Iced Earth
Iced Earth (30th Anniversary Edition)

2020, Century Media Records
Heavy Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 16/12/20

Quando nel 1990 gli Iced Earth pubblicarono il loro esordio omonimo, l'U.S. power si trovava in una progressiva fase calante, mentre quello europeo stava raccogliendo la fresca eredità tedesca di HelloweenRage e Running Wild, celebri esponenti di una scena che successivamente produsse frutti del livello e della popolarità di Blind Guardian e Stratovarius. Gli statunitensi, nel periodo della propria maturità artistica, segnata da album straordinari quali "Night Of The Stormrider", "Burnt Offerings" o "The Dark Saga", diventarono un'entità estremamente riconoscibile e peculiare all'interno dei generi succitati, ricoprendo il ruolo di importante trait d'union tra le due sponde musicali dell'Atlantico. Uno stile indefinibile, epico, possente, melodico, scandito da ritmiche thrash inserite in un contesto atmosferico pregno di pathos e oscurità; heavy metal sino al midollo e della miglior specie, dunque, che all'epoca del debutto, però, era ancora di là da venire nei suoi aspetti di maggior pregio.
 

A trent'anni di distanza dalla prima uscita del disco, Century Media ne patrocina il remix/remastering, effettuato sui nastri originali e opera delle mani dell'esperto Zeuss, al secolo Christopher Harris, già in cabina di regia nell'ultimo lavoro della band "Incorruptible" (2017). Come accade di solito in operazioni simili, il risultato può, allo stesso tempo, appagare o lasciare insoddisfatti; nel caso specifico, la bilancia delle valutazioni pende dalla parte del restyling, con qualche leggero rammarico, più che altro affettivo, per la perdita del sound secco e ruvido dell'originale e tipico delle produzioni del periodo.

 

La nuova veste, infatti, fa decisamente bene a un "Iced Earth" allora acerbo, arrangiato non alla perfezione, contraddistinto da un riffing discreto, ma non particolarmente incisivo, con un cantante, Gene Adam, grezzo, quasi sempre sopra le righe e lontanissimo dalla classe e dalla versatilità del futuro singer Matt Barlow. Un suono, dunque, nitido e potente che, oltre a rendere giustizia ai pezzi più articolati e nobili del lotto ("Written On The Walls", "Life And Death", la semi-instrumental dark "Funeral"), ha il merito di porre in risalto le grandi qualità di chitarrista ritmico di Jon Schaffer. E così, anche le non eccezionali "Colors" o "Where The Night Falls", canzoni dure, robuste, costruite soltanto sull'impatto e senza badare troppo alla ricercatezza e alla coesione del songwriting, lasciano un'impressione migliore rispetto alle traballanti versioni autografe.

 

Tirando le somme, "Iced Earth (30th Anniversary Edition)" si rivela una buona iniziativa di rilancio per un album non impeccabile, eppure decisivo per l'emergere di un gruppo che, nonostante i terremoti in line-up, si regalerà, nel prosieguo della carriera, non poche soddisfazioni, commerciali e di critica.





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool