Dark Tranquillity (Mikael Stanne)
I Dark Tranquillity hanno da poco rilasciato "Atoma": nuovi tecnici, nuove ispirazioni e sperimentazione. Ecco cosa ci ha raccontato Mikael sulla genesi di questo nuovo lavoro!
Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 15/11/16

Si ringrazia Roberto Di Girolamo per la collaborazione 

 

Credo che "Atoma" sia un album più coeso di "Construct", ed è comunque molto diversificato e dinamico. Come avete ottenuto questo risultato?

 

Con tanto duro lavoro e notti in bianco, frustrazione, stress. Che la gente ci creda o no, dopo tutti questi anni e dopo dieci album non è diventato più semplice. Tutti nella band cercano di proporre qualcosa di nuovo, fresco, nessuno vuole ripetersi, deve essere qualcosa che almeno a noi sembri interessante. Quindi trovare l'equilibrio tra creare qualcosa di nuovo e mantenere comunque il nostro sound, ma con qualcosa di diverso, è davvero difficile. Se ci pensi troppo non uscirà mai niente di buono, si tratta solo di intraprendere un percorso che ti faccia sentire bene, che ti faccia pensare "Sì, siamo sulla strada giusta". Ci è voluto un po' di tempo. Siamo arrivati a circa dieci brani e ci sembravano ok, ma non c'era la magia. Abbiamo avuto bisogno di altro tempo per riascoltare le canzoni, anche in macchina al mattino, per poter dire "Ok, ora ho capito, ora so cosa serve, ho capito qual è il nucleo della canzone, ho capito perchè questa canzone mi piace", per concentrarci su quelle parti, in modo che ogni parte di ogni brano avesse l'impatto giusto. È stata una vera sfida e ci è servito molto tempo, mesi, per cercare di definire quelle canzoni e renderle ciò che dovevano essere. È un processo, non era solo andare in sala prove e tirare fuori qualcosa, è stato qualcosa di più ponderato, abbiamo provato diverse soluzioni prima di arrivare alla conclusione giusta. È difficile essere soddisfatti. Si ha sempre questo ideale perfetto a cui aspirare, quando pensi che il tuo lavoro debba essere meglio di tutti gli altri album messi insieme, e cose del genere. Ma quando trovi un equilibrio e ti rilassi un po', riesci a fare il lavoro al tuo meglio. Una volta deciso che queste sarebbero state le 12 canzoni da registrare, si trattava solo di far si che tutti dessero del proprio meglio per registrarle. Avevamo questa demo, ed ero sicuro che Anders ci avrebbe scritto delle ottime parti di batteria, che Niklas avrebbe fatto un ottimo lavoro con le chitarre, che ci sarebbe stata una grande tastiera di Martin e che Iwers ci avrebbe passato delle linee di basso grandiose. Così anche io sono riuscito a concentrarmi sulla mia parte, cioè scrivere I testi, le linee vocali, e all'improvviso ci è sembrato tutto facile, abbiamo registrato tutto, ma non ci siamo mai rimessi ad ascoltare il lavoro per intero. Ognuno sapeva le proprie parti che si incastravano insieme. Una volta mixato ci siamo sentiti davvero soddisfatti, e ci siamo detti "Ok, ha davvero funzionato".

 

Le tastiera hanno un ruolo di grande rilievo nell'album. Perchè canzoni come "Force Of Hand" richiedono un approccio più intricato?

 

Penso dipenda dall'ispirazione di Martin. Scrive spesso canzoni e scrive gli arrangiamenti per gran parte del materiale, e pensa "Oh, qui ci starebbe bene questo". In particolare "Force Of Hand" ha un tempo abbastanza strano, c'è un equilibrio strano, e penso che Martin abbia in qualche modo reagito a questa cosa, pensando di metterci parti di tastiera più sfrenate, o qualcosa che comunque suonasse più sfrenato. Penso che aggiunga una strana oscurità. Ho parlato con un ragazzo che mi ha detto che poteva sembrare la colonna sonora di un horror di John Carpenter. E in effetti era vero. Poi Martin ha iniziato a comprare vecchi synth classici che hanno questi suoni unici, quindi si è messo a giocare con questi strumenti e appena c'era spazio per metterli in una canzone lo faceva. Averlo con noi a comporre è di grande ispirazione.

 

La titletrack sembra essere un riassunto perfetto dell'intero disco. Ci puoi raccontare il processo di composizione di questo brano?

 

È una canzone molto dritta, è immediata, capisci subito cosa sta succedendo, ha delle melodie semplici. È stata scritta all'inizio, è una delle prime canzoni che ho ascoltato. Ma per me trovare quell'equilibrio, quel senso di immediatezza, quel riff e renderla una canzone con un fantastico potenziale live è stato davvero difficile. Per certe strane ragioni, le canzoni più semplici hanno bisogno di più lavoro, infatti è una delle ultime canzoni che abbiamo finito e registrato. È davvero una sfida, ho continuato a cambiarla, mi sembrava finita, poi dopo tre settimane tornavo indietro "No, no, non va bene". Ho fatto così un po' di volte, finchè non capivo davvero più costa stessi facendo. Al che ho riascoltato la demo iniziale e mi sono detto "Ah sì, ecco, cercavo qualcosa qui che avevo scritto all'inizio".

 

"Clearing Skies" ha il tipico marchio di fabbria Dark Tranquillity, ma allo stesso tempo è anche molto innovativa. Pensi che la band stia intraprendendo un nuovo percorso?

