Si fanno chiamare Panda Clan si ispirano liberamente al pensiero di Noam Chomsky, linguista, teorico della comunicazione, sociologo e filosofo anarchico libertario statunitense, uno dei massimi esponenti della critica al sistema capitalista. Si tratta di un collettivo dall’identità misteriosa che trasforma le sue idee, rigettandole in musica.
L’identità dei membri della formazione è ad oggi ignota:
Ogni ora sul web vengono pubblicate più di 30 milioni di foto circa. Infinite le immagini a cui veniamo sottoposti: perché allora le immagini di Panda Clan dovrebbero avere qualche plus valore o interesse?
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di SpazioRock! Questa è la prima volta che ci troviamo a chiacchierare insieme, d’altronde siete un progetto appena nato. I Panda Clan sono un misterioso collettivo milanese, questo si legge dalle vostre comunicazioni. Volete dirci di più su questo vostro progetto?
Panda Clan è un collettivo nato attorno alla musica e ad un pensiero politico sociale affine. Quindi: chi suona, chi fa la grafica, chi fa i video e produce tutti i materiali relativi condivide un certo pensiero. Panda Clan attualmente ha come volontà – assolutamente fuori moda – di esprimere attraverso la musica un pensiero critico alla società capitalista.
Domanda scontata, ma necessaria: come mai avete deciso di tenere nascosta la vostra identità?
Perchè nonostante sia uno sbattimento indicibile e totalmente controproducente dal punto di vista della comunicazione, ci sembrava coerente con il messaggio che diamo. La società è annichilita sulla necessità di esporsi atraverso i social e i realit show. Ed è ancor più grave la cosa che il fatto di esporsi e rendere pubblica la propria vita e i propri sentimenti sia fonte di inestimabile profitto per qualcuno.
È stato da poco pubblicato il vostro EP d’esordio “Circumvention”. Un EP impegnato, sia a livello musicale che di tematiche trattate. Partiamo dal sound, estremamente sperimentale ed eclettico: qui troviamo interessanti elementi rock e metal combinati insieme a elementi più ‘inusuali’ che si ispirano alla trap, al dubstep, al pop. Che ricerca musicale avete portato avanti?
Alcuni pezzi erano li da molto tempo e suonavano davvero vecchi, altri sono nati in studio nel 2020 e sono quindi frutto del loro tempo.
L’idea guida era quella di fregarsene nella maniera più totale degli stereotipi snob legati all musica. Insomma, alcune strumentali trap spaccano quanto un riff degli Slayer: bisogna ammetterlo. Detto ciò, amalgamare tutto all’inizio è stata dura.
A livello di tematiche, invece, “Circumvention” è estremamente profondo e puntuale: si parla di critica sociale, di fatti storici scomodi, di politica e di poteri, di atteggiamenti e di relazioni umane, di ideali e oggettività. Quali sono state le vostre fonti di ispirazione? Da dove viene questo bisogno di portare alla luce tematiche di questo tipo?
Ognuno è libero di afforntare le tematiche che vuole, a noi parlare d’amore e della sfera intima non interessa minimamente e non ne saremmo capaci attualmente.
Inoltre molti di noi si sono consciuti in contesti di militanza politica, ed è quindi un forte aggregante. Probabilmente il fatto di aver letto qualche libro può avere influito… anche questo è quasi fuori moda!
Parlando del titolo, invece, che significato ha per voi questa parola? Come mai avete scelto proprio questa come titolo del vostro lavoro?
La nostra società non ci da tregua, siamo assaliti da messaggi imperativi molto pressanti, non solo dalle pubblicità. E noi seguiamo questi imperativi e non siamo più capaci di resistere e difenderci. La circonvenzione di incapace tra l’altro sarebbe un reato, ma invece è uno strumento usato e necesario per poter fare profitti in una società come qulla capaitslista.
Tantissimi singoli hanno anticipato l’uscita dell’album, tra cui “Mono”: una critica aspra a certi atteggiamenti ‘suggeriti’ dalla società odierna. Cosa ci dite di più?
“Mono” riassume molti temi: la necessità di apparire, le vite sprecate nei reality, il bisogno di essere fisicamente all’altezza e la bassezza del livello culturale. L’ispirazione è nata guardando il pubblico in tv a “Uomini e Donne”, “Grande Fratello” e altri programmi di questo genere: abbiamo visto gente che applaude inebetita. Sadness.
Che piani avete per il futuro? Ora che il mondo dei live sembra essere quasi tornato alla normalità, pensate di fare delle date a supporto di questa pubblicazione? Mi chiedo come apparirete sul palco…
A Dicembre suoneremo, prima in Spagna poi in Italia. Come appariremo senza sembrare gli Sliptknot dei poveri ? Mistero!