Al Live di Trezzo, in questa sera alquanto fredda, aprono le danze i brasiliani Kattah, dediti ad un power metal piuttosto ricco di stereotipi e canonico, con un frontman decisamente propendente agli acuti sovraumani (e un po' forzati, causando non poche smorfie di noia o di fastidio da parte della sottoscritta, proprio perché forzati e troppo invadenti). Non manca qua e là qualche intermezzo di musica etnica, appartenente alla cultura araba, a rendere meno prevedibile il tutto. La piacevole sorpresa è che al termine dell'esibizione, proprio all'ultima canzone, il cantante Roni Sauaf si mette alla batteria. Gli spettatori si aspettavano probabilmente un momento di divertimento per il cantante, che zittisce tutti con una prova notevole allo strumento, proponendo un brano decisamente appartenente al progressive metal. Il buon Roni alla batteria mi ha ricordato molto Mike Portnoy, per lo stile adottato e anche un po' l'atteggiamento simpaticamente spaccone. Tutto sommato, come antipasto, i Kattah potevano starci, e questo sorprendente finale ha tolto quell'aura di prevedibilità che aleggiava sulla band (microfoni capricciosi verso la fine compresi).
Una suggestiva scenografia, o meglio un semplice telone, fatto di acqua ed anche fuoco arricchisce il palco. Cresce l'attesa e l'emozione per gli Angra, che si polverizza di fronte ad una bellissima introduzione suggestiva e con l'aggressiva "Arising Thunder", con il ritornello cantato con entusiasmo dal pubblico italiano, tratta dall'ultimo album "Aqua". Strumentalmente, come ho potuto constatare nell'intera esibizione, i Nostri sono stati veramente ineccepibili e stupefacenti, con un Kiko Loureiro che non a torto è considerato un ottimo chitarrista, tra i migliori al mondo. Edu si presenta sul palco e faccio fatica a sentirlo inizialmente, per poi farsi sentire con energia verso la fine del brano. Si prosegue in modo migliore con "Angels Cry" e "The Course Of Nature". La sesta canzone "The Voice Commanding You" è cantata in modo assolutamente convincente da Rafael Bittencourt. Si prosegue in modo più o meno altalenante per quanto riguarda almeno Edu, che però è loquace con il pubblico e cerca di tenere il palco nel modo migliore possibile, offrendo comunque momenti pregevoli come in "Heroes Of Sand", introdotta da un bell'assolo di chitarra di Kiko, oppure in "Rebirth", che personalmente mi ha regalato qualche brivido. "Nothing To Say" (inevitabile per me il ricordo di Matos qui, in quanto sono letteralmente affezionata a "Holy Land") chiude il primo set principale. Nei bis praticamente imprescindibile "Carry On" con "Nova Era". L'ultimo brano presenta uno stravolgimento nella formazione, che ricorda i Nightmare Cinema, ovvero i Dream Theater con i membri che suonano strumenti differenti. Edu e Ricardo alla chitarra, Kiko al basso, Rafael alla voce e Felipe alla batteria danno vita ad una vivace versione e cover di "Heaven And Hell" dei Black Sabbath.
Dopotutto, mi sono divertita abbastanza e ho avuto momenti piacevoli nell'ascoltare il gruppo brasiliano; non sono uscita dal locale scontenta, anche se in cuor mio avevo riposto troppe speranze in Edu Falaschi e forse mi aspettavo troppo per le sue capacità. Inoltre, mi aspettavo decisamente più affluenza al Live, dato che i Nostri mancavano dal 2006 in terra italiana. Comunque, chi è mancato si è perso uno spettacolo tutto sommato discreto.