“Da dove è venuto? È una creatura da una potenza straniera? Un maniaco? È pericoloso? Intelligente? Stupido? È gentile con i suoi genitori? È reale? Pazzo? Sano di Mente? Uomo? Donna? Robot? Che cosa è?”

Moonage Daydream è un dialogo tra David Bowie e lo spettatore. Quest’ultimo, grazie al montaggio e la regia di Brett Morgen, è come se venisse introdotto all’interno della mente di Bowie, rappresentata attraverso un susseguirsi di immagini criptiche e video inediti, intervallati da spezzoni di film che hanno fatto la storia. Dallo spazio all’epopea del glam; da Ziggy Stardust al Duca Bianco; uomo, donna o entrambi; David Bowie nel mondo e a casa David Jones: ci viene mostrata la carriera di un uomo/artista poliedrico, versatile e totale. Un artista che ha tracciato e definito i confini della musica, riuscendo anche a ricrearli. 

Morgen, dopo un lavoro di quasi cinque anni, è riuscito a fare un film incredibile con l’obiettivo di far raccontare David Bowie da David Jones. Infatti, a differenza del resto dei documentari, il regista rinuncia alle testimonianze di amici, familiari e colleghi e si focalizza su un unico punto di vista, quello di Bowie. Quest’ultimo ci guida nell’esplorazione delle varie forme d’arte che lui stesso ha sperimentato con voracità nel corso della sua vita: musica, cinema, danza, pittura, scultura, recitazione e teatro. Una narrazione mai lineare che cerca comunque di seguire una linea cronologica: iniziando con la figura del giovane David, che cerca di emergere dal sobborgo londinese di Brixton; finendo con il testamento artistico e spirituale di “Blackstar”

Nessun filtro aggiunto, solo la vera essenza dell’artista e delle sue numerose personalità, di cui ancora non capiamo se sia stato Bowie a creare o siano state loro a scoprirlo. Moonage Daydream, in conclusione, è un film visionario di un uomo, prima dell’artista, che ha l’urgenza di raccontare la sua anima piuttosto che la sua biografia. 

David Bowie

Le mille voci di David Bowie

La musica è il centro della narrazione del film: per questa sua visione, Morgen  ha smontato, rimontato la musica di Bowie, creando dei mix mai sentiti prima. Anche nella scelta dei brani il regista ha voluto pescare nell’infinito repertorio dell’artista, non scegliendo solo le hit e i successi, ma inserendo anche i brani poco conosciuti che si fondono alla perfezione nel progetto. 

Uno dei brani più celebri che ritroviamo all’interno del documentario è “Moonage Daydream”, del 1971 che fa parte del disco “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars” e che dà il titolo all’opera omonima cinematografica. L’importanza di questa canzone è dovuta all’ introduzione della figura di Ziggy Stardust, alter ego di Bowie e figura proveniente dallo spazio che raggiunge la terra alla vigilia dell’apocalisse. Durante la visione del docufilm, inoltre, ci viene mostrato Bowie che incita il suo pubblico sulle note di “All the Young Dudes” del 1972, uno dei brani simbolo del glam rock che tratta argomenti come il suicidio. Ovviamente all’interno della narrazione, non può mancare il racconto, da parte dell’artista, della permanenza a Berlino,  in cui vengono composte varie canzoni tra cui “Heroes”del 1977, che ha segnato anche il cinema con Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino o il recente Jojo Rabbit

Passando per gli anni ’80, invece, Moonage Daydream  lascia spazio a Let’s Dance, esempio di funk-rock che dominò le classifiche al primo posto in America e in Inghilterra. Il regista Morgen usa la canzone per dividere la prima fase della produzione del Duca Bianco e gli anni successivi. In seguito, viene menzionato “Hallo Spaceboy” del 1995 che Bowie ha composto con Brian Eno per l’album 1.Outside, singolo in stile industrial rock poi remixato in chiave dance elettronica dai Pet Shop Boys.

Moonage Daydream, tuttavia, è stato accompagnato anche da versioni inedite come il medley di “The Jean Genie/Love Me Do/ The Jean Genie”  del concerto del 1973, o una prima versione di “Quicksand” dell’album “Hunky Dory” e una versione di “Rock ’n’ Roll With Me” di “I’m only dancing(The Soul Tour74)”.

Il docufilm di Brett Morgen è una full immersion di due ore e venti minuti creata da un montaggio continuo e scandito da ben 48 canzoni: brani manipolati, decostruiti e miscelati in nuovi mix attraverso un processo che richiama proprio la tecnica del cut-up di William Burroughs, usata da Bowie negli anni’70 per comporre i suoi testi. Infine, tutto questo, risulta essere un’esperienza sensoriale audio-visiva, complessa, spiazzante, che sicuramente affascinerà i fan, perché Moonage Daydream assomiglia proprio al film che David Bowie avrebbe voluto realizzare e dirigere su sé stesso. 

Potete ascoltare la playlist completa della colonna sonora del film:

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