 

Mmh, non lo so. Abbiamo sempre fatto cose sperimentali. È leggermente fuori dalla comfort zone in cui stai normalmente. Quella canzone ha un riff davvero complesso, l'abbiamo scritto a computer e sembrava fantastico, ma suonarlo era un'altra cosa. Alla fine è uscito qualcosa di davvero buono. Abbiamo iniziatp scrivendo qualcosa a computer, poi Niklas doveva riprodurlo con la chitarra ed è diventato un riff ancora più bello, ma è qualcosa che magari non avrebbe mai pensato di scrivere semplicemente mettendosi seduto con la sua chitarra. Quando succede una cosa del genere è davvero incredibile. Ci piace davvero spingerci oltre I limiti di quello che sappiamo fare, ma non è una cosa che scegliamo razionalmente di fare. Magari cambierà tutto di nuovo con il prossimo disco. Non ne ho idea.

 

C'è un tema ricorrente nei testi?

 

Sì. Ho iniziato a scrivere con questa sensazione di rabbia e frustrazione riguardo ciò che succede nel mondo. Politica, immigrazione, stanno succedendo cose anche tra alcuni partiti in Svezia. Arrivi ad un punto in cui ti chiedi come si sia arrivati a questo punto, com'è possibile che persone gentili e normalissime siano arrivate ad esprimere tutto questo odio e questa paura e a smettere di provare empatia nei confronti degli altri. All'improvviso, persone di mentalità aperta diventano così territorialiste. Non si tratta di dire "Ah sì, vengono da quel quartiere della città" o di faide tra tifosi di squadre di calcio. È grave se si inizia a parlare così di persone dall'altra parte del confine o dall'altra parte del mondo. Si crea questo odio nei confronti di altre persone e giuro che non lo capisco. Come possiamo non capire che siamo parte di un disegno più grande e che dobbiamo collaborare tra di noi per rendere questo posto migliore? Dobbiamo guardare oltre alla nostra opinione. Per migliorare bisogna pensare alla collettività, solo così c'è un miglioramento a livello umano, di sviluppo anche tecnologico, piuttosto che tirare continuamente indietro, bisogna abbandonare l'approccio tradizionalista. Mi sentivo così, ribollivo di rabbia mentre guardavo il telegiornale o leggendo i giornali.

 

La Svezia è uno dei paesi più interessati dalle migrazioni più recenti, tra l'altro.

 

Sì, siamo sempre stati un paese aperto e neutrale, ma all'improvviso ho visto nascere questa corrente sotterranea di odio. Nessun testo riguarda la politica. Si tratta solo di opinioni personali che cambiano. Gli idioti ci sono sempre stati, ma vedere che iniziano a controllare I governi è davvero folle, ci si chiede per forza come si sia arrivati a questo punto. A me interessa l'aspetto umano della cosa, analizzare la natura umana, com'è possibile che ci sentiamo così spaventati e messi al muro, invece di essere intelligenti e aperti. Ci limitiamo ad attaccare, come gli animali. È terribile.

 

Dal punto di vista del sound il disco suona davvero bene, è intenso. Com'è stato lavorare con David Castillo?

 

È stato davvero figo. Avevamo intenzione di lavorare con qualcuno di nuovo, ma non sapevamo bene a chi affidarci. Ci sono dei bravissimi tecnici che mixano gli album, ma non sapevamo davvero. Abbiamo chiesto a Jens Bogren che ha mixato il nostro album precedente e ci ha proposto di lavorare con il suo collega David. Abbiamo accettato. Aveva già ascoltato del nostro materiale e abbiamo iniziato a parlarne. Ci ha detto che voleva che il disco avesse dinamica, che avesse un tiro diverso, diceva già di voler combinare chitarre e tastiere in un modo diverso. Ci è piaciuto molto. Una volta finito di registrare il materiale, abbiamo inviato tutto a lui. È stato lui a mettere tutto insieme, ad assicurarsi che fosse tutto al posto giusto nel mix. Sentiva cose tra I vari livelli dei brani a cui anche noi avevamo pensato e a cui volevamo dare rilievo. Ha un grande orecchio, ha saputo subito riconoscere cosa andava evidenziato nella canzone. Non potrei essere più felice di così. Abbiamo passato un paio di giorni con lui per controllare insieme il lavoro, ma era già tutto perfetto così.

 

Sembra che il nuovo materiale avrà un'ottima resa live. Prendete in considerazione anche questo aspetto durante la stesura del disco?

 

Un po' sì. Ma succede sempre con le canzoni che ti piacciono tanto. A volte mi ritrovavo a vagare per il mio appartamento strillando e pensando "Ok, può funzionare sul palco".

 

Siamo giunti al terimine e ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato. Ho un'ultima domanda. Ti andrebbe di lasciare un messaggio ai fan italiani dei Dark Tranquillity e ai nostri lettori?

 

Certo. Abbiamo sempre avuto un rapporto speciale con l'Italia. Dalla prima volta che siamo venuti qui in tour abbiamo capito che c'era un'interazione speciale. Questa interazione, questo livello di passione e devozione che vediamo nel pubblico non è secondo a niente, è la cosa che preferiamo al mondo. Vi siamo grati per questo, per l'intensità che ci date ogni volta. È sicuramente il mio posto preferito. Spero che prendiate l'album e che cantiate con me presto dal vivo.




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