Sonata Arctica
The Days Of Grays

2009, Nuclear Blast
Power Metal

E' il giorno del tanto atteso ritorno alle origini per i Sonata Arctica? Scopriamolo con "The Days Of Grays"
Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 18/09/09

INTRO

The Days Of Grays” rimpiazza un album controverso, “Unia”, il cambio di passo di un gruppo stanco di proporre la stessa forma canzone disco dopo disco. Scorrendo tra le pagine dell’universo che gravita attorno ai Sonata Arctica, l’impressione a due anni da “Unia” resta quella di un grosso passo falso, le accese critiche sulla discutibile condotta musicale non paiono cessare e a sostegno di quanto detto mi permetto di aggiungere un’ulteriore nota di demerito per quello che, con assoluta certezza, addito come l’unico punto debole di una discografia inappuntabile. Bene, disco nuovo vita nuova, perché “The Days Of Grays” riaccende l’ormai flebile fiammella della magia, della sinfonia, del sogno e del genio: quello di Tony Kakko che eroga corrente continua con intuizioni vincenti, come a voler sfidare il suo amico Tuomas Holopainen dei Nightwish dopo il successo interplanetario di “Dark Passion Play”.


Le similitudini con quello che ancora oggi è considerato il capolavoro dei Sonata Arctica, “Silence”, non si limitano al tratto somatico e ai colori della copertina, ma è al suo interno che avrete e avremo il piacere di riscontrare la ritrovata ispirazione del songwriter finnico, un artista a tutto tondo che non lascerà nulla al caso. Non so però dirvi, e qui vi rimando all’interessante intervista del nostro Marco Ferrari con Henrik Klingemberg, se il ritorno alle origini sia una scelta fatta a tavolino dopo lo sfacelo mediatico di “Unia”, oppure il semplice aver appreso che la strada che si addice ai Sonata Arctica è quella battuta fino a qualche anno fa, prima di un cambio di direzione che ha reso la band incomprensibile, pasticciona e pesante per via di inutili sperimentazioni (che non sono del tutto svanite ma presenti in percentuale accettabile).


IL DISCO

"The Days Of Grays" gioca tutte le sue carte nelle prime cinque tracce, talmente belle da non sembrare reali visti gli ultimi avvenimenti. Già dall’introduzione strumentale “Everything Fades To Gray” il concetto è chiaro: melodia ai massimi livelli di ispirazione, pianoforte struggente e stuolo d’archi all’orizzonte. Di lì a poco il pezzo definitivo, la “Gravenimage” del futuro, “Deathaura”, l’espressione massima del pensiero “arctico”: un brano power metal sinfonico sul quale da tempo volevamo appoggiare le nostre orecchie. Bridge, contro-bridge e refrain da pelle d’oca per un pezzo che esplode in ognuno dei suoi intensissimi 480 secondi. La fase centrale farà breccia nei cuori degli amanti di “Poet And The Pendulum” della controparte firmata Nightwish, un pezzo disneyano che riascolterete decine se non centinaia di volte. Il brano seguente, “The Last Amazing Grays”, ammorbidisce le tensioni di una canzone epica e puntella il cervello con un ritornello dai contorni eterei prima di lasciare il posto ad un classico up tempo, molto ben riuscito, “Flag In The Ground”. E’ qui e nella lenta “Breathing” che riporterete la mente ai tempi di Silence, anche se da “Zeroes” in poi gli stacchi progressivi cominceranno a caricare oltremodo atmosfera e melodia appesantendo la seconda parte dell’album. La fase di alleggerimento è stata appositamente conservata per il finale targato “As If The World Wasn’t Ending” e “The Truth Is Out There”, situazione che, in tutta sincerità, mi ha fatto pensare più ad un disco studiato a tavolino per compiacere ai fan delusi che ad un’evoluzione artistica, dunque una vera e propria ammissione di colpa..


OUTRO

Sono sorpreso e allo stesso tempo felice di ritrovare, almeno in parte, i Sonata Arctica nella loro accezione più melodica. Confesso di essermi avvicinato a “The Days Of Grays” con un pizzico di pessimismo, senza immaginare che al suo interno potesse celarsi una sorgente di incantesimi. Incantesimi talvolta spezzati da una concezione futurista di Tony Kakko che, quando si lascia cullare dall’istinto sorpassando la ragione, è capace di erigere attorno a se una musica mistica, maestosa e sovrannaturale.





01. Everything Fades To Gray (Instrumental)
02. Deathaura
03. The Last Amazing Grays
04. Flag In The Ground
05. Breathing
06. Zeroes
07. The Dead Skin
08. Juliet
09. No Dream Can Heal A Broken Heart
10. As If The World Wasn’t Ending
11. The Truth Is Out There
12. Everything Fades To Gray (Full Version)

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