Sonata Arctica (Henrik Klingemberg)
Dopo la lunga e, per certi versi, difficile intervista che feci a Toni Kakko nel 2007 alla vigilia del discusso e discutibile "Unia" mi sono chiesto quanto sarebbe stato piacevole poter chiaccherare con la band finlandese in maniera molto più rilassante e distesa. L'ostentata superiorità intellettuale espressa da Toni in quell’occasione mi mise in forte disagio ed ero curioso di capire se questa fosse figlia di un altrettanto disagio provocato da un interlocutore schietto e senza peli sulla lingua come il sottoscritto. La risposta al mio quesito è stata soddisfatta dalla lunga e piacevole chiaccherata con il tastierista della band Henrik Klingemberg. Buona lettura.
Articolo a cura di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 18/09/09

Ciao Fredrik, innanzitutto benvenuto su SpazioRock, è un piacere poter ospitare i Sonata Arctica sulle nostre pagine.


Grazie a te del caloroso benenuto.


Bene Fredrick, non voglio sprecare il tempo a disposizione perciò inizierei a parlare immediatamente del vostro nuovo album “The Days Of Grays”, con il quale avete fatto, senza dubbio, un grosso salto qualitativo nella vostra proposta musicale. Siete riusciti ad inserire innumerevoli elementi innovativi senza per questo snaturare il vostro sound come, invece, era accaduto in “Unia“. Ho visto bene?


Per quanto riguarda “The Days Of Grays”, non posso che condividere in toto quello che hai detto. Per noi, come testimonia la nostra discografia, ogni volta che entriamo in studio di registrazione è un nuovo inizio, quindi cerchiamo semplicemente di tradurre in musica tutte le idee e le emozioni che abbiamo. Il nuovo disco è comunque impregnato del nostro suono più tradizionale come, ad esempio, negli assoli di chitarra, oppure nell’uso della melodia, soprattutto nei brani più lenti. A differenze di quanto accadde per “Unia”, album che comunque adoro, nel quale la ricerca di sperimentazione ci aveva portato verso lidi più prettamente progressive, “The Days Of Grays” è un album molto più equilibrato e sono sicuro che piacerà sia ai fan storici della band sia a tutti coloro che ricercano un qualcosa di più sperimentale nella musica.


Due anni fa ho avuto il piacere di intervistare Tony (Kakko, ndm) alla vigilia della pubblicazione di “Unia” e gli ho chiesto se considerava l’album una rivoluzione oppure una semplice evoluzione. Onestamente credo di aver trovato una risposta proprio con “The Days Of Grays”: probabilmente per arrivare ad una significativa evoluzione avevate avuto bisogno di una forte rivoluzione…


Ancora una volta hai centrato in pieno il punto. Due anni fa eravamo decisamente stufi del genere musicale che ormai da anni ci aveva contraddistinto e sentivamo la necessità di cambiare. Senza l’esperienza di “Unia” non avremmo mai potuto ritrovare entusiasmo per le sonorità più melodiche ed è stato fantastico rimetterci al lavoro pieni di voglia e soprattutto artisticamente arricchiti da una esperienza difficile e diversa.


Noi tutti sappiamo che Tony Kakko è la mente artistica del gruppo e che a lui è affidato il songwriting. Come si evolvono le sue idee in studio? Venite coinvolti in tale processo?


Beh, dai, ogni tanto qualche idea riusciamo a bocciargliela (risata generale, ndm). Comunque, parlando seriamente, Tony è un uragano di idee e ce le sottopone di continuo e devo dire che spesso vengono riviste o più semplicemente migliorate con il contributo dei restanti membri della band. Questo è possibile grazie al fatto che siamo tutti ragazzi molto aperti e disponibili al dialogo e quindi il tutto avviene in maniera molto naturale e senza mai dar luogo a tensioni o litigi e anzi sono sempre molto apprezzati i commenti critici.


Nel nuovo disco trovano spazio una grande quantità di generi: si passa dal rock al power, dal progressive all’epic metal e devo dire che l’ho dovuto ascoltare con molta attenzione per riuscire ad entrare in sintonia con un album in cui ogni singolo brano ha una propria vita ed è molto articolato.  Ora che il disco è pronto ne siete soddisfatti al 100% o c’è qualche particolare che vi è sfuggito?


Al momento ne sono sicuramente soddisfatto, ma non dubito che entro un paio d’anni gli troverò un sacco di difetti (risata generale, ndm). E’ sempre stato così per me e sempre sarà, ma credo faccia parte del mio essere un artista in continua crescita.


Uno dei brani più interessanti è sicuramente la lunga opener “Death Aura”. Come mai la scelta di affidare ad un brano di otto minuti l’apertura del disco?


La disposizione dei brani all’interno del disco è avvenuta proprio un attimo prima della fase di mastering. Inizialmente “Death Aura” era concepita per chiudere il disco con una collocazione, quindi, più tradizionale, ma alla fine abbiamo pensato che un brano così intricato messo alla fine non sarebbe stato apprezzato appieno e da qui è nata l’idea di metterlo come prima traccia. Questo soprattutto per favorire la concentrazione dell’ascoltatore.


sonata_artica_01


Altri brani che mi hanno particolarmente colpito sono “The Last Amazing Grays” e “Juliet”, vi sono altre canzoni che citeresti? 


