studio “Monumental – The Temple Of Twilight” emergono innumerevoli rimandi a formazioni più o meno classiche del genere (Arckanum, Borknagar, Dimmu Borgir, Enslaved, Kvist, Naglfar, Taake, Vinterland), ma il quintetto finlandese, invece della solita operazione di recupero tout court, riesce a integrare le influenze degli antenati in un sound energico, fresco ed evocativo, non alieno, negli arrangiamenti, da suggestioni cascadian oggi tanto attuali. La produzione, estremamente nitida e potente, contribuisce all’ottimo risultato finale di un disco da portare con sé ovunque, soprattutto quando il desiderio di addentrarsi tra i mistici e lattescenti paesaggi del Nord Europa diventa una brama frenetica e irresistibile. Natura naturans.

Tracce consigliate: “Empyrean Fields”, “Thus Spake The Tongueless Serpent”, “After God”

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