Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di SpazioRock! Questa è la prima volta che ci troviamo a chiacchierare insieme. Come vi presentereste a chi ancora non vi conosce?

Diciamo che i Colonnelli sono una delle poche e rare realtà italiane a fare thrash metal (con derivazioni metal moderne) in italiano, fondendo le radici di una tradizione rock (prendendo come riferimenti Marlene Kuntz, Santo Niente, Verdena, Teatro degli Orrori, Massimo Volume, Ritmo Tribale, tra gli altri) e di una intera generazione di musicisti underground, che proprio esprimendosi nella nostra lingua trovano ed hanno trovato il loro senso artistico, con le spigolosità della musica heavy più estrema. Poi c’è molto altro.

“Iniezione Meccanica Continua” è il titolo del vostro ultimo album uscito questo mese, come mai questo titolo così ‘tecnico’?

La tecnicità del titolo ci serviva per sottolineare l’analogia fra l’impetuosità dei motori e quella della musica che suoniamo. Su YouTube c’è addirittura un documentario dettagliato che lo spiega, dal titolo Giorni di Tuono.

Questo album chiude quella che voi identificate come “La Trilogia della Benzina”, sarà l’ultima trilogia o pensate di lavorare seguendo un po’questo principio creativo.

In realtà l’idea della trilogia ci è venuta in mente solo in seguito, dopo aver visto che le tematiche trattate nei nostri tre album ruotavano sempre attorno al mondo dei motori. Abbiamo preso in prestito la formula dellaTrilogia del dollaro” di Sergio Leone per farne una tutta nostra. Per quello che riguarda il futuro, ancora non possiamo saperlo…

Nonostante siano passate appena due settimane dall’uscita dell’album, vi chiedo: avete già qualcos’altro in cantiere?

Sì, ma per scaramanzia non possiamo dirlo! 🙂

Prima dell’uscita dell’album avete pubblicato ben tre singoli: “Federico Io Ti Ammazzerò”, “Interceptor” e “Uomo morto nel mio letto”. Volete raccontarci un po’ come mai avete scelto proprio questi tre brani per anticipare il vostro lavoro?

Certo! Abbiamo scelto questi tre brani perché ci sembravano i più rappresentativi dell’album e, forse, quelli più adatti alla promozione del nostro lavoro. Queste tre canzoni presentano perfettamente il mood e il concept dell’album, dando un’idea interessante di quello che c’è sul disco e di quello che siamo.

A livello di processo creativo, com’è nato questo album? Quanto tempo ha ‘richiesto’ la sua gestazione?

In sé per sé il tempo non è stato tanto, ci siamo messi subito a lavoro, non appena concluso il release party di Come Dio Comanda. Ci sentivamo abbastanza “ispirati” in quel periodo, quindi le cose sono venute fuori naturalmente, in maniera fluida. È stata molto più complicata la gestazione discografica del disco, in piena pandemia Covid-19.

Tra gli 11,c’è un brano che vi sta più a cuore?

Sinceramente no, siamo molto soddisfatti del risultato finale e pensiamo che tutte le 11 tracce rappresentino bene quello che siamo in questo momento. Possiamo solo dire che ci sono brani più complicati di altri da suonare, e quelli ci danno molta soddisfazione, come “Interceptor”, “Furiosa”, “Primo Sangue” e “Elettricità”.

Invece quale riscontro state ricevendo dai vostri fan e dalla critica?

Stiamo ricevendo un riscontro molto buono. Abbiamo creato una campagna fundraising per la realizzazione delle stampe fisiche di Iniezione Meccanica Continua” e siamo riusciti a raddoppiare l’obiettivo che ci eravamo prefissati. Inoltre stiamo ricevendo ottime recensioni e apprezzamenti da persone che già ci seguivano e da persone che ci hanno appena scoperto.

Oltre al digitale, come avete detto, avete lanciato una campagna su Kick starter per finanziare l’uscita del disco fisico. Quanto, secondo voi, toccare con mano un album può fare la differenza a livello di ascolto e di‘ affezione’ al progetto?

Al giorno d’oggi non molta. Un tempo comprare dischi serviva per conoscere nuova musica e stare al passo con le nuove uscite dei nostri artisti preferiti. Adesso invece per capire se un album può piacerci o meno lo si ascolta prima in digitale e, se ci ha colpito particolarmente, si arriva a comprarne la copia fisica. Però, per appassionati di musica come noi, comprare dischi rimane comunque una cosa bella e fondamentale. C’è anche da dire che noi apparteniamo ad una categoria che sta pian piano scomparendo, perché le nuove generazioni hanno un modo diverso di fruire della musica.

 

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