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Flogging Molly – Anthem

A 5 anni dall’ultimo lavoro “Life Is Good”, tornano i Flogging Molly con “Anthem”, il loro settimo album in studio: si tratta di 11 tracce di puro celtic punk in gran spolvero, che mescolano sapientemente tutti gli elementi ormai classici del genere e rappresenteranno sicuramente un piacevole ascolto per i fan, e non solo della band californiana.

“Anthem” è un ritorno alle origini per i Flogging Molly perché vede il ritorno del loro storico produttore Steve Albini in cabina di regia, che ha già collaborato con loro per il primo album “Swagger” e per l’iconico  “Drunken Lullabies” e che ha portato un’impronta decisamente più energica al loro sound già di per sé vitale e potente. Ma quello che forse colpisce di più di quest’ultimo lavoro di Dave King e soci, è la forte carica introspettiva che si evince dai testi delle canzoni, molto influenzati, in particolar modo, dagli ultimi anni di pandemia. Lo si capisce subito dalla prima traccia “These Times Have Got Me Drinking” che, dietro il celtic punk fatto di schitarrate, fiati e violini, nasconde la malinconia di un periodo di grandi difficoltà, che ha colpito davvero tutti ma anche la speranza di rinascita e la voglia di tornare a divertirsi, ovviamente in stile Irish. Del resto questo mood era stato ampiamente anticipato dal singolo “A Song Of Liberty”, un brano che evoca l’allegria e la spensieratezza di una festa in un pub irlandese, in cui conta solo divertirsi ed innalzare pinte su pinte di birra scura. Ma Dave King lo conosciamo bene e non fa mancare momenti meno allegri ma comunque pieni di pathos, come con “No Last Goodbyes”, una ballad dal sapore di inno e con un ritornello orecchiabilissimo, praticamente già pronto per essere intonato all’unisono a un concerto.

I flauti e i violini celtici si dipanano per tutta la durata del disco, disegnandone le melodie dalla malinconica “The Croppy Boy ‘98” alla scanzonata “(Try) Keep The Man Down”, fino a “Lead The Way”, un brano che entrerà di diritto tra i classici della band losangelina per il suo ritmo coinvolgente e accattivante, che si incastona immediatamente nella mente dell’ascoltatore. Uno dei momenti più alti del disco è di sicuro “This Road Of Mine” in cui le chitarre elettriche si rincorrono e si intrecciano con il resto degli strumenti per creare un impianto sonoro di grande efficacia, mentre la voce di un King particolarmente ispirato si lancia in un’introspezione sulla propria vita e carriera, riflettendo sulla possibilità di andare avanti dopo i tempi bui che abbiamo vissuto e l’incertezza sul domani, un tema che è il fil rouge di tutto il disco. In chiusura la tenera “The Parting Wave”, in cui Dave e la sua signora, Bridget Regan, moglie ma soprattutto talentuosa polistrumentista della band, si incontrano in un delicato duetto vocale accompagnati da chitarra acustica, violini e flauti irlandesi per delineare un brano intimo, che parla di amore e supporto durante le difficoltà.

“Anthem” è un disco completo, pieno di tutti gli elementi del celtic punk puro a cui i Flogging Molly ci hanno abituati e carico di una particolare emozione che trascende le riflessioni personali dei musicisti e si insinua nell’ascoltatore come se fossero un’unica entità. Un album sicuramente da ricordare per la band e per i suoi fan.

Tracklist

01. These Times Have Got Me Drinking
02. A Song Of Liberty
03. Life Begins And Ends (But Never Fails)
04. No Last Goodbyes
05. The Croppy Boy ’98
06. This Road Of Mine
07. (Try) Keep The Man Down
08. Now Is The Time
09. Lead The Way
10. These Are The Days
11. The Parting Wave

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