Angra Holy Land 20th Year Anniversary Tour 2016
18/10/16 - Traffic Live Club, Roma


Articolo a cura di Federico Falcone

Vent'anni fa, nel lontano 1996, i power metallers Angra lanciavano sul mercato un album destinato a diventare una pietra miliare del genere: "Holy Land". Considerato da molti l'apice compositivo della formazione brasiliana, il concept album, incentrato sulla scoperta del continente sudamericano, è tutt'oggi annoverato come uno dei più grandi capolavori in ambito power - heavy metal.

 

In occasione della ricorrenza del ventennale dalla sua pubblicazione, gli Angra hanno deciso di festeggiarlo nel migliore dei modi con un tour celebrativo che ieri, 18 ottobre, ha fatto tappa a Roma in quel del Traffic. La serata viene inaugurata dai Timestorm, che lasciano poi il posto agli Stage Of Reality, band romana dedita a un hard rock dai connotati moderni e dalle soluzioni stilistiche davvero gradevoli. La sensazione è che la band sia davvero in ottima forma. E' il turno dei Sailing To Nowhere, compagine capitolina capace di dar vita ad un sound che spazia dall'hard rock al progressive, dal power metal più classico a quello con tinte più sinfoniche, amalgamando il tutto nel migliore dei modi. La band sa stare molto bene sul palco e, a giudicare da come viene acclamata dal pubblico, sempre molto attento a rispondere agli inviti a far sentire la propria voce, riesce ad avere anche una buona presa sullo stesso. Nella circa mezz'ora a disposizione vengono eseguiti sette pezzi che riscaldano a dovere la folla che lentamente va riempiendo il locale romano. Giunti alla fine del concerto, i Sailing To Nowhere abbandonano il palco tra gli applausi convinti del pubblico per lasciare spazio ai veri protagonisti della serata.

 

Il locale è praticamente pieno in ogni suo centimetro, che il sold out sia stato dichiarato o meno, a testimonianza di come questo tour celebrativo fosse realmente atteso con un'attenzione del tutto particolare.

 

Sono da poco passate le 23 quando si spengono le luci ed il primo a salire sul palco è Bruno Valverde, batterista che dal 2014 ha l'ingrato compito di non far rimpiangere Ricardo Confessori. Dopo di lui entrano il scena il neochitarrista Marcelo Barbosa, Felipe Andreoli, bassista presente da Rebirth (2001) e Dedè Reis alle percussioni. Ma la vera ovazione è per Rafael Bittencourt, storica anima degli Angra, sempre presente dal 1990 ad oggi e capace di catalizzare su di sé tutta l'attenzione fin dal primo passo mosso sul palco. Sarà perché giocava in casa, sarà perché è stato, fino a qualche giorno fa, il leader di una delle band metal più amate in Italia, sarà perché ha una voce straordinaria, ma l'ingresso in scena di Fabio Lione regge, a livello di entusiasmo, il confronto con il chitarrista verde - oro. Si apre con "Newborn Me" cui fa seguito "Final Light", però, nonostante gli incitamenti di Lione, il pubblico stenta a lasciarsi andare, risultando piuttosto freddo e quasi annoiato dai nuovi pezzi. Purtroppo, il volume basso e impastato non consente di distinguere perfettamente i singoli strumenti, non aiutando la band né il pubblico che, nei primi minuti del set sembra addirittura spaesato di fronte ad una qualità del suono davvero scadente. Distintamente si riesce a percepire solo la sezione ritmica, mentre le chitarre non godono di quella pulizia del suono di cui avrebbero bisogno per rendere onore a riff e solos dall'alto contenuto tecnico e melodico. Non appena, però, Lione annuncia "Nothing To Say", l'intera sala va su di giri e, adesso si, il pubblico è realmente entusiasta. Si succedono, una dopo l'altra, le tracce che hanno reso "Holy Land" un album immortale. Prima "Silence and Distance" e poi la strepitosa "Carolina IV", nelle loro sfumature etniche, tradizionalmente brasiliane, strappano sorrisi e applausi convinti dai fan sotto al palco, ormai perfettamente calati nelle atmosfere di questo tour celebrativo. Alcuni si lasciano trasportare al tal punto da improvvisare passi di samba. Il nostro Fabio è un signor cantante e non lo scopriamo certo oggi, Felipe Andreoli è una garanzia al basso e Bruno Valverde alla batteria è, senza timore di esagerare, un fenomeno, in grado di reggere senza problemi il paragone con Confessori. Mai un'incertezza, mai una sbavatura, sempre in grado di ricoprire il ruolo di metronomo della band con una sicurezza e tranquillità degna di un veterano. A supportare a dovere la sezione ritmica ci pensano le percussioni di Dedè Reis che, dopo essere stato presentato da Lione come il percussionista di Jovanotti nella hit "L'Ombelico Del Mondo", improvvisa una danza capoiera che poco c'entra con l'heavy metal, ma che si sposa perfettamente con l'atmosfera etnica scandita dal sound "brasileiro". In fin dei conti, un siparietto piacevole, se non altro sui generis. "Make Believe" e "Lullaby For Lucifer", che chiude lo spazio dedicato ad "Holy Land", mettono in mostra tutta la grinta ed il cuore di Rafael che non conoscono l'inesorabile incalzare del Dio tempo. I problemi di volumi e qualità del suono che hanno minato la prima parte del set fortunatamente vengono risolti, ma nonostante ciò restano molte ombre su una performance altalenante. Lo spazio concesso alle percussioni, nonostante ben amalgamato, è davvero eccessivo e, a tratti, fuori luogo. Lione, vocalist dalla grande personalità, oltre che immensa classe, non gioca a fare il Matos ma, in alcuni passaggi, ha suscitato più di qualche perplessità. La sensazione, però, è che questi Angra, quelli del 2016, siano in grado di reggere solo parzialmente il confronto con il passato, non per mancanza di qualità, ma per mancanza di una coesione sul palco che, almeno questa sera, ha creato una sorta di distacco tra Bittencourt, Andreoli ed il resto della band. A fine set, c'è spazio per "Time", estratta dal capolavoro d'esordio "Angels Cry" e le conclusive "Rebirth" e "Nova Era", amatissime hit del post - Matos. Terminato lo show, gli Angra si concedono a foto e autografi con i numerosi fans che li hanno sostenuti dall'inizio alla fine della serata e che, nonostante le luci e ombre di una performance non indimenticabile, non li ha mai abbandonati, meritando, di fatto, altrettanto rispetto da parte di Bittencourt e soci.

 

 

Setlist:

Newborn Me
Final Light
Nothing To Say
Silence And Distance
Carolina IV
Holy Land
The Shaman
Make Believe
Z.i.t.o.
Deep Blue
Lullaby For Lucifer
Waiting Silence
Time
Rebirth
Nova Era 

 




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