Damiano Farina (voce e chitarra), Andrea Saderi (basso), Dario Grande (batteria): il power trio degli Elettrica ci svela i dettagli del debutto omonimo rilasciato lo scorso 17 maggio, un album che, a cavallo tra indie e brit pop, racconta il mondo sfaccettato e spesso complesso delle relazioni d’amore. E con la longa manus di Davide Autelitano dei Ministri a concertare il tutto in sede produttiva, consentendo alla band milanese di canalizzare su disco la propria indomabile carica live. Buona lettura!

Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di SpazioRock. Come state? Prima di parlare del vostro esordio discografico, vorrei che ci descriveste nel dettaglio quando e come sono nati gli Elettrica, soprattutto per coloro che ancora vi conoscono poco.

Ciao! Gli Elettrica sono un progetto relativamente nuovo, abbiamo iniziato un paio d’anni fa a fare le prime prove. Ci siamo incontrati per caso, un po’ su internet e un po’ di persona perché ognuno di noi aveva la fissazione di essere in una band. Ma suonavamo tutti da tempo. Prima di conoscerci, abbiamo avuto esperienze con altri gruppi, la musica era già una malattia. Dami faceva l’expat a Londra e lì ha fatto un po’ di esperienza nei vari palchi inglesi, più che altro una bella gavetta. Dario aveva la sua band a Torino e Andre anche, ma a Milano. Tutti quanti, poi, avevamo una formazione poco convenzionale per quanto riguarda lo studio della musica, e ci siamo chiusi in sala prove per vedere cosa potesse succedere. La scintilla vera e propria l’abbiamo sentita, però, solo al primo live.

In passato, avete pubblicato delle demo non ufficiali, grazie alle quali avete intrapreso un breve tour indipendente attraverso vari locali del Nord Italia. I responsi che avete ottenuto sono stati la spinta decisiva per credere sul serio al progetto Elettrica? In che modo vi hanno condizionato?

I primi concerti sono stati cruciali, ma non così tanto per la risposta del pubblico, che comunque conta, ma perché é stato il banco di prova per vedere se funzionavamo come band. Se ognuno di noi fosse riuscito a buttare fuori quello che aveva, senza paura o ansia del palco. Se, come si dice, “tenevamo botta”. E ci siamo resi conto che avremmo dovuto metterci a farlo sul serio: ci piaceva troppo, ci sentiamo liberi. Speriamo, poi, che il pubblico si diverta a vedere tre pazzi dimenarsi e urlare l’indie rock: é tutta l’energia che ci serve.

Nella primavera dello scorso anno, siete stati notati da Davide Autelitano dei Ministri. Ci potete raccontare i particolari di questo incontro e il modo in cui Divi oggi vi segue dal punto di vista artistico? Si è interessato anche del songwriting?

L’incontro con Divi è stato catartico sotto molti punti di vista. L’abbiamo incontrato dopo qualche scambio via chat. Per noi era arrivato il momento di registrare qualcosa di più serio, ma eravamo totalmente persi nel mondo degli studi di registrazione, produttori e via dicendo. Avevamo deciso di chiedere aiuto in giro, e lui ci ha risposto. Più che altro cercavamo consigli, se avesse potuto in qualche modo indirizzarci da qualche parte. E invece, dopo qualche prova, ha deciso di produrci lui e siamo diventati un super team. È stato un viaggio incredibile. Non ce lo aspettavamo. Il suo apporto come produttore ci ha dato modo di tirare fuori il sound che avevamo nei nostri concerti live, senza troppi fronzoli e dritto al punto. I testi e gli arrangiamenti sono rimasti gli stessi, ma per il sound non ce l’avremmo mai fatta da soli.

Passiamo al vostro debutto uscito lo scorso 17 maggio, ovvero “Elettrica”, un lavoro unito dal filo conduttore lirico delle relazioni d’amore, con tutti i diversi annessi e connessi del caso. Quanto c’è di autobiografico in queste storie e quanto, invece, proviene da altre fonti d’ispirazione?

La penna del gruppo, come dicevamo, è Dami e la maggior parte delle storie che racconta arrivano dal suo passato a Londra e in giro a farsi spezzare il cuore. Ma sono comunque tutte storie e sensazioni comuni, che succedono ogni giorno. Per ognuno di noi, ogni pezzo ha un significato leggermente diverso e vorremmo che fosse così per tutti, ci interessa moltissimo sapere cosa colgono le altre persone. Ma sì, è tutto, inevitabilmente, piuttosto autobiografico.

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A livello musicale, siamo in presenza di un prodotto piuttosto fresco, che mescola indie, brit rock e pop in maniera allo stesso tempo energica e malinconica. Le influenze musicali, oltre che dai Ministri, giungono chiaramente dall’estero, in particolare Arctic Monkeys, The Libertines, The Strokes. Ci sono delle caratteristiche che sentite di condividere con queste band?

