Angra
Secret Garden

2015, EarMusic Records
Power Metal

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 30/01/15

Come una fenice dalle proprie ceneri. Questa frase rende bene lo stato attuale degli Angra. Data ormai per defunta dopo la fuoriuscita di Eduardo Falaschi (voce) prima e di Ricardo Confessori (batteria) poi, la band brasiliana ha comunque saputo reinventarsi, avvalendosi dell’ottima voce di Fabio Lione in qualità di cantante ad interim, assumendo l’ottimo e giovane Bruno Valverde in qualità di nuovo batterista, e riuscendo anche a dare alle stampe un nuovo album. La rinascita del combo di São Paulo, è bene metterlo subito in chiaro per fugare qualsiasi dubbio in merito, è anche artistica, visto che “Secret Garden” si è rivelato essere uno dei migliori prodotti firmati da Bittencourt e soci da diversi anni a questa parte.

Ci sono voluti ben cinque anni per dare alle stampe questo nuovo parto artistico, ma l’attesa è stata ampiamente ripagata. Non ci troviamo ai livelli dei primi, indimenticabili album della band, ma gli Angra attuali riescono ancora una volta a mostrare ottime capacità di scrittura ed un’abilità tecnica veramente invidiabile. Power metal, prog, musica etnica e sinfonica (quest’ultima in dosi minori rispetto al passato), la ricetta utilizzata per questo nuovo album è decisamente ricca e saporita. Basta ascoltare l’iniziale “Newborn Me” per farsi un’idea di come siano riusciti a trovare una vena creativa decisamente ispirata: dopo un inizio alquanto canonico, il brano prende il volo grazie alla voce di Lione, ma anche ai passaggi acustici con chitarre dal sapore sudamericano. Ma se Lione riesce a dare il meglio di sé (l’ottima interpretazione in “Storm of Emotions” riesce a mostrarci tutte le sfaccettature che la sua interpretazione è capace di assumere), non sono da meno gli altri tre cantanti presenti. Simone Simons (Epica) effettua un duetto con Lione nel brano “Secret Garden”, che purtroppo si segnala quale punto più basso di tutto l’album (attestandosi comunque su un livello medio) a causa di un’anima più sbilanciata verso i territori di Simons che verso quelli degli Angra. Alquanto meglio invece per il contributo di Doro, capace di effettuare un’ottima prestazione sul brano “Crushing Room”, duettando con la vera sorpresa di questo nuovo album, ovvero Rafael Bittencourt. L’abile chitarrista brasiliano dà sfoggio di ottime capacità canore in diversi brani dell’album, ed il suo apporto riesce a donare una maggiore diversificazione di timbri e sentimenti che in ultima analisi permette a “Secret Garden” di risultare molto più godibile. Varietà vocale, varietà stilistica, gli Angra vogliono esplorare tutte le sfumature che li hanno caratterizzati nel corso degli anni, cercando però al contempo di suonare in modo più moderno. Una buona parte in merito va attribuita al nuovo batterista Bruno Valverde, che riesce a dimostrare di possedere un grande talento, soprattutto quando i brani richiedono uno stile molto più tribale. “Upper Levels”, ottimo brano prog tutto giocato sulla tecnica del duo Bittencourt/Loureiro, e “Final Light “ sono la vetrina perfetta dove mettere in mostra le doti del giovane batterista. All’interno delle nuove creazioni della band vi è anche spazio per una bonus track, ovvero la cover di “Synchronicity II” dei Police, rivisitata secondo l’anima sudamericana del combo brasiliano. Una piacevole divagazione ma nulla di più.

In questo inizio del 2015 gli Angra riescono a mostrarsi come una band rinata, capace di sfruttare i cambiamenti subiti in formazione a proprio vantaggio, incorporando nuove influenze. Sebbene “Secret Garden” non ci mostri nulla di totalmente innovativo è comunque un ottimo esempio di come la vena creativa della band sia nuovamente ricca e vitale: il momento non propriamente positivo che la band ha vissuto negli scorsi anni sembra aver dato vita ad ottimi frutti. La strada per ritornare sulla vetta è ancora lunga, ma vista l’energia e la voglia di rimettersi in discussione ci si augura che i momenti bui siano ormai alle spalle e che gli Angra riescano a continuare a scrivere album degni di figurare nella loro discografia.




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