Eluveitie - Live @ Liff Rock & Balabiott
03/07/11 - Lungolago di Gavirate, Gavirate (VA)


Articolo a cura di SpazioRock
Articolo a cura di Liz Schabus
Traduzione a cura di Marco Belafatti

In ocassione del concerto degli Eluveitie in quel di Gavirate, ho avuto l'occasione di scambiare due chiacchiere con il loro frontman. Niente di nuovo da parte di Chrigel – questa “intervista” è stata molto veloce per me – nessuna novità, nessuna storia interessante, nulla di utile da riportare. Non ci sono nuovi progetti all'orizzonte, ma l'artista continua a pensare alla seconda parte del suo progetto acustico. È stanco, vorrebbe una vacanza; se glielo chiedete, è questo ciò che desidera più di ogni altra cosa. D'altronde lo capisco, un concerto ogni 36 ore stancherebbe chiunque.


La musica in sé è meravigliosa, ma bisogna allontanarsi di 100 metri, ad esempio andando sulla riva del lago, per apprezzarla. Vorrei tanto regalare un tamburo da sciamano a Merlin e lasciare che tutto assuma una dimensione acustica... A proposito, mentre scrivo queste parole, le due file frontali sono letteralmente spazzate via dal suono amplificato del basso. “Fottutamente fantastico”, come piace far notare a Chrigel nel suo linguaggio colorito. Il growl mi sta annoiando... Avendo dimostrato di SAPERE cantare, mi chiedo perché mai, perché mai...

Gli Eluveitie (leggi: El'veiti) definiscono il proprio genere “New Wave of Folk Metal” e, cazzo, è questo che suonano. Io stessa oscillavo tra l'euforia e l'alienazione mentre assistevo (per la prima volta, a dire il vero) ad un loro concerto, durante il Liffrock & Balabiott sulla riva del Lago di Varese.

 

eluveitie_livereport_2011_02A trattenermi è stato il continuo ricorrere a una certa parola di quattro lettere che inizia per F. Beh, forse serve a far capire alla gente che i cattivi ragazzi sono appena saliti sul palco (o no?). Ma quello che mi ha irritato maggiormente è stato il continuo uso del growl, oppure il rumore generato dalla batteria e dal basso che ha oscurato tutti i suoni più delicati, uno dei punti di forza degli Eluveitie, come dimostro dall'album “Evocation I” (trovate la recensione proprio sulle pagine di SpazioRock).

 

Il momento più divertente è stata l'entrata in scena degli Eluveitie, che salgono sul palco impersonando veri bardi celtici, sacerdoti e sacerdotessa della magia della musica. Anche l'intro rivela una bellezza elfica, trasmettendo energia allo stato puro, prima che il caos cominci a scatenarsi. Come ho già detto, il rumoroso muro sonoro prodotto da basso e batteria può anche aver trasportato parte del pubblico nel loro mondo parallelo. Altri spettatori, come la sottoscritta, sono fuggiti sulla riva del lago (a 150 metri di distanza dal maledetto amplificatore del basso). Qui alcuni hanno cominciato a danzare sotto le stelle, con il solo aiuto di un fuoco sacro a trasformare questo concerto in una celebrazione di mezza estate.

 

La purezza delle voci si mescola con la forza scintillante dell'heavy metal, melodie arcane vengono controbilanciate da scariche di rabbia. Taranis, il dio del Tuono, si siede sogghignando sulle onde sonore del basso, mandando in frantumi le prime file. La triplice dea Brighid danza sull'acqua e mostra il suo volto di teschio attraverso la ferocia del growl. E io ricordo a me stessa che la spiritualità celtica sarà anche nata tra i boschi, ma è portata avanti dall'estasi della tribù.

 

Ok allora, venerabile bardo Chrigel Glanzmann, talentuoso mastermind elvetico: possa tu continuare a definire tutto questo “fottutamente fantastico”, noi ti guardiamo raggiungere i tuoi obbiettivi dalla foresta, e ne siamo felici.




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