Non è facile scrivere di un concerto come quello dei Queen+Adam Lambert senza scadere nelle classiche ovvietà del caso. Si tratta di un evento molto chiacchierato e chiacchierabile, su cui si potrebbe dire (ma soprattutto criticare) tanto. L’unico modo sensato per parlare di un evento del genere, una doppia data con l’Unipol Arena di Bologna piena nel massimo della sua capienza per entrambe le serate, è affrontarlo con mente, occhi e soprattutto orecchie bene aperte, mettendo da parte ogni genere di pregiudizio. Prima di tutto perché, bisogna essere onesti, dopo tanti rinvii causati dalla pandemia e tante criticità, riempie il cuore vedere lo storico palazzetto bolognese pieno di avventori di ogni età ed anche nazionalità, tutti accomunati dalla stessa passione per una band a dir poco leggendaria. E poi perché quello messo in piedi dai mastermind Brian May e Roger Taylor non è un’imponente macchina da soldi: è un tributo. Un tributo prima di tutto alla musica di una band che è un caposaldo della storia del rock mondiale e che trascende tempo e generazioni. E in secondo, ma non meno importante, luogo, un tributo all’uomo iconico, all’artista indimenticabile e inarrivabile, salito (troppo presto) all’Olimpo del rock, che risponde al nome di Freddie Mercury. In più lo show dei Queen con l’istrionico Adam Lambert è un vero e proprio spettacolo, nel senso prettamente teatrale del termine: un palcoscenico altamente tecnologico e scenografico, che riproduce le logge di un teatro barocco, giochi di luce e animazioni di altissimo livello fanno da sfondo a una performance rock ineccepibile, maestosa, regale.

Dopo un intro orchestrale sulle note della mitica “Innuendo” che accompagna l’ingresso trionfante di Brian May sul palco, la scaletta si dipana sui più grandi classici della band britannica, da “Hammer To Fall” a “Killer Queen” fino a “Bicycle Race” o “I Want It All”, tutte eseguite con grande tecnica e maestria dal cantante Adam Lambert. L’artista statunitense ha anche voluto omaggiare l’Italia proponendo un breve stralcio della celebre “Nessun dorma”, tratto dall’opera “Turandot” di Puccini, dimostrando una potenza e una tecnica vocale di altissimo livello, come del resto ci si può aspettare da un cantante che ha il compito di sopperire a un vuoto difficilissimo da riempire.

Molto importante il momento in cui Lambert si dichiara incredibilmente onorato e fortunato nel poter celebrare, insieme alle due leggende del rock Brian May e Roger Taylor, la musica e l’incredibile talento di Freddie Mercury, un discorso visibilmente sentito dal cantante e che gli vale una vera e propria ovazione da parte di tutto il pubblico dell’Unipol Arena, nessuno escluso.  Lo show prosegue su binari sicuri e ben oliati, diviso per atti, come un’opera teatrale: dopo una prima turnata di brani più possenti, nel secondo atto il ritmo rallenta leggermente per lasciare spazio a uno dei momenti più emozionanti della serata. May imbraccia la chitarra acustica, si accomoda su uno sgabello ed esegue la splendida ballata “Love Of My Life”, già di per sé molto toccante, mentre appare sugli schermi alle sue spalle l’ologramma di Freddie Mercury per cui, guardando appunto gli schermi, sembra che i due stiano eseguendo il pezzo insieme. E quando l’immagine digitale del leggendario cantante volta le spalle al pubblico e scompare, alla fine del brano, bisognerebbe essere fatti di pietra per non commuoversi insieme a Brian May, il cui affetto per il compagno di band scomparso così tragicamente e prematuramente sembra immutato nel tempo.

L’emozione viene stemperata con qualche altro brano in acustico come la bellissima “39” e “These Are The Days Of Our Life” eseguita con Roger Taylor alla voce, per poi proseguire col ritorno di Lambert sul palco per altri grandi classici come “Under Pressure”, “I Want To Break Free” e una sentitissima “Who Wants To Live Forever”, uno degli apici del concerto. Si è ormai verso la fine dello show, il terzo atto viene aperto da un lungo assolo di May, che comprende anche parte della sinfonia del compositore Dvorak “New World Symphony”, in piedi su una piattaforma sopraelevata che grazie agli schermi prende la forma di un asteroide, chiaro omaggio del chitarrista alla sua seconda passione, l’astronomia.

Una tripletta che comprende “The Show Must Go On”, “Radio Gaga” e un’epica “Bohemian Rhapsody” fa scatenare l’intero palazzetto che canta e applaude come entità unica e sui volti di tutti i musicisti è evidente la felicità e la grande soddisfazione per lo spettacolo dato dal pubblico dell’Unipol Arena. Infine non possono mancare “We Will Rock You” e “We Are The Champions” per una chiusura in grande stile che, inutile dirlo, è una vera e propria apoteosi.

Alla luce della serata, la conclusione più naturale è che chiacchiere e polemiche sono del tutto inutile davanti a una band di altissimo livello, che porta sul palco uno spettacolo sontuoso, tecnicamente ineccepibile e ricco di emozione. C’è chi li considera una “cover band”, chi un tradimento verso la memoria di una delle più grandi rockstar che abbiano mai calcato le scene, ma averli davanti è tutt’altra cosa, soprattutto per chi non ha avuto la grande fortuna di vedere dal vivo i Queen dei tempi d’oro. Quindi God save the queen, long may she reign.

Setlist

Innuendo
Now I’m Here
Hammer to Fall
Somebody to Love
Killer Queen
Don’t Stop Me Now
Nessun dorma
In the Lap of the Gods
I’m in Love With My Car
Bicycle Race
Fat Bottomed Girls
Another One Bites the Dust
I Want It All
Love of My Life
’39
These Are the Days of Our Lives
Crazy Little Thing Called Love
Under Pressure
A Kind of Magic
I Want to Break Free
You Take My Breath Away
Who Wants to Live Forever
Tie Your Mother Down
The Show Must Go On
Radio Ga Ga
Bohemian Rhapsody
We Will Rock You
We Are the Champions
God Save the Queen

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