Sherwood Festival ha due garanzie: la sana confusione ed un pubblico agguerrito. Arriviamo all’ingresso festival padovano con largo anticipo, ma troviamo sulla nostra strada qualche ingorgo che ci obbliga ad aspettare diverso tempo per accedere all’area del parcheggio dello Stadio Euganeo. Cogliamo l’occasione per guardarci attorno e percepire l’entusiasmo dilagante tra il pubblico di vecchie glorie di concerti punk rock che assiepano la lunga fila. È mercoledì sera, la stragrande maggioranza delle persone che assisteranno allo spettacolo domattina dovranno svegliarsi di buona lena e dirigersi al lavoro, ma l’impressione è molto più simile a quella di un fine settimana senza freni.

Finalmente dentro. Gli Anti Flag stanno concludendo il loro set con un medley che include diversi classici del punk anni ’70 e le moltitudini si allineano ordinatamente lungo le corsie dei (pochi) punti bar. I volumi si alzano notevolmente una volta che i Lagwagon calcano il palco. La band californiana mette in mostra le note capacità tecniche per aizzare un pubblico in fremente attesa degli attori principali della serata.

Sono le 22:00 in punto quando Dexter Holland e compagni compaiono sul palco dello Sherwood Festival ed esordiscono con “Staring At The Sun”. Quasi 40 anni di carriera alle spalle, ma l’energia sembra intatta e fuori discussione. Il calore del pubblico non manca di farsi sentire e man mano che la scaletta procede i classici della band si succedono senza interruzione. I volumi sono decisamente più contenuti rispetto alle band in apertura alla serata, ma il trend sembra essere quello ormai già scritto nell’ultimo anno in Italia: poco casino che altrimenti ci fanno chiudere.

Qualche brano tratto del nuovo album per poi tornare alle hit che da inizio Duemila hanno confermato gli Offspring come divinità del punk rock mondiale. Teschi e scheletri si succedono sullo sfondo di un palco semplice e minimale, che lascia spazio a musicisti equipaggiati da esperienze pluridecennali. Quando “Americana” entra di prepotenza all’interno della setlist ogni sporadico contenimento della folla si scioglie e lascia spazio cori e circle pit che commuovono i veterani che scrutano l’orizzonte di corpi al sicuro affianco alle transenne della regia di sala.

Un’oretta di live che si chiude con un breve bis completato da “Self Esteem”, ma che racchiude in sé tutta l’essenza di una band che ha dimostrato l’umiltà dell’esperienza ed una competenza fuori dal comune. Lo sciame multiforme di fan che abbandona l’aerea di battaglia al termine dello spettacolo è sudato, soddisfatto e sognante. L’atmosfera dello Sherwood Festival lo conferma ancora una volta come la rassegna più solida del nord est, forte dei nomi e della tradizione che porta con sé.

Setlist

Staring at the Sun
Come Out and Play
Want You Bad
The Opioid Diaries
Army of One
Behind Your Walls
Hit That
Hammerhead
Bad Habit
Gotta Get Away
Why Don’t You Get a Job?
(Can’t Get My) Head Around You
Pretty Fly (For a White Guy)
The Kids Aren’t Alright
You’re Gonna Go Far, Kid
Self Esteem

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