Slash
Slash

2010, Roadrunner Records
Hard Rock

Debutto solista incolore per Slash
Recensione di Daniele Carlucci - Pubblicata in data: 16/04/10

Si è fatto attendere e desiderare a lungo, ma alla fine è arrivato. Parlo ovviamente del cd solista di uno dei personaggi più grandi della storia del rock. Un profilo talmente caratteristico da poter essere distinto immediatamente tra milioni, con la folta chioma riccioluta, il celeberrimo cilindro in testa e i suoi Ray Ban a coprire gli occhi, quasi a voler nascondere timidamente il proprio sguardo. Ma sono molto lontani i tempi in cui per l'imbarazzo, prima di salire su un palco, beveva sino ad ubriacarsi per poter togliere il freno a mano alle inibizioni. Erano i tempi in cui una band giovane e folle stava per conquistare il mondo intero, tra incoscienza ed eccessi, e Slash ne era il chitarrista. Oggi i Guns n' Roses non esistono più (sì, tecnicamente ci sono ancora, ma preferisco considerarli come la cover band di Axl Rose e mi fermo qui con i commenti, altrimenti rischio di divagare ed essere estremamente duro) ed il musicista ha raggiunto una tale fama, da essere riconosciuto come una celebrità assoluta. Tutti lo cercano e tutti lo vogliono. Da ciò nascono parecchie collaborazioni con altri artisti di caratura internazionale, anche appartenenti a generi tutt'altro che vicini al suo. Al momento di iniziare a lavorare al proprio disco solista, è stato però Slash a chiedere supporto agli amici cantanti e strumentisti. E come titolo ha scelto semplicemente il suo nome.

Slash” esce avvolto da enormi aspettative, ma le prime sensazioni non sono totalmente positive. Lo ascolto e lo ri-ascolto, sperando di provare emozioni diverse ogni volta, senza riuscirci. Questo è un album che dividerà molto i fan probabilmente; del selvaggio e travolgente chitarrista che tutti ricordiamo c'è ben poco. Ora, quando si parla di un artista di questo calibro, il rischio è quello di osannarlo e santificarlo da un lato, oppure di distruggerlo e crocifiggerlo dall'altro. Penso che sia il caso di trovare un punto di equilibrio, che rispecchi il massimo dell'obiettività. E purtroppo, l'idea che mi son fatto, è quella di un album mediocre. La diversità dei brani contenuti in esso, fa si che si perda il filo conduttore, facendolo sembrare una compilation di diversi musicisti. Ovviamente qualcosa di interessante c'è, ma sembra che Slash si sia limitato alla normale amministrazione. Troppo poco se in testa si hanno le note di canzoni leggendarie come “Welcome To The Jungle” o “Paradise City”. E vi assicuro che non vuole essere un tentativo di rivangare il passato, ma semplicemente la sana consapevolezza che da un artista di questo spessore è lecito aspettarsi qualcosa di più che non il semplice “compitino”.


L'opener “Ghost” coinvolge grazie al suo rock scanzonato e Ian Astbury (The Cult) la rende ancor più particolare con la sua inconfondibile voce, ma è un fuoco di paglia: già “Crucify The Dead”, dove a cantare è il “principe delle tenebre” Ozzy Osbourne, spegne un po' l'entusiasmo iniziale e la successiva “Beautiful Dangerous” non mi convince appieno nei ritornelli, seppur Fergie (Black Eyed Peas) sfoggi grinta e carisma da vendere. In “Back From Cali” si può apprezzare lo straordinario talento di Myles Kennedy (Alter Bridge), che seguirà Slash anche durante il tour di supporto all'album: lo stesso cantante si ritrova in una delle ultime tracce, “Starlight”, armoniosa ballad magistralmente eseguita. Tra i migliori brani del cd c'è senz'altro “Promise”, interpretata da Chris Cornell, estremamente melodica ed orecchiabile, in cui Slash inserisce un'assolo più che godibile. Il primo singolo estratto dall'album è “By The Sword”, una sorta di blues corposo e massiccio, caratterizzato dal cantato particolareggiato di Andrew Stockdale (Wolfmother) e da un riff di chitarra interessante. Quando ho ascoltato per la prima volta “Gotten”, confesso di aver pensato che ci fosse un errore: canzone fuori luogo e, d'altronde, con il vocalist dei Maroon 5, Adam Levine, forse non poteva uscire altro che un lento soporifero, pronto e confezionato per una hit radiofonica, ma totalmente inappropriata per entrare a far parte del disco di una rock star. L'energia di “Doctor Alibi”, dove a graffiare è Lemmy, altro monumento, quanto meno compensa il torpore della canzone precedente, scatenandosi in un potente e veloce hard rock, grezzo e neanche troppo ricercato. La strumentale “Watch This” vede la collaborazione di Dave Grohl e Duff McKagan, ma non riesce a colpire nel segno, trascinandosi con passo pesante e fare tenebroso. Se “I Hold On”, cantata da Kid Rock, è molto radio-friendly e offre un piacevole ascolto, sentire “Nothing To Say” mi ha fatto un certo effetto, dal momento che si tratta di un pezzo atipico per il chitarrista: musica heavy, nervosa ed aggressiva, come mai si era udita prima uscire dai polpastrelli di Slash. A chiudere l'album sono “Saint Is A Sinner”, suonata da Rocco DeLuca, una marcia acustica dall'aria sinistra, e “We're All Gonna Die”, con Iggy Pop alla voce: canzone spensierata che però non risulta essere niente di eccezionale o indimenticabile.

Come vedete il cd è talmente vario ed eterogeneo che appare quasi come una raccolta di artisti differenti; senza dubbio Slash ha assegnato le varie tracce alle persone giuste, in modo che le eseguissero al meglio delle proprie potenzialità, ma francamente, a tratti, ho avuto l'impressione che ci fosse troppo "pop" all'interno. E' come se il pedale dell'acceleratore pregasse per avere un piede che lo schiacciasse a fondo, rimanendo però impolverato e pieno di ragnatele.

Rimango freddo. E se a darmi questa sensazione è colui il quale mi ha saputo scaldare il cuore come nessun altro con la sua musica, allora, forse c'è qualcosa che non va.





01. Ghost (feat. Ian Astbury)
02. Beautiful Dangerous (feat. Fergie)
03. Crucify The Dead (feat. Ozzy Osbourne)
04. Back From Cali (feat. Myles Kennedy)
05. Promise (feat. Chris Cornell)
06. By The Sword (feat. Andrew Stockdale)
07. Gotten (feat. Adam Levine)
08. Doctor Alibi (feat. Lemmy)
09. Watch This (feat. Dave Grohl & Duff McKagan)
10. I Hold On (feat. Kid Rock)
11. Nothing To Say (feat. M. Shadows)
12. Starlight (feat. Myles Kennedy)
13. Saint Is A Sinner Too (feat. Rocco DeLuca)
14. We're All Gonna Die (feat. Iggy Pop)

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool