Andare in giro per concerti, oltre ad essere una passione carnale, di quelle che riducono in poltiglia in pochi minuti la stanchezza accumulata, sostituendola con carichi sboccanti di serotonina, è anche un pretesto per viaggiare su e giù per lo stivale, visitare città, scoprire nuove venue. E imbattersi in quella del cortile del Castello Estense di Ferrara, soprattutto per chi, come il sottoscritto, varcava le porte della città emiliana per la primissima volta, è una di quelle scoperte che colma gli occhi di sorpresa: una location a dir poco suggestiva, che raggiunge un fascino smisurato col sole che si rifugia dietro alle mura.

Questo i ragazzi di Ferrara Sotto Le Stelle lo sanno, e appunto per bilanciare la proposta con l’incanto del luogo, hanno messo su un calendario davvero prestigioso: appena un giorno dopo dal sold out registrato con i Blonde Redhead, tocca ai Dry Cleaning di Florence Shaw stregare la platea, tornati nel Belpaese per un’unica data dopo l’esibizione al Sexto ‘Nplugged dello scorso anno. Non prima, però, dell’ottimo opening act dei nostrani New Candys, base a Venezia, che graffiano il tramonto con lampi di distorsione, tra shoegaze, iniezioni psych e esondazioni dream pop.

22:00 appena scoccate, i Dry Cleaning calpestano lo stage, il resto è storia. Complesso trovare una band simile, così stramba e fuori dal mondo e, al contempo, così particolarmente realistica, sensazioni ritrovate anche in sede live: sarà che Florence Shaw è un po’ un’antenna del mondo, risucchia e amplifica la voce del popolo, i discorsi nella metro, i pensieri dei passanti, le emozioni sconnesse, veicolandole nel suo spoken word con la stessa naturalezza del flusso di parole che lavora nella materia grigia, quello che ci mette a soqquadro il cervello in ogni istante della giornata. Probabilmente è per quello che siamo rimasti ingabbiati in questo strano amore per i Dry Cleaning, che per collegarsi alle nostre vibrazioni e sguisciarci dentro, ci massaggiano le tempie con la placida “Leafy” e poi ci lavano il cervello con la danza sgangherata di “Jam After School”.

Ampissimo spazio dedicato alle tracce dei primi due EP – rimasterizzati proprio quest’anno –, in particolare a “Sweet Princess”, da cui traslano on stage l’allegra foga di “New Job”, il groove claudicante di “Traditional Fish”, la sprizzante tensione di “Magic Of Meghan” e le distorte parabole disegnate tra gli stop&go di “Conversation”, su cui i quattro (più uno) coltivano un outro lungo e lisergico.

Tom Dowse rivolta la sua SG, spreme ferraglia e armonie tanto dissonanti quanto ammalianti, mentre Lewis Maynard arpiona i suoni svolazzanti tra le sue possenti quattro corde: operano dolcemente tra le malinconiche melodie di una splendida “Her Hippo” o tra le righe sfumate della stralunata “Stumpwork”, e in maniera nettamente più decisa quando i movimenti (e le impennate umorali) si fanno più concisi (“Gary Ashby”, “Don’t Press Me”).

Nick Buxton, d’altro canto, picchia forte su “Hot Penny Day” e friziona le pelli su “Kwenchy Cups”, consegnandoci anche uno spezzone al sassofono – versatilità a palate – quando sopraggiungono i riverberi acquosi dell’eterea “Anna Calls From The Arctic”, il cui compito è quello di tirar giù momentaneamente la serranda sul troncone principale dello show, prima di un immancabile encore colmato dall’elettricità dilagante della hit “Scratchcard Lanyard” e da una “No Decent Shoes For Rain” che spegne docilmente settantacinque minuti di catarsi con dell’altra catarsi.

Un’ipnosi di massa, ma c’eravamo venuti apposta. Chi ama i Dry Cleaning sa di cosa sto parlando: Florence Shaw e compagine ci hanno presi per mano e accompagnato in un viaggio sussurrato tra le strade e le persone, tra città reali e immaginarie, tra sentimenti fittizi e veritieri. Ed è incredibile come il sound non si snaturi, bensì si conservi perfettamente anche fluttuando all’aria aperta. E seppur mancassero tasselli importanti in scaletta – “Unsmart Lady”, “New Long Leg” e “John Wick”, tanto per citarne alcuni – questa traversata nello strampalato mondo dei londinesi si è rivelata una delle più intriganti della nostra vita.

Setlist

Leafy
Jam After School
New Job
Kwenchy Cups
Her Hippo
Hot Penny Day
Stumpwork
Driver’s Story
Strong Feelings
Gary Ashby
Don’t Press Me
Traditional Fish
Conversation
Magic Of Meghan
Anna Calls From The Arctic

Encore
Scratchcard Lanyard
No Decent Shoes For Rain

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