Essere il volto del rock’n’roll per le masse da quasi trent’anni non rende certo la vita facile. Doversi mantenere sulla vetta performativa per altrettanti anni è quasi impossibile, quantomeno improbabile.

Liam Gallagher passerà sicuramente alla storia come una delle figure più odiate ed allo stesso tempo mitizzate nello show business, portandosi appresso una carriera che più di moltissime altre è stata – giustamente – celebrata.

Tra pochi giorni, il 27 maggio, uscirà “C’mon You Know”, terzo album solista dell’ex Oasis ed abbiamo quindi voluto ripercorrere la sua carriera lontana dal fratello Noel. Abbiamo provato ad individuare un breve greatest hits di ciò che è stato pubblicato dal 2017 ad oggi sotto il pesante nome di Liam Gallagher.

Once

Il vero capolavoro da solista di Liam Gallagher, una ballata che racchiude in sé la malinconia dei numeri primi a cui le rockstar di questo livello sono esposte nella loro carriera. Un brano raffinato e, ovviamente, dal ritornello imbattibile.

Now That I’ve Found You

Divertente e brillante, un brano scanzonato che richiama gli Oasis più solari, con tanta California nel mezzo. La canzone nasce da un’idea di Simon Aldred (Cherry Ghost) che trova nell’unione con Gallagher una formula vincente ed efficace.

Universal Gleam

Suona un po’ come un inno romantico, con le atmosfere festivalesche che stanno nell’aria tra Beatles e Primal Scream. Di un cantante che ha fatto del proprio timbro vocale un pezzo di storia, qui sentiamo tutto. Arrangiamento psichedelico e sognante che richiama senza vergogna quegli anni ’90 americani in cui ci si prendeva a pugni tra Brian Jonestown Massacre e The Dandy Warhols.

For What It’s Worth

Ritornello che più Oasis non si può ed è per quello che ci piace tantissimo. La semplicità la fa da padrona, ma con accorgimenti a livello di produzione che tengono alta l’attenzione dall’inizio alla fine della composizione. Accendini e braccia che ondeggiano.

Meadow

Un alone di psichedelia avvolge il brano e la voce di Gallagher in questa ballata che richiama apertamente quegli anni ’60 da classifica, facendolo anche piuttosto bene. Non si percepisce fretta di far esplodere ritornelli da stadio e questa novità piace parecchio. Qui Liam fa squadra con Greg Kurstin e Andew Wyatt per un risultato finale che spicca nel repertorio.

When I’m In Need

Piccola perla acustica lo-fi dove la semplicità fa ancora il suo sporco lavoro, lasciando a backing vocals (citare i Beatles sarebbe ormai davvero tautologico parlando dei fratelli Gallagher) e ad una ritmica scarna e di grande efficacia il ruolo di protagonisti all’interno di una composizione piacevole e che rimanda ad ispirazioni che trovano diversi riferimenti negli ultimi 20 anni di pop.

The River

Potrebbe benissimo essere un B-side escluso dalle registrazioni di Dig Out Your Soul. Le chitarrone che si rincorrono assieme ad un reparto percussivo primitivo ed incessante fanno di questo pezzo uno di quelli che starebbero proprio bene in apertura di scaletta di un live, dove il sole non è ancora andato giù del tutto ed il caldo di mezza estate piano piano si affievolisce per dare spazio a danze contaminate da birre e persone sudate.

Glimmer

Un leggero rock uptempo da settimana in campeggio che rasserena e strizza l’occhio a Beach Boys e R.E.M. (bella coppia) con escamotage di produzione da hit estiva senza troppe pretese. A volte prendersi troppo sul serio non fa bene, meglio scrivere una canzone leggera. Dentro troviamo la penna dei fratelli Veis (Fantastic Something), Andew Wyatt e Michael Tighe (Jeff Buckley, Mark Ronson, Adele tra i tanti). Un bel gruppo di amici.

I’ve All I Need

Citazioni senza sconti che si rincorrono dentro questo brano che puzza un po’ di Strawberry Fields Forever e un po’ di U2. Pop fino al midollo, gli anni ’00 che incontrano i riverberi dei ’60 e si trovano anche molto d’accordo. Un pezzo 100% Gallagher che sorprende per maturità compositiva. Alla fine la rockstar più antipatica ed amata del pianeta è un tenerone.

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