Litfiba - Tetralogia Degli Elementi Live
12/04/15 - Atlantico, Roma


Articolo a cura di Andrea Mariano

Se il Trilogia Tour aveva il pregio di portare sul palco una scaletta atipica e ricca di sorprese per i nostalgici (e non) degli anni ’80, per il Tetralogia Tour – incentrato sul repertorio anni ’90 – c’era una certa curiosità su come i Litfiba potessero sorprendere a questo giro, dato che la scaletta di qualsiasi tournée in supporto a qualsiasi disco è sempre stata infarcita con i successi proprio di quegli anni. Il tutto poteva essere ulteriormente smorzato dal fatto che il tour stesso della reunion tra Pelù e Renzulli di 5 anni fa si reggeva soprattutto sul repertorio anni ’90. Caldi di 5 sold out, saranno riusciti i Litfiba di Pelù e Renzulli a sorprendere e convincere di nuovo?

Il bel tempo primaverile ha allietato la nostra attesa per l’apertura dei cancelli per la prima data all'Atlantico di Roma, notando quanto il pubblico accorso sia molto trasversale, dai ragazzini attratti dall’appeal del Pelù di “The Voice” ai fan irriducibili fino a chi perse le tracce della band a metà anni Novanta, curiosi di sapere come se la cavano questi cinquantenni negli anni del secondo decennio del Terzo Millennio. Con una ventina di minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia, i Nostri salgono sul palco con Piero Pelù che indossa una maschera dei Tre Allegri Ragazzi Morti e Ghigo Renzulli che dà il via alle danze con “Resisti” direttamente dall’album “El Diablo” del 1990. Il successivo trittico composto da “Africa” (20 anni fuori dalle scalette), “Dimmi Il Nome” e “Dinosauro” (23 anni orfana dei palchi), crea un’atmosfera letteralmente spaccaossa sin dai primi minuti, con un pogo sotto il palco dilagante. “Sotto Il Vulcano” acquieta – ma nemmeno tanto – gli animi, con una coda finale dedicata a Pino Daniele ed una reinterpretazione della sua “Je Sò Pazzo”. Pelù e soci danno un colpo al cerchio ed uno alla botte, sparando subito le prime sorprese e giocandosi i classici più noti nelle prime battute: “El Diablo” (Luca Martelli alla batteria si conferma l’asso nella manica della sezione ritmica) e “Lo Spettacolo” mettono a dura prova le prime file, “A Denti Stretti” è un piacevole ripescaggio, “Dottor M” da “Mondi Sommersi” rende più che bene in sede live.

 

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Il concerto procede energico e tellurico: l’ex Negrita Ciccio Li Causi al basso che si dimostra un innesto azzeccato soprattutto dal punto di vista dello spettacolo interagendo spessissimo col pubblico, Luca Martelli fa fede al suo cognome alla batteria (ragazzo talentuoso, dannatamente espressivo), Sagona alle tastiere fa bene il suo lavoro… quando si sente. Già, perché se i volumi generali sono spacca timpani ma tutto sommato buoni, le tastiere per una buona oretta hanno faticato a venir fuori dal muro sonoro. La serata ha regalato molte sorprese, tra una “Rawhide” talmente tamarra da far invidia alla versione contenuta in “Pirata” ed una “Il Mistero Di Giulia” cantata da Pelù leggendo il testo dal cellulare, nonché una seconda parte di concerto impreziosita da quella piccola gemma che è “La Musica Fa” e “Ragazzo” che, benché abbia i suoi bei 25 anni, è ancora dannatamente attuale (purtroppo). Purtroppo moltissimi sono stati gli errori e le imprecisioni: in “Linea D’Ombra” tutti sono un po’ nel pallone, “Tammuria” guadagna d’impatto rispetto all’originale ma non è ancora perfettamente rodata, in “Ora D’Aria” Pelù (indossando una maschera da kendo) si confonde nella prima strofa e Renzulli sbaglia un paio di volte (meglio che nel tour del 2012, comunque), segno che bisogna ancora lavorare un po’ sui brani più vecchi, o meglio, sui brani meno suonati in passato.

Spazio anche per i soliti noti: “Spirito” e “Regina Di Cuori” vengono cantate a squarciagola da praticamente tutti i 5000 presenti, “Ritmo 2#” finge di dare l’arrivederci, dando invece questo compito a “Lacio Drom”, giusto il tempo di salti e pogo finali. Strano che nella presentazione della band Piero Pelù non abbia citato Ghigo Renzulli, ma sul palco tutti son sorridenti e questo basta.

Nonostante gli errori che sicuramente via via saranno sempre meno, ribadiamo il concetto già espresso altrove: sul palco i Litfiba sono una macchina da guerra, con un impatto sonoro che non può lasciare indifferenti, ed elogiamo per l’ennesima volta la sezione ritmica Renzulli – Li Causi – Martelli, e a 53 anni suonati Pelù non sta fermo per un secondo manco se gli spari. Usciti dall’Atlantico, si rimane con la felicità di aver ascoltato canzoni che difficilmente avrebbero avuto posto nelle scalette canoniche, il leggero disappunto causato da errori imputabili ad un rodaggio non ancora ottimale e lo sguardo stranito di quando ci si accorge che gemme come “Ragazzo” o “Africa” siano cantate giusto da chi ha trent’anni o più, con gli altri che invece urlano impazziti “Regina di cuori, di gioie e dolori”.

 

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L’impatto emozionale rispetto alla formazione con Maroccolo ed Aiazzi e alle gemme degli anni ’80 è inferiore, e il voler giocare sull’effetto nostalgia inizia a stufare un po’, ma saremmo bugiardi e sciocchi se vi dicessimo che non vale la pena dare un’occhiata a questa ennesima reincarnazione dei Litfiba. Alcune chicche difficilmente potrete ascoltarle di nuovo in futuri tour.


Tracklist:

01. Resisti
02. Dimmi Il Nome
03. Africa
04. Dinosauro
05. Sotto Il Vulcano
06. Lo Spettacolo
07. A Denti Stretti
08. El Diablo
09. Dottor M
10. Linea D'Ombra
11. Bambino
12. Tammuria
13. Woda Woda
14. Ora D'Aria
15. Rawhide
16. Siamo Umani
17. La Musica Fa
18. Ragazzo
19. Spirito
20. Regina Di Cuori
21. Soldi
22. Il Mistero Di Giulia
23. Ritmo 2#
24. Lacio Drom


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