Hai citato uno dei miei brani preferiti, ovvero “The Last Amazing Grays” sul quale, devo ammettere che abbiamo lavorato molto. E’ il classico esempio di canzone che nasce in un modo e che nella sua evoluzione subisce così tanti cambiamenti da non aver quasi più nulla in comune con la versione iniziale. E’ un aspetto entusiasmante del nostro lavoro perché a cose fatte ti permette di vedere come possono crescere le canzoni. Un brano molto bello che non hai citato per me è “As If The World Wasn’t Ending” anche se non amo generalmente le ballad, trovo che sia avvolta da un velo di mistero che la rende unica.


Ascoltando “The Days Of Grays” è comunque indubbio che la vostra ricerca di una nuova dimensione artistica sia tutt’ora in atto.  Quanto la vostra crescita come uomini sta influenzando la vostra vita artistica?


Sicuramente tantissimo. Il disco arriva dopo un’attesa di circa due anni e quando si è persone giovani puoi ben immaginare quanto sia importante un tale lasso di tempo. Nel giro di pochi dischi siamo passati dall’essere poco più che ragazzi al diventare uomini e questo si sente chiaramente anche nella nostra musica che non potrà che mutare grazie alla nostra maturità personale.


Vi è qualche particolare messaggio nei testi di “The Days Of Grays”? Guardando la copertina e respirando le atmosfere del disco sembra proprio che vogliate dipingere una visione molto malinconica del mondo.


Devo dire che hai proprio colto l’essenza dell’album. Pur non trattandosi di un concept album rispecchia quella che è la nostra visione del mondo che ci circonda e non possiamo che guardare con un velo di tristezza il buio che ci sta avvolgendo. So che non saremmo noi a poter cambiare il mondo, ma magari anche un disco può aiutare a condividere questa nostra sensazione e a far sì che cambi qualcosa.


Come potrai aver già intuito io sono tra quelli che non ha per nulla apprezzato “Unia”, ma devo ammettere di essere entusiasta di “The Days Of Grays”, che considero il miglior lavoro della vostra discografia. Alla luce di tale prova di forza, quali credi che siano gli aspetti sotto i quali potete ancora migliorare?


Ovviamente non posso che dirti che sino ad ora abbiamo sempre fatto del nostro meglio e tutti i miglioramenti che hai riscontrato sono dovuti all’esperienza che abbiamo maturato come musicisti. Da parte nostra, non possiamo che continuare a suonare ed a migliorarci e sono certo che in futuro arriveranno anche dischi migliori di “The Days Of Grays”. Da questo punto di vista siamo molto sinceri e il giorno in cui non saremo più certi di poterci migliorare, probabilmente diremo fine alla nostra carriera. Trovo che non abbia senso vivere come un lavoro quella che nasce come una passione, sia per onestà verso i nostri fan che verso noi stessi.


Per quanto riguarda la produzione devo ammettere che l’esperienza di “Unia” è stata importante e vi ha fatto fare un grande salto qualitativo i cui alti standard sono ben presenti nel nuovo album.  Mi puoi raccontare qualcosa a riguardo?


Sicuramente quello che hai detto è vero. All’interno di un progetto molto sperimentale come “Unia” abbiamo voluto provare soluzioni innovative che ci hanno soddisfatto appieno e non potevamo che riconfermarle nel nuovo disco: ecco forse la produzione è l’unica cosa che lega i nostri due ultimi album.


sonata_artica_02


Voi siete noti per essere importanti attori nel panorama del power metal più melodico. Dopo due album così particolari non temete di non poter cambiare ancora più di tanto per non deludere i fan che vi hanno sempre amati e sostenuti?


Questa aspetto lo consideriamo e sappiamo anche quanto sia difficile cambiare specialmente nel metal, ma questa è una cosa che non metterà mai d’accordo tutti perché se non cambi poi vieni puntualmente accusato di fare dischi fotocopia. Sinceramente è un gran casino (risata generale, ndm). Purtroppo non ci possiamo fare nulla se non essere dei seri professionisti che cercano sempre di dare qualità e, se proprio non piacciamo più ai vecchi fan, rimangono sempre i nostri primi lavori con i quali consolarsi.


Ho notato sul vostro sito web che il nuovo tour partirà in autunno e che ci vedremo a Milano nel mese di Novembre. Puoi darci qualche anteprima su ciò che ci aspetta? Vista la particolarità di “The Days Of Grays” devo dire che sarebbe allettante poterlo ascoltare interamente dal vivo.


Purtroppo, almeno per il momento, ti devo deludere, anche se sicuramente suoneremo molto del nuovo materiale al quale, però, andremo ad alternare i nostri brani storici: sarà, come sempre, un mix equilibrato che soddisferà tutti i nostri fan. Comunque l’idea di fare alcune date “speciali”, in cui poter suonare “The Days Of Grays” per intero la stiamo seriamente tenendo in considerazione. Ci sarà da divertirsi!


Bene, per me è tutto. Ti ringrazio per la disponibilità e lascio a te l’ultima parola, nel caso volessi salutare i nostri lettori.


Innanzitutto grazie a te Marco, è stato un vero piacere. Noi generalmente facciamo poche interviste con i media italiani, ma devo dire che questa si è rivelata veramente piacevole ed interessante: spero di incontrarti a Novembre. Ai nostri fan non posso che dire grazie per l’affetto dimostrato in tutti questi anni e consigliare di ascoltare “The Days Of Grays”, un album che non potrà deluderli!
 




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool