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Parkway Drive – Darker Still

I Parkway Drive sono, senza ombra di dubbio, una di quelle band da prima e dopo, spaccate in due (cronologicamente ed artisticamente) da una decisa sterzata al di fuori del sentiero madre che li ha immessi in circolazione nell’affollato mondo della musica estrema nell’ormai lontano 2003. Perchè dalla pubblicazione di “Ire”, gli australiani hanno bruciato il vecchio registro metalcore di inizio millennio ed hanno intrapreso una ricostruzione graduale del loro sound, ora legato da mattoni heavy, groove ed alternative metal, dividendo nettamente la critica e tracciando un netto solco di demarcazione nella loro discografia. Non occorre meravigliarsi, quindi, se l’ultima fatica di casa risulti lontana anni luce dal seminale debut “Killing With A Smile”: Winston McCall e compagine riprendono esattamente da dove avevano lasciato gli strumenti nel 2018, proseguendo per i campi melodici spianati da “Reverence” e provando a proiettarci su l’ombra plumbea del marmoreo “Darker Still”.

Abbandonato quasi del tutto il velenoso fragore degli esordi, gli australiani continuano innalzare muri sonori che tanto devono all’heavy metal dei Trivium – richiamati corposamente nei giochi chitarristici e nel lavoro solistico di Jeff Ling -, fomentando in apertura le trame del granitico duo “Ground Zero” / “Like Napalm”, sorretto da mid tempo corposi, adorni di una melodia cavalcante e di ritornelli catchy da stadio, talvolta forse troppo accentuati – vedasi la scarna “Imperial Heretic” -, ma in generale di buona fattura. Ne traiamo esempio dalla convincente “Glitch”, svezzata da un riff stoppato che prepara il terreno alla voce del frontman, pronta ad affrontare un nebbioso trip nell’oscuro mondo dell’insonnia e della paralisi del sonno.

L’album fluisce naturalmente, forse anche troppo, adagiandosi su un songwriting che di fresco ha ben poco e inciampando su qualche pezzo poco ispirato – il singolo “The Greatest Fear” – e altri veramente fuori posto – l’evitabilissima “If A God Can Bleed”. Fortunatamente giungono in soccorso la ruvidissima “Soul Bleach”, unico aggancio alle scorrazzate hardcore del passato, e l’ottima ballad che concede il nome al full length, forse la top song dell’album, tra l’evidente tributo ai Metallica di “The Unforgiven” e agli assoli in wah di Kirk Hammett, alle sezioni di archi che regalano quel sentore di epicità alla traccia. Difficile da collocare nella scaletta del disco, risultando, nel suo splendore, abbastanza fuori fuoco rispetto al sound che la contorna, un problema che governa anche la sopracitata “If A God Can Bleed” e sintomo di una disomogeneità localizzata che spezza un ascolto standardizzato sulle note di tracce come “Land Of The Lost” e “From The Heart Of The Darkness”.

“Darker Still” è l’album che ci aspettavamo dai Parkway Drive? Diciamo di sì, ma con riserva: stolto chi ancora ardisce ad un dietrofront abbastanza clamoroso nelle sonorità, la band di Byron Bay ha ormai voltato pagina e dobbiamo metterci l’anima in pace a riguardo e, seppur i precedenti lavori, dall’alto della loro evoluzione e del loro netto cambiamento, ci avevano lasciato soddisfatti, “Darker Still” sembra un po’ adagiarsi sugli allori, germogliando su semi quasi esausti. Riff già ampiamente sentiti ed un sound che inizia a diventare, alla lunga, stantìo, non permettono ai Parkway Drive di fare quel salto di qualità che tanto attendevamo, lasciandoci tra le mani un buon prodotto, ma dal retrogusto velatamente amaro. E da una band di tale calibro quel che ci aspettiamo è molto più di un’abbondante sufficienza.

Tracklist

01. Ground Zero
02. Like Napalm
03. Glitch
04. The Greatest Fear
05. Darker Still
06. Imperial Heretic
07. If A God Can Bleed
08. Soul Bleach
09. Stranger
10. Land Of The Lost
11. From The Heart Of The Darkness

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