Se cercate speranza, non ne troverete nel nuovo album dei Boston Manor. A due anni di distanza da “Welcome To The Neighbourhood”, che ha fatto da spartiacque con il proprio passato, la band britannica torna con “Glue”.

Il concetto che permea tutte le canzoni è ben chiaro fin dall’inizio: rabbia, tristezza e disperazione vengono unite a sonorità post-hardcore, rock e punk che, pur nella loro diversità, riescono a convivere tra di loro. Il ritmo aggressivo è accompagnato alla perfezione dagli scream del cantate Henry Cox, soprattutto in pezzi come “1’s & 0’s” e “You, Me & The Class War”, per poi esplodere in “Only1”. In questo mare in burrasca c’è spazio anche per piccole oasi di tranquillità, come “Plasticine Dreams”, che ricorda in lontananza il pop-punk delle origini presente in “Be Nothing”. Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo anche “Stuck In The Mud”, il cui pianoforte ci permette di riprendere fiato dalla tempesta. Il viaggio termina con “Monolith”, che in 5 minuti racchiude tutte le sonorità dell’album, fino alla coclusione dettata dalle solitarie note di pianoforte.

“Glue” è un album si infrangerà con violenza sulle orecchie degli ascoltatori, come un’onda sugli scogli, senza alcuna possibilità di scampo. I Boston Manor mettono in musica un’onda anomala e lanciano un messaggio chiaro: la montagna d’acqua prima o poi ci investirà.

 

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