Amorphis (Esa Holopainen)
Appena tornati con il loro dodicesimo album "Under The Red Cloud", gli Amorphis si raccontano ai nostri microfoni!
Articolo a cura di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 07/09/15

Il vostro nuovo album "Under The Red Cloud" è appena uscito. Cosa mi racconti di nuovo?

 

Sono tempi duri ora: aspettiamo con ansia la relazione della gente, è sempre eccitante quando arrivi alla fine, dopo un processo così lungo di costruzione delle canzoni e devi aspettare le reazioni del pubblico. Questo è il primo album che realizziamo con questa nuova casa di produzione e devo dire che è stato molto piacevole lavorare con loro. Abbiamo iniziato a lavorare a gennaio con una preproduzione, in una settimana abbiamo scelto con loro le canzoni dell'album e abbiamo iniziato con i primi arrangiamenti, credo che ci siano voluti circa due mesi per registrare l'album, un po' in Svezia e un po' in Finlandia. Sono molto felice del risultato, credo sia l'album a cui abbiamo lavorato più duramente. Jens Bogren, il produttore che ha lavorato al disco, è davvero preciso ed esigente... diciamo che gli piacciono le cose fatte bene. Ricordo che per registrare la chitarra per esempio, prima ci mettevo un paio di giorni, lui mi ci ha fatto mettere due settimane!

 

Quanto credi che "Death Of A King" sia rappresentativo del nuovo album? È senz'altro un singolo molto forte.

 

Credo sia un buon modo per descrivere l'album nel complesso. Il disco di per sè è molto vario, e includerà molte parti lente e melodiche, e poi è sempre difficile scegliere un pezzo che rappresenti un intero album. "Death Of A King" l'abbiamo scelta perché ci sembrava il pezzo più forte e adatto per introdurre i vecchi fan al nuovo album, anche se effettivamente è molto più veloce e forte del resto del disco. Ma del resto quello che caratterizza la band è proprio questo contrasto tra aggressività e dolcezza.

 

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Da dove nasce il concept di questo nuovo album?

 

L'ispirazione non è cambiata rispetto ai nostri precedenti dischi: la natura è la nostra fonte di ispirazione principale. Non siamo una band in grado di scrivere tra i rumori della città, abbiamo bisogno di avere la mente libera, di essere in mezzo alla natura e essere tranquilli. Ogni album è un nuovo progetto, non guardiamo mai indietro a cosa avevamo fatto prima, scriviamo la musica e vediamo cosa nasce di nuovo da essa.

 

Cosa mi dici invece della copertina dell'album, disegnata da Valnoir Mortasonge? Lo avete lasciato libero di sfogare la sua creatività o gli avete dato delle indicazioni su cosa dovesse dipingere?

 

Nella copertina ci sono rappresentati sicuramente i temi delle canzoni, le stagioni e 4 sciamani, uomini saggi, che le rappresentano. E poi abbiamo il serpente che rappresenta la fratellanza, che è uno dei temi del disco, perché è come se abbracciasse tutta la composizione. Mi piace molto questo lavoro perché la composizione è simmetrica e colorata, non sembra quasi una copertina di un album metal. 


Ormai sono 20 anni che suonate. Quali sono le differenze principali tra la musica del passato, di vent'anni fa, e quella di oggi?

 

Il modo in cui suoniamo le nostre storie, andiamo in tour e scriviamo le canzoni è cambiato completamente. Del resto è cambiata completamente la scena metal in questi decenni. E in che il modo in cui si scrivono le canzoni è cambiato: non ci si ritrova più tutti insieme a suonare e comporre ma ognuno compone separatamente. Dunque cambia il modo in cui i nostri album vengono alla luce: scriviamo a casa e poi dopo ci troviamo e iniziamo a fare i primi arrangiamenti. Un posto vale l'altro, quando si tratta di registrare e comporre musica, questo cambia tutto il processo produttivo e inevitabilmente anche il risultato finale.

 

Guardando il vostro genere musicale e la scena metal in generale quale è il periodo della vostra storia che reputi più importante o che preferisci?

 

Ci sono dei momenti della nostra carriera che ricordo con particolare nostalgia, specialmente quando "Tales from the Thousand Lakes" venne fuori e aprì le porte alla nostra carriera: iniziammo a fare tour all'estero e a comportarci come una vera band. Poi ovviamente quando Tomi si inserì nella nostra band è stata davvero la svolta, non succede spesso di riuscire a sostituire il cantante e non è facile trovare qualcuno che riesca ad esprimere al meglio lo spirito della band e ad avere quindi successo e piacere alla gente. Quando Tomi è arrivato è cambiato tutto, ovviamente. La carriera degli Amorphis è una sorta di montagna russa.

 

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Beh io credo appunto che il vostro successo ora sia quello che siate capaci di suonare quello che volete.

 

Esatto, non ci siamo focalizzati sul successo, non facciamo musica solo per quello. Quindi siamo liberi di prendere le nostre decisioni e di suonare quello che ci piace e perché ci piace farlo. Questo è lo spirito che ci tiene vivi e ci fa andare avanti in scioltezza: a noi piace suonare quello che suoniamo. Tutti cambiamenti di lineup che ci sono stati nella nostra carriera ci hanno avvicinato alla gente che ci ha seguito nei tour e ai nostri fan, perché ai nostri fan piace la nostra attitudine a far musica, ad andare avanti.

 

Come giornalista non è facile definirvi. sono stati usati un sacco di aggettivi e generi: dal rock al black metal. Tu quali useresti?

 

Si, noi combiniamo davvero molti elementi insieme: dal rock psichedelico a... tutto il resto. Questo è un elemento fondamentale per gli Amorphis: ci piace sperimentare cose nuove nella musica. Magari non è una cosa che si deve fare per forza, ma a noi piace così, rende il tutto più interessante. Come musicista per me è vitale provare sempre cose nuove.

 

...e se dovessi descriverti con una sola parola a qualcuno che non vi ha mai ascoltati?

 

Wow!

 

Wow?

 

Sì, in effetti la parola è quella (ride, ndr). Comunque penso che potrei dirgli che siamo una metal band, non saprei davvero trovare una sola parola per descriverci, ci sono troppe cose nella nostra musica e ci sono troppe categorie musicali nel mondo a cui potremmo appartenere: metal melodico, power metal, gothic metal, progressive metal, non saprei davvero!

 

In novembre tornerete finalmente in Italia dopo 5 anni, per suonare a Bologna. Cosa vi aspettate dal pubblico italiano?

 

Ci aspettiamo grandi cose. Venire in italia è sempre fantastico, il pubblico italiano è passionale! Per noi quindi è sempre molto piacevole, noi siamo abituati al pubblico scandinavo! poi è un tour da cui ci aspettiamo grandi cose e tanta gente, quindi speriamo bene! Voglio dire grazie ai fan italiani, spero che il nostro nuovo album "Under The Red Cloud" possa piacervi. Non vedo l'ora di tornare in italia a suonare e spero di vedervi tutti, non mancate!




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