Muse (Chris Wolstenholme)
Che si amino o che si odino, i Muse sono la rock band più popolare del momento. Ogni album della band inglese è una sfida per l'ascoltatore, e "The 2nd Law" non sembra essere da meno. SpazioRock ha avuto la fortuna di poter parlare del sesto album dei Muse direttamente con uno dei suoi artefici, il bassista Chris Wolstenholme! Buona lettura! 
Articolo a cura di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 17/09/12

Si ringraziano Fabio Rigamonti e Annalisa Russo per la collaborazione e le domande

 

"Vario. Positivo. Random. Anche se penso che "random" e "vario" possano dire la stessa cosa".


Chris Wolstenholme ride dopo aver tentato di definire "The 2nd Law" in sole tre parole - e in questo caso possiamo assicurarvi che è un compito piuttosto difficile. E' un pomeriggio tranquillo a Milano e gli acclamati Muse sono qui per incontrare i media per l'uscita del loro sesto album "The 2nd Law" (in uscita il 2 Ottobre per Warner Music).


"Penso che sia la raccolta di musica più varia che abbiamo mai creato" ha detto Wolstenholme "Ci sono così tante influenze in quest'album. Partendo da canzoni come "Survival", che è parecchio bombastica, o come "Supremacy". Ci sono però momenti in cui tutto è particolarmente spoglio e minimalista, come in "Madness" o anche "Animals", che suona come se ci fossimo solo noi tre, ed è qualcosa che per un po' abbiamo fatto. Abbiamo registrato ogni canzone con un approccio totalmente differente". Ogni singolo approccio ha condotto a risultati piuttosto vari e la sensazione avuta dopo aver ascoltato il sesto album dei Muse è stata decisamente travolgente. All'inizio, è stato piuttosto naturale sentirsi un po' confusi, dato che sembra che Matt, Dom e Chris abbiano messo troppa carne al fuoco - ma, onestamente, hanno mai lesinato sulla loro creatività? Non proprio. Poi, una sensazione piacevole si fa strada, quella che fa canticchiare l'ascoltatore e che gli fa tenere il tempo con mani o piedi. Tuttavia, queste sono solo prime impressioni dopo un primo ascolto e i nostri lettori potranno leggere una recensione più esaustiva e completa di "The 2nd Law" sulle nostre pagine nelle prossime settimane.


Quello che è chiaro, però, è che i Muse hanno voluto sperimentare con i suoni - anche se questo processo aveva già avuto inizio qualche anno fa. "Penso che questo sia stato fatto anche negli ultimi due album" ha detto Chris ""The Resistance" è stato il primo album che abbiamo prodotto da soli. E' stato un po' uno shock, perché quando produci un disco da solo, tutt'ad un tratto ti rendi conto di quanto faccia un produttore. Se vuoi una certa sonorità, chiedi al produttore di avere quel suono, e lui te lo fa. Beh, quando stavamo lavorando a "The Resistance" abbiamo dovuto fare tutto da soli, abbiamo dovuto provare e riprovare i suoni. Abbiamo imparato molto con quell'album e credo che con "The 2nd Law" ne sapessimo abbastanza per essere veramente sperimentali e per poter provare con quello che avevamo a disposizione". "Abbiamo trascorso molto più tempo in studio rispetto al passato. "The Resistance" è stato piuttosto difficile da registrare, dato che Matt abitava in Italia, io in Devon e Dom in Francia. Quindi, mettere assieme una sessione di registrazione era piuttosto difficoltoso ai tempi. Dovevamo fare molto in pochissimo tempo. Questa volta, abitavamo tutti vicino allo studio e ci recavamo lì ogni volta che ci pareva, quasi tutti i giorni! Ogni volta eravamo felici di andarci e quella positività nell'aria era molto, molto forte, qualcosa che personalmente non provavo da qualche anno".