Credo che tu le abbia prese tutte, le influenze indie rock sono inglesi e sono quelle che più ci hanno dato una direzione, volevamo portare un po’ di quel sound, magari con un tocco itpop, perché comunque abbiamo delle perle anche qui da noi. Il fatto é che queste sonorità rappresentano un po’ il nostro mood, il non volersi prendere troppo sul serio e usare ritmi da ballata, ma sempre con un pizzico di malinconia. Dovremmo citarti anche i Pixies, probabilmente.

Passiamo, ora, ai brani più significativi dell’album. La canzone “Mai+”, in cui si parla dell’amore nella sua fase più matura, ha un immaginario un po’ alla New Order, lo stesso che sembra emergere dall’estetica degli Elettrica, spesso fotografati tra sfondi che ricordano la copertina di “Power, Corruption & Lies”. Cosa potete dirci al riguardo?

I New Order li abbiamo ascoltati parecchio, e continuiamo a farlo. Fanno parte del nostro immaginario e con “Mai+” saranno sicuramente venuto fuori, anche a livello inconscio. “Mai+” è una delle prime canzoni che abbiamo portato in giro, é la nostra pausa di riflessione dell’album, insieme a “Cara Rovina”. È il momento in cui si spengono le luci e ci si ritrova con i propri pensieri.

A proposito di “Cara Rovina”, il verso “Tu stammi vicina / Mia cara rovina” racchiude apparentemente un ossimoro, tanto da far pensare a una sorta di autolesionismo già, per certi versi, presente in “Fammi Male”. Ma è davvero così?

La “Cara Rovina” cui ci riferiamo é sicuramente autolesionistica, e si ricollega al tema di “Fammi Male”. Il dolore, a volte, può portare a chiudersi in sé stessi e ad avere periodi di autodistruzione, é qualcosa in cui ci siamo passati anche noi, nelle nostre esperienze. Lo spleen, come dice Baudelaire. Ma per noi é importante anche la crescita che si ha in questi momenti, perché spesso le cose migliori della vita provengono proprio dal dolore. Per questo, “Cara Rovina”, tu stammi vicina.

Un altro pezzo molto accattivante e suggestivo, sia dal punto di vista dei testi che del sound, vicinissimo ai già citati The Strokes, è sicuramente “Come Un Film”. Ci potreste raccontare la storia dietro questa canzone così “cinematografica”?

Pensa che inizialmente “Come Un Film” non doveva neanche uscire. È stato il Divi che ci ha un più spinto e ha fatto bene. Con il senno di poi, forse è uno dei pezzi usciti meglio. I coretti sono di Dario e Andre. Lo scenario dietro al pezzo é quello del sole, dell’estate, i giri in macchina, rigorosamente in una punto rossa del ’93, e la sensazione di libertà di una storia d’amore. Ma la protagonista assoluta é una strana ansia che aleggia, che ci sveglia la notte, che non ci lascia dormire. Il motivo é che in questa infinita estate metaforica, ci rendiamo conto che un futuro, ad aspettarci, forse non c’é. L’ansia é in effetti molto presente nelle nostre canzoni, nascosta tra un verso e l’altro, e il mondo in cui viviamo oggi ce ne fa venire ancora di più. Volevamo raccontarlo.

Ora una domanda più generale e, per molti aspetti, piuttosto complessa: in un’Italia nella quale, a livello mainstream, non domina certo la musica intesa come arte, pensate che un disco del valore di “Elettrica” abbia le carte in regola per fare comunque breccia? Oppure sarebbe meglio restare in una nicchia di “qualità”, evitando così inevitabili concessioni in nome del successo?

Non ci siamo posti troppo il problema. La cosa bella di avere un proprio progetto é che si può creare il proprio mondo. Noi abbiamo creato il nostro e i discorsi “mainstream” e “nicchia” non ne fanno parte, più che altro cerchiamo di andare avanti e migliorare ogni volta. Sicuramente c’é molta disillusione, ma il fatto é che lo faremmo comunque, in ogni caso. Il nostro album non l’abbiamo mai sentito come un prodotto, piuttosto uno sfogo.

Il contesto live penso sia la sede migliore per esprimere tutte le potenzialità degli Elettrica. Quali sono le emozioni principali che provate quando salite sul palco? E sono previste una serie di prossime date per la promozione del disco?

Il contesto live é sempre l’obiettivo finale, visto che senza di esso, nulla avrebbe senso. Il rollercoaster di emozioni variano tra ansietta pre-palco e l’adrenalina pura quando la vibe é quella giusta. É una doccia di emozioni, é incredibile. Ma anche da frequentatori accaniti di concerti possiamo dire che é proprio lo stare tutti insieme che fa la differenza.

Ragazzi, grazie mille per l’intervista e davvero complimenti per “Elettrica”. Quale messaggio vorreste lasciare ai nostri lettori e a tutti coloro che apprezzano la vostra musica?

Grazie tantissimo a chi viene a vedere dimenarci sul palco e a chi ci segue sui nostri social, é quello che fa la differenza. E grazie anche a voi ragazzi per questa intervista!

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