ACID MAMMOTH Supersonic Megafauna Collision recensione ita
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Acid Mammoth – Supersonic Megafauna Collision

Tornano alla carica gli ateniesi Acid Mammoth: con “Supersonic Megafauna Collision”, la premiata ditta Babalis, figlio e padre, coadiuvata da Varikos e Louvaris, ne ha combinata un’altra delle sue. Il preistorico Elefante arriva a schiacciarci sotto le sue possenti zampe a suon di doom d’ottima fattura. Questo quinto lavoro del gruppo, benché uno fosse uno split, li pone definitivamente ai vertici del genere. Una spolverata di auto celebrazione è ben evidente, ma in fin dei conti pare giustificata visto che si apprestano a festeggiare il decennio di attività.

La title track, introdotta da tonanti tamburi, caratteristica identificativa del brano, presenta immediatamente una cupa pesantezza e acidi inserti di chitarra solista, nel perfetto e ormai consolidato stile del quartetto greco. “Fuzzorgasm”, già uscita come singolo, è la glorificazione del genere che con fuzz, diavoletto, accordature tombali, octaver e mistiche visioni rimane costantemente a galla e in buona salute insieme al fratello, più fricchettone, stoner. In questo menù ellenico troviamo groove lenti e cadenzati in abbondanza, conditi con suoni grassi e massicci.

Il full-lenght scorre ipnoticamente dall’atmosfera malinconica e sospesa di “Garden of Bones” ai riff in frenata di “Atomic Shaman” che risulta essere più decisa e vivace. Poi si arriva a “One with the Void”, dal gusto vagamente psichedelico, dove la performance a cantilena crea un effetto stordimento. La vocalità di Chris jr è un mix tra Ozzy e Tobias Forge, in questo disco piazza qua e là accenti secchi che toccano pitch altissimi, per poi riscendere immediatamente, come se il singer non fosse ancora molto consapevole del suo potenziale e, al di là delle scelte stilistiche e delle esigenze delle linee vocali, dovrebbe spingere un po’ di più.

L’album si chiude col botto: “Tusko’s Last Trip” è plumbea, lunga e potente, capace di risucchiare completamente l’ascoltatore nel vortice doom per eccellenza. Stupendi gli stacchi e i fill del batterista: quando usa il doppio pedale in maniera lenta dà l’impressione di fracassare anche le superfici più dure e aride della Terra. Tusko, l’elefante stellare, è stato un pachiderma vittima di un folle esperimento americano. Infatti, negli anni ’60, gli fu somministrata una quantità assurda di LSD che lo portò poco dopo a stramazzare al suolo e per cercare di rianimarlo gli fu iniettata un’ingente dose di Thorazine, ma la puntura non sortì l’esito sperato e l’animale morì.

Nel tirare le somme possiamo affermare che questo songwriting piacerà sicuramente agli adoratori del Sabba Nero come a quelli degli Electric Wizard e degli Sleep. Un disco dall’ottima produzione per l’effetto voluto sul pubblico e, seppur ispirato a livello compositivo, non brillerà certo per originalità, ma la sua validità è innegabile.

Tracklist

01. Supersonic Megafauna Collision
02. Fuzzorgasm
03. Garden of Bones
04. Atomic Shaman
05. One With The Void
06. Tusko’s Last Trip

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