muse_intervista_2012_02Parlando delle sperimentazioni con le sonorità, è abbastanza inevitabile arrivare a parlare delle influenze dubstep che stanno dividendo i fan - e alcuni di loro sono letteralmente terrorizzati dal fatto che i Muse abbiano venduto la loro "anima rock" alla dubstep e alla musica elettronica, per poter essere dei "nuovi Skrillex". "Come ho detto prima, siamo sempre stati molto attratti dalla musica elettronica. Non penso che quello che abbiamo messo nell'album sia molto dubstep. E' solo parte delle possibilità sonore che volevamo provare. La musica dubstep non è stata un'influenza preponderante nel nostro album, penso solo che la musica elettronica in generale sia stata una grande influenza, questo sì. "Unsustainable" credo che rappresenti la canzone anti-elettronica, perché è fatta di veri strumenti, perché è fatta tutta con strumenti veri, il che dimostra che si possono fare molte cose con una chitarra, senza l'aiuto di un computer. Alcune parti dell'album sono smaccatamente elettroniche - ci sono cose che non si possono fare con una chitarra, ma abbiamo cercato di includere il più possibile, combinando piccole parti delle nostre personali influenze". Una volta esaurito l'argomento dubstep, un'altra inevitabile questione riguarda i Muse influenzati dai Queen, o persino dai Led Zeppelin e gli U2, a questo giro. "A volte le cose sono casuali, e a volte sei proprio ispirato da una canzone, i cui suoni vorresti averli nelle tue canzoni. Ma non è necessariamente un male. Devi essere influenzato da qualcosa, ed è un bene, poi, se crei qualcosa di tuo. Non c'è nulla di male ad avere un'influenza in particolare con la quale vorresti sperimentare".


Inoltre, la vera novità in questo disco, è decisamente il contributo di Chris. Per la prima volta, ha scritto e cantato due canzoni in "The 2nd Law": "Save Me" e "Liquid State". ""Save Me" è una sorta di canzone d'amore e penso che sia la più positiva tra le due", spiega. "Riguarda avere dei tempi difficili e l'avere una persona nella tua vita che ti aiuta ad uscirne - mia moglie, nel mio caso. Penso che riguardi il trovare la stabilità, cercarla attraverso la persona che ami". E' curioso sentire che la canzone sia stata ispirata da una delle band preferite di Chris, The Beach Boys: "Questa band è rimasta con me nel tempo, e posso ascoltare i The Beach Boys in qualunque momento. Mi piace quel loro suono naïf in "Pet Sounds" o "Smiley Smile" - e mi piace davvero la produzione in quei due dischi. Volevo che le mie canzoni fossero organiche come quel tipo di produzione". ""Liquid State" è una canzone molto più rabbiosa, una rabbia verso me stesso, i miei conflitti e tutto quello che ho passato" ha aggiunto Wolstenholme. "Quando ho scritto quelle parole, ero piuttosto di cattivo umore, mi ricordo che scribacchiavo i miei pensieri, e poi tutto è andato assieme. Volevo solo un riff aggressivo ed una canzone pesante!". Di certo, è stata una sfida per il bassista cantare le sue parole, dato che non ha mai sviluppato le proprie doti canore. "E' stato qualcosa di totalmente nuovo per me", ha ammesso. "Ed è stato piuttosto strano per me, sono in questa band da così tanto tempo. Per il livello a cui siamo arrivati, all'improvviso mi sono ritrovato a suonare un nuovo strumento che non ero così consapevole di avere. E' stato difficile. Non ho avuto tempo di sviluppare la mia voce. Matt ha avuto la fortuna di poterlo fare quando aveva 15 o 16 anni, e ha avuto il tempo di affrontare le sue insicurezze. Io non ho avuto questo lusso. Ma è qualcosa a cui mi devo abituare, specialmente di fronte ai fan che ci verranno a vedere in tour!".


Parlando del tour, la band sta lavorando e sta provando duramente quasi ogni giorno, dato che parte il prossimo Ottobre. Chris non rivela molti dettagli circa lo show: "Sarà uno spettacolo totalmente differente, paragonato a quello dello scorso tour. Niente torri a questo giro. Ci stiamo concentrando molto su questa specie di piramide appesa al soffitto, che si muove, s'inverte e si spacca in molti pezzi. Il video principale sarà costruito su quella struttura. Sarà una cosa stupefacente da vedere, comunque".


Le ultime parole sono tutte per la recente performance alla cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici a Londra, dove i Muse hanno suonato "Survival", supportati da un fantastico coro: "E' stato fantastico. L'entusiasmo per i Giochi Olimpici è stato semplicemente grandioso. Ero contento di essere a Londra durante i giochi. C'era questa positività nell'aria che solitamente non si associa a Londra - perché può essere una città spossante. Farne parte è stato bellissimo. E' stato anche un giorno strano, perché c'erano così tanti artisti inglesi messi assieme, Brian e Roger dei Queen, The Who... e... Non penso che suoneremo ancora assieme alle Spice Girls!".




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool