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Cavalera – Morbid Visions

1986, Cogumelo Records, l’inizio di tutto. Sono trascorsi quasi quarant’anni dal discussissimo esordio discografico dei Sepultura, il primo, ferocissimo passo nel mondo del metal dei fratelli Max e Igor Cavalera. Un disco di una violenza innata, ruvido come carta abrasiva, rozzo e poco limato nella sua forma e nel suo contenuto luciferino. Era il momento clou dei Kreator di “Pleasure To Kill” e degli Slayer di “Reign In Blood”, forse i due a cui più si avvicinano le prime sferragliate dei brasiliani, un blackened thrash metal che poco ha a che vedere con l’indole più “docile” degli altri tre quarti di Big Four e che tanto si bagna nella passione per l’occulto, nei riferimenti al satanismo e nella voglia di ridurre a brandelli le orecchie di chiunque si parasse davanti.

Una resa sonora che è stata oggetto di analisi e discussione – assieme a quella di “Bestial Devastation” e di “Schizophrenia” – e che inizia a trovare giustizia con la maturazione di sound e tematiche del grandioso “Beneath The Remains” e che vede il suo exploit definitivo nel capolavoro senza tempo “Arise”.

Ma non siamo qui a fare un resoconto della lunga e travagliata carriera dei Sepultura, quanto a puntellare il tanto atteso remake – o re-recorded version – di “Morbid Visions”, ad opera dei Cavalera (ex Cavalera Conspiracy), una riproposizione che riporta i due fratelli di Belo Horizonte in studio per tentar di dare una bella lucidata al loro primogenito, che proprio benissimo non è invecchiato.

Una buona operazione che smussa tutti i ben noti problemi della prima versione, d’altronde i mezzi ed il budget di oggi sono nettamente diversi, e questo si sente in una produzione più cristallina, nella voce di Max Cavalera che passa dall’essere trascinata dalle acque strumentali, a causa delle succitate lacune in fase di registrazione e a causa di una giustificabile immaturità, a governare il plot con quel tono roco, violento come una mazza chiodata, ad inasprire le scorribande di “Mayhem” e di “War”.

Ma se c’è un elemento che ha giovato maggiormente di questa ri-registrazione, è sicuramente il groove e, più in particolare, le tracce più lente – si fa per dire – e corpose: “Troops Of Doom” e “Funeral Rites” acquisiscono un’energia nuova, con il basso che si gonfia a dovere a generare quella profondità, quella possenza che mancavano all’originale.

Le sparate thrash, invece, vengono generalmente rinnovate, in alcuni casi rallentate (la stessa title track) e riadattate alle mani e alle corde vocali di ormai cinquantenni che hanno ancora la voglia e la necessità di picchiare duro; il tutto con un restyling dell’artwork decisamente ottimo.

“Morbid Visions” dei Cavalera è di certo un lavoro necessario per conferire quel qualcosa che era sempre mancato al debut dei Sepultura, un make-up importante che da una parte lima le impurità superficiali, dall’altra gratta via quell’acredine, quel grezzume brutale che ornava un lavoro non di certo perfetto e di cui ora vengono in rilievo i principali difetti – la poca innovazione, la ripetitività strumentale, i palesi rifacimenti – conseguenza di una produzione che non maschera più, ma bensì risalta. Al di là di tutto, un buono spunto di celebrazione per la felicità dei fan della band brasiliana.

Tracklist

01. Morbid Visions
02. Mayhem
03. Troops Of Doom
04. War
05. Crucifixion
06. Show Me The Wrath
07. Funeral Rites
08. Empire Of The Damned
09. Burn The Dead

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