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I concerti sono ripartiti praticamente da un anno e nonostante questo la coda dei tour programmati durante la pandemia e successivamente rinviati non si è ancora esaurita. Tra le band di spicco che in queste settimane stanno portando in tour un album pubblicato in quell’infausto periodo troviamo gli Starset. La band capitanata da Dustin Bates ha infatti pubblicato l’ultimo lavoro “Horizons” nell’autunno del 2021, ma solo ieri abbiamo finalmente potuto rivederla in azione in Italia, dopo quasi quattro anni dall’ultima apparizione.

Complici la lunga attesa e numeri che li inseriscono tra le band più calde del momento, la risposta dei fan italiani non ammette repliche: prima ancora dell’esibizione degli Smash Into Pieces, l’Alcatraz (in versione B) è già completamente pieno e si fa persino fatica a raggiungere il bar. La birra d’ordinanza viene servita proprio mentre la band svedese sale sul palco, in un’atmosfera già bollente. Il pubblico infatti è già in delirio e il quartetto non deve far molto per scaldare ulteriormente i presenti. Gli Smash Into Pieces si muovono bene sul palco e presentano pezzi da tutta la loro carriera, giocando anche a tratti con i fan. Se vogliamo trovare un difetto nell’esibizione, si può dire che gli svedesi presentano una certa mancanza di varietà, ma questo problema viene sicuramente compensato dalla durata dell’esibizione, poco meno di mezz’ora, in cui la band riesce comunque a coinvolgere tutto il locale.

Setlist

Wake Up / Glow In The Dark
Big Bang
Let Me Be Your Superhero
Sleepwalking
Running Away From Home
Vanguard
Boomerang

Passano altri 30 minuti e quando, alle 21 in punto, si spengono le luci, si scatena il delirio. Dopo un’introduzione spasmodica, gli statunitensi attaccano con “Carnivore” e posso finalmente abbattere il velo che divide il palco dal pubblico: gli Starset sono tornati. Non c’è neanche un attimo di respiro perché la band spara sui fan “Manifest”, “Echo” e “Trials”, tutte da “Divisions”, mentre il coro dei fan si fa assordante, fino a coprire, in certe occasioni, la fenomenale voce di Bates.

Come detto, tutti i brani vengono accolti trionfalmente e la band, forte di consapevolezza, evita di concentrarsi su un album nello specifico, offrendo una panoramica di tutta la propria carriera. La scelta può definirsi vincente, soprattutto considerato quanto tempo è passato dalla pubblicazione dell’ultimo “Horizons”, che è stato già ben assimilato dalla totalità dei fan.

A prescindere dai pezzi suonati, la band offre uno show superlativo, nonostante l’assenza forzata – a causa di un’operazione – del bassista Ron Dechant, presente comunque nel backstage. Un palco del genere sta addirittura piccolo agli Starset, che tra scenografia, giochi di luce e costumi riescono a generare un’atmosfera ipnotica. Tutta la band suona e si intende a meraviglia e Bates non oscura il lavoro dei compagni: effettivamente i pezzi non avrebbero lo stesso impatto senza gli elementi elettronici o le melodie donate da violino e violoncello.

Gli Starset suonano per 100 minuti – con un intervallo intermedio di 5 – praticamente senza pause, tolti i pochi momenti che il cantante si prende per dialogare con il pubblico instancabile. Per il resto parla la musica e basta veramente poco per perdersi nella violenza di “Devolution”, i cori assordanti di “Die For You”, il devastante impatto emotivo di “Satellite” o i sinuosi ritmi elettronici di “Ricochet”. E prima di chiudere con “Earthrise” e l’immancabile “My Demon”, c’è anche spazio per un accenno di cover di “For Whom The Bell Tolls” dei cari vecchi Metallica. Poco altro da dire, dopo un’esibizione del genere, il primo pensiero può essere solo uno: speriamo di non dover aspettare altri 4 anni.

Setlist

Carnivore
Manifest
Echo
Trials
Icarus
Unbecoming
Monster
It Has Begun
Satellite
Ricochet
Infected
The Breach
Die for You
Devolution
Earthrise
My Demons

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